Le origini della Festa: Agata venerata dal 252 - QdS

Le origini della Festa: Agata venerata dal 252

Le origini della Festa: Agata venerata dal 252

sabato 02 Febbraio 2019

Già l’anno seguente al suo martirio i catanesi nutrivano una grande devozione verso la propria concittadina. In quell’anno le spoglie della Santa, trafugate nel 1040, furono riportate in patria da Costantinopoli da due soldati

CATANIA – Le origini della venerazione di sant’Agata si fanno risalire all’anno seguente il martirio, ovvero al 252. Il popolo nutrì subito una grande devozione per la vergine Agata che si era votata al martirio pur di difendere il suo onore e per non abiurare alla sua fede. I catanesi furono orgogliosi di questa giovane che si rivoltò contro il volere del proconsole romano. In questo si dovette innestare l’odio per l’oppressore straniero.
 
Per quanto attiene la festa vera e propria, è molto difficile stabilire quale fu l’anno d’inizio delle celebrazioni. Secondo alcune testimonianze, ancora prima della nascita di Agata veniva celebrata una festa pagana durante la quale un simulacro di una vergine veniva portato in processione per le vie della città.
 
Un’altra tradizione viene riportata da Apuleio ne Le metamorfosi, secondo la quale la festa della dea Iside nella città greca di Corinto avrebbe molti punti di contatto con la festa catanese. In particolare il popolo, vestito di una tunica bianca, che partecipava ai festeggiamenti viene accostato al saccu, la tunica di cotone bianco indossata in processione dai devoti, che tirano i cordoni del fercolo per trainarlo lungo il percorso.
 
Sicuramente i primi festeggiamenti a sant’Agata, anche se non programmati, avvennero spontaneamente il 17 agosto 1126 quando le spoglie della Santa catanese, trafugate nel 1040, furono riportate in patria da due soldati, Gilberto e Goselino, dalla città di Costantinopoli. Il vescovo di Catania, Maurizio, si recò al castello di Jaci per accoglierle. Sparsa la voce, nel corso della notte i cittadini si riversarono nelle strade della città per ringraziare Dio di aver fatto tornare, dopo 86 anni, le spoglie dell’amata martire Agata.
 
I festeggiamenti erano per lo più di natura liturgica e si svolgevano all’interno della cattedrale. Ciò sarebbe dimostrato in maniera indiretta da quanto avvenne il 4 febbraio 1169, quando un tremendo terremoto rase al suolo la città di Catania seppellendo sotto le macerie il popolo di fedeli che si trovava all’interno della cattedrale, in preghiera, per la celebrazione del martirio di sant’Agata. In quell’occasione, secondo alcune cronache dell’epoca, perirono oltre 80 monaci e alcune migliaia di fedeli sotto le volte del tempio crollato.
 
Soltanto nel 1376, anno di costruzione della vara (fercolo), in legno, si presume che siano iniziati i festeggiamenti con la processione per le vie della città. Dal 1209 al 1375 avvenivano processioni con il velo della santa. Il fercolo attuale, tutto in argento su di un telaio in legno, fu ricostruito nel 1946 dopo che nel corso di un intenso bombardamento da parte dell’aviazione britannica, avvenuto il 17 aprile del 1943, era stato seriamente danneggiato quello preesistente, inaugurato nel 1519.
 
Alla festa puramente religiosa si affiancò una festa più popolare, voluta dal Senato della città e anche dalla popolazione. A questo punto, per evitare problemi di ordine pubblico, venne creato un regolamento al quale dovevano attenersi gli organizzatori dei festeggiamenti. Pertanto, in abbinamento alla processione della vara per le vie cittadine, si inserirono spettacoli di natura diversa per intrattenere i fedeli che arrivavano da ogni parte della Sicilia.
 
Fino al 1692 la festa si svolgeva in un giorno solo, il 4 febbraio. Dal 1712 la festa assunse un’importanza maggiore venendo strutturata su due giornate di festeggiamenti, il 4 e 5 febbraio, forse anche per il fatto che dopo un altro tremendo terremoto, nel 1693, che rase al suolo tutta la città, Catania venne ricostruita attuando una pianta ortogonale che rese la viabilità più facile con strade più larghe e ordinate; ma soprattutto la città si era espansa, e il giro dei quartieri cittadini non poteva più essere effettuato in un solo giorno. Verosimilmente la festa dovette subire delle interruzioni negli anni successivi a due eventi drammatici che distrussero la città: nel 1669, in sèguito a una eruzione catastrofica dell’Etna che ricoprì di lava gran parte della città rendendo impraticabile oltre il 50% della viabilità cittadina e nel 1693, come già detto, per un terremoto di enorme magnitudo che sconvolse il Val di Noto distruggendo completamente la città.

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