Sant'Agata: lo "sciopero" della Salita di San Giuliano - QdS

Sant’Agata: lo “sciopero” della Salita di San Giuliano

Pietro Crisafulli

Sant’Agata: lo “sciopero” della Salita di San Giuliano

mercoledì 06 Febbraio 2019

Lo spettacolare momento in cui i devoti trascinano il fercolo della Santa sù per la ripida salita non si è verificato per la decisione del capovara, preoccupato per la sicurezza dei fedeli. Nel 2004 la morte di un devoto. Il parroco della Cattedrale, "Sant'Agata non è ostaggio di alcuno. Cari delinquenti siete soli e isolati". Il sindaco Pogliese, "Scelta dolorosa ma doverosa: sicurezza e rispetto delle regole non possono conoscere eccezioni"

L’edizione 2019 della Festa di Sant’Agata sarà ricordato come quello dello "sciopero" della Salita di San Giuliano: lo spettacolare momento in cui i devoti trascinano il fercolo della Santa sù per la ripida salita – il fianco di un vulcanetto spento – non si è verificato per la decisione del capovara, Claudio Consoli, di far rientrare subito la Santa in Cattedrale.
 
La scelta è stata dovuta a ragioni di sicurezza: troppi erano i devoti a tirare i cordoni e in molti si sono rifiutati di lasciarli.
 
Nell’edizione del 2004 della festa Roberto Calì, un giovane devoto di 22 anni, sposato e padre di due figli, morì dopo aver riportato un’emorragia epatica nella calca attorno al fercolo durante la Salita di Sangiuliano. Dieci anni dopo il Tribunale civile di Catania chiamò a risarcire alla famiglia un danno di circa un milione di euro il Comitato per i festeggiamenti agatini, l’Arciodicesi di Catania e il Ministero degli Interni.
 
Il capovara Alfio Rao era stato condannato a quattro mesi di reclusione.
 
"Quello che è avvenuto è molto grave" ha detto parlando in piazza Duomo dall’alto del fercolo, il parroco della Cattedrale monsignor Barbaro Scionti ai fedeli che mostravano la loro delusione per la decisione del capo vara.
 
"Sant’Agata – ha aggiunto Scionti – non è ostaggio di alcuno. I devoti di Sant’Agata sono per Sant’Agata. Cari delinquenti, perché di questo si tratta, siete soli e isolati. Ora fate silenzio perché dobbiamo pregare".
 
"Quella di monsignor Scionti e del capovara Claudio Consoli – ha commentato su Facebook il sindaco di Catania Salvo Pogliese – è stata una scelta dolorosa ma doverosa. La sicurezza e il rispetto delle regole non possono conoscere eccezioni. La festa di Sant’Agata è della stragrande maggioranza dei catanesi che con rispetto, fede e devozione la rendono unica al mondo".
 
"Isolando – ha poi dichiarato il primo cittadino – il maldestro tentativo di condizionare pericolosamente la festa di sant’Agata in uno dei suoi momenti clou, la città di Catania, in ogni sua componente, ha dimostrato di possedere gli anticorpi idonei per respingere ogni illusoria tentazione di influenzare negativamente la convivenza civile. I giorni in cui la Città abbraccia Sant’Agata, da secoli, sono patrimonio di tutti e nessuno può tenerli in ostaggio, affermando condotte di prevaricazione e sopraffazione".
 
"Questi scalmanati – ha aggiunto Pogliese – che monsignor Scionti ha opportunamente definito delinquenti, sappiano che non c’è posto per loro in tutte le espressioni positive della nostra città, che per rialzarsi non può tollerare comportamenti negativi al limite della violenza, come quelli attuati da taluni nella salita di via Sangiuliano".
 
"Il volto autentico di Sant’Agata e della sua Festa ma anche della Città di Catania, infatti – ha concluso il Sindaco – sono anzitutto l’impegno serio e operoso delle centinaia di volontari e operatori delle forze dell’ordine, che a nome dei catanesi ringrazio per avere operato con sacrificio e altruismo per assistere le migliaia di persone che con fede si accostano alla devozione della Martire Agata".

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