L'Ars boccia col voto segreto il "Modello Portogallo" - QdS

L’Ars boccia col voto segreto il “Modello Portogallo”

Raffaella Pessina

L’Ars boccia col voto segreto il “Modello Portogallo”

mercoledì 13 Febbraio 2019

Soppressa dalla finanziaria regionale la norma “attira pensionati” . No anche a debito di 554 milioni in tre anni: Aula in tilt rinviata a domani pomeriggio. L'ira di Sicindustria: "Guerra giocata sulla pelle dei siciliani"

PALERMO – Giornata difficile per il Parlamento siciliano impegnato nella approvazione della legge di Stabilità regionale. I parlamentari si sono trovati ad affrontare una decina di articoli che erano stati in un primo tempo accantonati proprio perché non condivisi dalla maggioranza del Parlamento.
 
Nella mattinata si era anche ventilato che, per arrivare alla approvazione del documento, il Governo Musumeci avrebbe dovuto decidere di tenere i soldi che la Regione deve versare allo Stato. Una mossa peraltro rischiosa, in un momento delicato in cui la Sicilia ha intavolato una trattativa con lo Stato centrale, per cercare di spalmare su trent’anni l’intero debito regionale. L’iniziativa della Regione, di tenersi i soldi, potrebbe infatti essere impugnata. La legge di Stabilità regionale è approdata in Aula lunedì scorso, ma da subito si è capito quanto sarebbe stato difficile portare avanti l’esame del documento, peraltro ridotto al minimo indispensabile.
 
L’esame degli articoli doveva riprendere nella mattinata, ma l’Aula è stata rinviata prima di un’ora (dalle 11 alle 12) e poi dalle 12 alle 15. Nel pomeriggio subito dopo l’apertura, il presidente dell’Ars Miccichè ha rinviato di altri 5 minuti con i banchi del governo ancora vuoti. Verso le 15.30 il dibattito è entrato nel vivo con l’intervento dell’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, sul cosiddetto “Modello Portogallo”, provvedimento che è stato fatto saltare grazie ad un emendamento soppressivo approvato con il voto segreto e che ha dimostrato la debolezza in Aula della maggioranza.
 
Di occasione sprecata ha parlato il capogruppo di Diventerà Bellissima, Alessandro Aricò, “Un nostro emendamento –ha detto – aveva pure esteso la portata originaria della norma, prevedendo che a decorrere dall’anno di imposta 2020 le persone giuridiche che avessero trasferito la propria sede sociale dall’estero in Sicilia sarebbero state esonerate dal pagamento dell’aliquota ordinaria Irap per i primi dieci periodi di imposta”. Di opinione diversa Claudio Fava, promotore dell’emendamento che ha affossato la norma. “Abbiamo bocciato la norma manifesto del governo Musumeci – ha detto Fava – che proponeva sgravi fiscali per qualche decina di pensionati stranieri… e chi se ne frega dei 90 mila giovani siciliani costretti ogni anno a lasciare l’isola”.
 
Approvato invece l’articolo 3 che sblocca i fondi all’Irfis. Un altro stop si è verificato al momento di esaminare l’articolo 7 che avrebbe permesso al governo di utilizzare 53 milioni di euro nel triennio 2019/2021 per il fondo rischi così come richiesto dalla Corte dei Conti. La norma prevedeva di rientrare dal disavanzo pubblico regionale in trent’anni. L’Ars ha votato contro l’emendamento del governo alla finanziaria presentato dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao. Ora i conti sono a rischio. Respinta anche la possibilità di accumulare 53 milioni l’anno per tre anni nel fondo di dubbia esigibilità per coprire i disavanzi. “Sono avvilito”, ha detto il presidente dell’Ars, “così siamo in un clima di ostilità deleterio, una sorta di ‘ammazziamoci tutti”. Armao ha parlato di “vigliaccheria” delle opposizioni a proposito del voto segreto sugli emendamenti dell’articolo 7, che alla fine è stato bocciato nella sua interezza. Alcuni grillini, a margine della seduta hanno detto che: “È saltato il bancomat”.
 
Il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, ha detto che il Governo deve chiedere una proroga dell’esercizio provvisorio. “Non possono chiederci di approvare il bilancio senza questi 53 milioni di euro per il fondo rischi che la Corte dei Conti ha chiesto più volte di garantire”. Ma Armao è contrario: “Io un altro esercizio provvisorio non lo firmo”. Ars in tilt, dunque. Governo e maggioranza cercheranno una exit strategy dopo la bocciatura in aula della norma della legge di stabilità che prevedeva di spalmare in tre anni il disavanzo da 544 milioni di euro, con conseguenti tagli al bilancio. Una soluzione non facile, tant’è che l’aula è stata rinviata a domani alle 18.
 
Si registra intanto il durissimo commento di Sicindustria: “Quando pensi di avere toccato il fondo, poi scopri che si può ancora scendere. Lo spettacolo di questi giorni proposto da Governo e Parlamento regionale, che continuano a farsi la guerra sulla pelle dei siciliani, è davvero sconfortante soprattutto se si pensa che ciò avviene nell’anonimato grazie al voto segreto che mortifica il rapporto di trasparenza che deve esserci tra elettori ed eletti. La Regione sta mostrando tutta l’incapacità nel proporre una qualsiasi idea di sviluppo: in oltre 50 articoli non si trova un progetto di crescita, si prevedono tagli e poi nulla per invertire una rotta che sembra tragicamente segnata. Il rischio è, come al solito, quello che la montagna partorisca un topolino”.

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