Turismo e ortofrutta, e la Sicilia volerebbe - QdS

Turismo e ortofrutta, e la Sicilia volerebbe

Carlo Alberto Tregua

Turismo e ortofrutta, e la Sicilia volerebbe

giovedì 14 Febbraio 2019

Manca la capacità di fare sistema

Alla Bit di Milano c’era anche la Regione siciliana che ha tentato di “vendersi” per acquisire commesse da operatori del settore. Non sappiamo se ci sia riuscita. Sappiamo, però, che non basta una iniziativa per fare fatturato turistico. E allora che serve? L’organizzazione, la capacità di fare sistema, ovvero creare una cabina di regia, all’interno dell’Isola da parte di tutti gli operatori della ricettività, dei trasporti, della cultura, dei siti archeologici, delle guide turistiche e di tanti altri che solo insieme possono ottenere un risultato apprezzabile.
Come si misura tale risultato? Con il numero dei pernottamenti. L’obiezione immediata è che vi è molta evasione perché airbnb, b&b ed altre strutture private, per le quali non vi è il necessario controllo da parte delle Autorità, ospitano centinaia di migliaia di turisti che non vengono contabilizzati. Questo fatto non vale solo per il turismo, ma per qualunque altra attività pubblica sulla quale non vi sono controlli efficaci ma solo formali e cartolari.
 
La nostra Isola ha anche un altro punto debole e cioè la mancanza di infrastrutture adeguate che la attraversino da nord a sud , da est ad ovest come strade e autostrade degne di questo nome, linee e stazioni ferroviarie attrezzate, porti che sfruttino le sinergie e i due poli aeroportuali con una maggiore crescita di quella attuale, per altro soddisfacente.
Di turismo vivono molti Paesi africani rivieraschi del Mediterraneo come Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco, Paesi europei come Francia e Spagna e tutta la parte centro-nord dell’Italia, nonché quei Paesi dell’Est del Mediterraneo come Grecia, Turchia ed ex-Jugoslavia.
Dalla descrizione che precede si capisce come lo Stivale sia centrale nel Mediterraneo e la Sicilia il centro del centro. Peccato non sfruttare queste importanti caratteristiche. Come mai? Ribadiamo che mancano organizzazione e competenza. Non solo a livello dirigenziale ma anche in tutti gli altri operatori del settore.
La formazione regionale non sopperisce a queste carenze perché gli stessi formatori dovrebbero essere formati. Neanche università e scuola sopperiscono a queste carenze: sembra il gioco dell’oca.
 
L’altro asse su cui dovrebbe puntare la Sicilia è l’ortofrutta. Sembra incredibile ma è vero: nella nostra Isola arrivano centinaia di migliaia di tonnellate di ortofrutta che invece dovrebbero essere autoprodotte mediante una forte innovazione e un forte impulso dell’agricoltura. Quell’agricoltura innovativa che sta funzionando nel settore vitivinicolo e in qualche altra macchia di leopardo, ma che non è estesa in tutta l’Isola.
Dei venticinquemila chilometri di superficie circa cinquemila sono destinati a boschi. Una parte è costituita dalla fascia costiera che, ripetiamo, dovrebbe essere considerata come un unico territorio turistico, e oltre diecimila chilometri quadrati utilizzabili dall’agricoltura.
Per fare buoni prodotti agricoli, anche in questo caso, sono necessarie competenze, innovazioni e tutti quei procedimenti che consentano di ottenere buoni prodotti a prezzi competitivi. Ma, salvo alcune aree che si trovano in queste condizioni, per il resto c’è buio fitto.
 
Il settore agricolo sarebbe trainante per il Pil siciliano. Gli imprenditori del settore fanno il possibile per cercare di far diventare competitive le loro imprese, ma sono vessate da balzelli insopportabili e soprattutto da una burocrazia menefreghista che viaggia in un’altra dimensione rispetto alle necessità del settore. Tanto che importa ai burocrati del buon andamento delle imprese agricole? Il loro stipendio (e non solo quello) arriva puntualmente ogni fine mese nel loro conto bancario.
In questo quadro, vi è una precisa responsabilità politica ed effettiva dell’assessore al ramo il quale, lavorando dodici ore al giorno, dovrebbe mettere insieme tutti gli elementi propositivi e promozionali, in una collaborazione fitta e continua con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, in modo da fare decollare l’agricoltura innovativa in tutta l’Isola ed avviare quel processo di autosufficienza che può verificarsi solo a condizione che tutto funzioni come un metronomo.
Sogniamo ad occhi aperti? Ebbene sì. Però, qualche volta i sogni si avverano.

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