Formazione: anno nuovo, insegnanti vecchi - QdS

Formazione: anno nuovo, insegnanti vecchi

Michele Giuliano

Formazione: anno nuovo, insegnanti vecchi

venerdì 15 Febbraio 2019

Sono 8.205 gli iscritti all’Albo dei formatori della Regione, tutti insieme costerebbero 316 milioni circa. Attualmente lavorano in 3.000 ma per nessuno di loro c’è stato l’aggiornamento richiesto dal mercato. L’assessore Lagalla: “5.000 gli effettivi, Quota 100 e Fondo di garanzia per sfoltire il loro numero”

L’esercito che non si sfianca mai. Incrollabili, impassibili, sempre presenti. È la schiera dei dipendenti degli enti di formazione e degli oramai defunti Sportelli multifunzionali. Nonostante le rivoluzioni che hanno investito entrambi i fronti, e il blocco del settore per lungo tempo ancora nulla è cambiato sotto il sole. Dall’ultima ricognizione fatta dalla Regione, nell’albo dei formatori e dei servizi formativi, risultano esserne iscritti 8.205 dipendenti. Tutto contenuto nel decreto 7445 dell’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, uno degli ultimi firmati prima di andare in pensione dal dirigente generale del Dipartimento dell’Istruzione e formazione professionale Gianni Silvia. Si tratta dell’elenco del personale che potenzialmente avrebbe le carte in regola per lavorare collocato nelle diverse categorie individuate (Servizi Formativi S.M.I., IeFP e Interventi Formativi) e inserito a seguito del blocco delle assunzioni stabilito il 31 dicembre del 2008. Ciò significa che facendo una media di 35 mila euro tra stipendi e vari oneri a testa, ogni anno questi lavoratori costerebbero alle casse regionali ben 316 milioni di euro. Un macigno insopportabile.
 
Parliamo al condizionale perchè gli Sportelli multifunzionali addirittura dal 2013 hanno cessato in Sicilia di fare attività, gli enti di formazione invece sono rimasti fermi per ben 3 anni e solo una parte di loro (all’incirca il 30 per cento dei superstiti al netto di chi nel frattempo è fallito o è stato travolto da inchieste giudiziarie, nda) ha ripreso in queste settimane a rimettersi in moto.
 
Un carico impossibile e insostenibile, specie di questi tempi, dopo che per oltre un decennio si è speso l’impossibile dalle parti di Palazzo d’Orleans. Il principale problema è quello che la formazione siciliana finisce con l’essere prigioniera delle nefandezze del passato. Infatti si continua a insistere sull’Albo dei formatori e sul fatto che gli enti per realizzare i corsi debbano anzitutto fare riferimento a questo elenco di circa 8 mila persone che sono poi i dipendenti storici. Poi però nell’Avviso 2, quello che ha fatto ripartire i corsi tradizionali, è scritto con chiarezza che il personale docente “deve possedere competenze professionali coerenti con le materie oggetto di formazione”.
 
 
Se nel passato la formazione professionale siciliana ha fatto flop, come è possibile che si possa pensare di fondare sulle stesse persone il futuro delle attività dei corsi? Alla fine l’ente di formazione resta ostaggio del suo stesso personale che deve continuare a mantenere, come tra l’altro impone il governo regionale nel subordinare il suo finanziamento, e di conseguenza può creare solo corsi che siano coerenti con la docenza che già ha.
 
Come già ampiamente dimostrato con i numeri, la formazione così come impostata nei decenni scorsi non ha fatto altro che produrre il nulla più assoluto nell’Isola sfornando sempre gli stessi corsi, quelli per parrucchieri ed estetisti in primis. E non è un caso che proprio questo tipo di corsi siano ancora una volta quelli più proposti, proprio perchè il corpo docente degli enti ha queste professionalità.
 
Restare quindi ostaggio di un Albo non appare la scelta più azzeccata se davvero, come ha più volte proclamato questo governo regionale, si vuol cambiare l’efficacia delle attività formative e creare veri profili necessari al mondo del lavoro. Per questi docenti nessuna formazione per riqualificarsi: solo una riforma del settore potrebbe cambiare ciò che si è consolidato (erroneamente) nei decenni. Ricordiamo che dal 2004 al 2015 sono stati spesi 2,6 miliardi di euro per circa 18 mila ore finanziate di corsi di formazione, sulla base del “rendiconto” fatto dal dipartimento regionale della Formazione. è sui risultati prodotti, che chiaramente si ripercuotono nella realtà di oggi, che si realizza davvero il danno.
 
La scadente qualità dei corsi, ed il mancato controllo della Regione, hanno portato ad effetti disastrosi: nell’ultima annata di corsi (2015) non si è formato un solo operatore dell’abbigliamento o dell’edilizia, così come nessun tecnico termoidraulico.
 
 
Albo pieno di errori e poco utile per una ricerca mirata del personale
 
PALERMO – Ad emergere, al di là di questi numeri, soprattutto tanti dubbi sull’effettiva validità e trasparenza di questo albo. Tra le più macroscopiche incongruenze rilevate si individua l’età di alcuni degli iscritti, nati tra il 1997 e il 1991, che difficilmente nel 2008 (termine di chiusura delle assunzioni per gli enti imposto dalla Regione, ndr) potevano essere assunti.
 
Nello specifico, troviamo 15 iscritti del 1991, due del 1992, uno del 1993, tre del 1994, altri due del 1995, ancora tre del 1996 e del 1997.
 
Potrebbe trattarsi di mero errore di battitura, ma ciò non toglie che queste presenze lascino parecchio da pensare a chi nel mondo della formazione professionale lavora da anni, e si ritrova in una condizione di precariato, ormai da mesi e mesi, e non riesce a trovare nelle istituzioni la necessaria trasparenza e chiarezza, ma solo confusione e un continuo rimandare senza trovare soluzioni concrete e reali ai problemi di un comparto ormai al collasso.
 
Ancora, e più importante, l’elenco manca completamente di riferimenti alla data di assunzione e ai titoli posseduti, trasformandosi in questo modo in un mero elenco alfabetico. Un esempio su tutti, la possibilità per personale finora occupato nel settore amministrativo che, in possesso di una laurea e di esperienza lavorativa al di fuori della formazione professionale, potrebbe utilmente lavorare come docente, evitando quindi agli enti di dover cercare certe professionalità al di fuori dell’Albo.
 
Il problema in realtà era già stato rilevato dalla politica e dai sindacati nell’ultima versione pubblicata precedentemente all’attuale. Da più parti fu chiesto un annullamento in autotutela, nel frattempo sono uscite parecchie versioni ma in tanti giurano che la loro posizione errata è rimasta tale nonostante le numerose revisioni.
 

 
L’assessore Roberto Lagalla studia per alleggerire l’Albo
 
Il governo regionale è sicuro: il settore della formazione, ex sportellisti compresi, può alleggerirsi. I numeri ancora non sembrano però certissimi. Dall’ultimo vertice che si è tenuto a Roma al ministero del Lavoro si è discusso più che altro di ipotesi. Si parla di circa 5 mila lavoratori effettivi che risultano ancora disoccupati, e non 8.205 come figura dall’Albo. Una scrematura che si calcolerebbe sul fatto che in un recente interpello fatto ai lavoratori stessi per rinnovare la propria iscrizione, in 3 mila all’incirca non avrebbero neanche risposto.
 
Quindi ne resterebbero comunque 5.000 da piazzare assessore. La soluzione resta il prepensionamento?
“Ci si sta confrontando su questo aspetto. Dai nostri calcoli all’incirca 3 mila persone sono rientrate al lavoro con la ripartenza dei corsi tradizionali. Per cui di effettivi pensiamo che ci siano 2.000-2.500 lavoratori ancora nel circuito della formazione interessati a rientrare. Chi non raggiungerà quota 100 potrà sfruttare altri percorsi tra cui il fondo di garanzia regionale”.
 
Si parla di circa 30 milioni di euro in questo fondo di garanzia. Basteranno anche per gli ex sportellisti?
“Anche qui è tutto in itinere. Il confronto con il ministero proseguirà nelle prossime settimane. C’è in atto la disponibilità ad avviare un percorso condiviso. Si deve tenere conto di un assorbimento sostenibile di questi lavoratori e si deve pensare anche a una loro riqualificazione”.
 
Se si dovessero incastrare queste ipotesi poi ci sarà continuità per il mondo della formazione?
“Andando oltre le polemiche del passato relative ai vari Avvisi, ritengo che si potrà garantire l’operatività della formazione professionale, assicurando la continuità dei percorsi, fornendo risposte adeguate e coerenti all’utenza, ai lavoratori e al mondo della formazione”.

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