Suolo siciliano "divorato" più lentamente - QdS

Suolo siciliano “divorato” più lentamente

Rosario Battiato

Suolo siciliano “divorato” più lentamente

mercoledì 20 Febbraio 2019

Arpa: tra 2015 e 2017 il consumo del territorio è cresciuto dello 0,15%, sotto la media italiana (+0,23%). La provincia con il maggiore incremento è Ragusa, dove però si considerano le numerose serre

PALERMO – Il consumo di suolo siciliano continua a crescere, anche se meno della media nazionale. Lo dicono i dati pubblicati dall’Arpa e relativi al periodo 2015-2017 che vedono il segno positivo dell’Isola (+0,15%) inferiore a quello nazionale (+0,23%). Il consumo di suolo in Sicilia, nel 2017, in percentuale sulla superficie territoriale, si attesta al 7.20%.
 
Andando nel dettaglio della definizione, si tratta di una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale (suolo consumato) che, visti i tempi molto lunghi di formazione del suolo, può ritenersi un processo pressoché irreversibile. L’impermeabilizzazione agevola il rischio naturale in termini di inondazioni, l’aumento della cinetica dei cambiamenti climatici, la diminuzione della biodiversità e provoca la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali.
 
Il dettaglio provinciale registra l’incremento minore a Caltanissetta (0.05%) ed Enna (0.06%), mentre, al contrario, la provincia con il maggiore incremento di consumo di suolo è Ragusa con il 0.33%, un dato che supera la media siciliana e che si spinge oltre anche quella nazionale. I tecnici dell’Arpa spiegano che il dato computa le “superfici delle numerose serre presenti nel territorio ragusano come ‘consumo di suolo permanente’”. In ettari, il consumo di suolo della provincia etnea Catania è al primo posto regionale, pari a 29.652, seguita da Palermo, con 29.277, e quindi da Ragusa, che si spinge fino a 24.854. A livello comunale, in termini assoluti, il primo posto spetta al capoluogo isolano (63 chilometri quadrati), seguito da Vittoria (53 chilometri quadrati) e quindi da Catania (51 chilometri quadrati)
 
Resta più critica la situazione registrata lungo il litorale dove la quasi totalità dei “comuni della fascia costiera delle province di Ragusa e Catania – si legge nella sintesi dell’Agenzia – e buona parte di quelli ricadenti, sempre nella fascia costiera, delle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Siracusa e Messina mostrano valori di percentuale di consumo di suolo sul totale della superficie comunale territoriale maggiori del 9% con punte anche superiori al 30%”. Decisamente più contenuti sono invece i valori di consumo di suolo che riguardano le aree collinari e di montagna dell’entroterra siciliano.
 
Da rilevare tuttavia che il consumo di suolo pro capite a “livello comunale (mq/ab.) presenta invece una distribuzione più omogenea dei valori di suolo consumato pro capite tra i comuni delle aree interne e quelli rivieraschi” e quindi il “maggior consumo nelle aree rivierasche è correlato alla presenza di un maggiore numero di abitanti”.
 
Il consumo di suolo non si distribuisce in modo omogeneo tra le varie classi di copertura del suolo. In questo senso, i cambiamenti nel periodo 2012-17 sono avvenuti principalmente all’interno delle superfici agricole. Una tendenza che si conferma anche per i “territori di Acireale e Siracusa e in minor misura Catania e Palermo, dove si registra un maggiore consumo di suolo nelle superfici naturali e seminaturali”. Nel territorio peloritano la progressiva crescita del fenomeno si registra, oltre che nelle superfici naturali e seminaturali e in minor misura nelle superfici agricole, anche “nelle aree estrattive e discariche”.

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