Cna: tra il 2010 e il 2016 denunce di estorsione aumentate del 20%, ma il fenomeno potrebbe essere sottodimensionato. I crimini contro l’economia rappresentano il 7,5% del totale.
PALERMO – Negli ultimi dieci anni sono diminuiti i reati contro la persona e contro il patrimonio, ma in compenso sono aumentati quelli contro l’economia commessi dalla criminalità organizzata. Certamente tutto a danno delle imprese.
Secondo l’elaborazione effettuata dalla Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) sui dati Istat, i crimini commessi sono stati complessivamente 2,4 milioni, si intendono quelli denunciati. Di questi, circa la metà erano reati contro il patrimonio (53,7%), il 10,4% atti vandalici/danneggiamenti e, a seguire i crimini contro l’economia (7,5%) e i crimini contro la persona (6,8%).
Da un lato, infatti, sono diminuiti i reati “tradizionali” (contro la persona e il patrimonio e gli atti vandalici); dall’altro sono aumentati i reati più sofisticati a danno dell’ambiente economico e propri della criminalità organizzata (riciclaggio, usura e traffico di stupefacenti).
A dispetto del forte allarme sociale sottolineato negli anni recenti dai media, i crimini contro la persona sono, insieme agli atti vandalici/danneggiamenti, la tipologia di crimine che ha sperimentato la maggiore diminuzione (-31%). In questa categoria risultano diminuite anche le violenze sessuali (-5,3%) il cui numero resta però allarmante. Basti dire che nel 2017 se ne sono contate 4.634, quasi 13 ogni giorno.
Tra i crimini in aumento, l’incremento maggiore è stato registrato da quelli contro l’economia (+57,5%). In questa categoria, non associabile a condotte violente, rientrano reati che recano danno soprattutto alle imprese poiché la loro diffusione pregiudica fortemente la propensione all’imprenditorialità e all’investimento. Tra questi figurano infatti le truffe e le frodi informatiche, la contraffazione di marchi e dei prodotti intellettuali e la violazione della proprietà intellettuale.
Si consideri che nei distretti delle Corti d’Appello di Messina e di Catania si osserva un’incidenza del reato di truffa sui centomila abitanti superiore alla media nazionale: infatti, si evidenziano rispettivamente 151,1, 134,6 e 120,6 reati ogni centomila abitanti. Mentre nei distretti delle Corti d’Appello di Palermo e Caltanissetta se ne osservano rispettivamente 110,4 e 86,4 su centomila abitanti.
I reati propri delle organizzazioni criminali sono aumentati invece del 18,7%. Tra questi si segnala in particolar modo l’incremento del riciclaggio (+50,7%). Tra il 2010 e il 2016 i reati di estorsione in Sicilia sono aumentati del 20,5%. Ma ad allarmare di più è il fatto che troppo spesso questi dati non corrispondono alla reale portata del fenomeno e risultano sottodimensionati, a causa della persistente reticenza a sporgere denuncia.
Al contrario, appare parecchio sostenuta la percentuale di imprenditori che avvertono una situazione di pericolo: infatti, secondo il report della Cna, più di un imprenditore siciliano su quattro reputa la zona in cui opera molto o abbastanza rischiosa (26,1%). Altrettanto elevata è la preoccupazione di subire un furto in abitazione o di camminare in strada da soli.