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Messina – Ospedale San Vincenzo di Taormina: un’eccellenza con un futuro ancora troppo incerto

Massimo Mobilia

Messina – Ospedale San Vincenzo di Taormina: un’eccellenza con un futuro ancora troppo incerto

mercoledì 27 Febbraio 2019

Utenza in crescita e reparti di grande prestigio, ma si teme ancora per un ridimensionamento. La riorganizzazione della rete ospedaliera regionale ha eliminato sette posti letto

TAORMINA (ME) – Mentre l’Amministrazione comunale attende ancora un confronto in città con il presidente della Regione, Nello Musumeci, e con l’assessore alla Salute, Ruggero Razza – dopo l’invito rivolto nei mesi scorsi dal Consiglio comunale, per discutere dell’ospedale San Vincenzo – a Palermo è stata approvata definitivamente la nuova rete ospedaliera, in cui il nosocomio taorminese perde sette posti letto, passando da 186 a 179.
 
Non un grande risultato dunque, nonostante il plesso di contrada Sirina sia stato confermato Dea (Dipartimento emergenza accettazione) di primo livello – unico tra Messina e Catania – ovvero un presidio multidisciplinare con medici specialisti e un Pronto soccorso, utile per l’osservazione breve e la degenza, e che abbia almeno la rianimazione, la medicina e chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, la cardiologia con la relativa unità di terapia intensiva, laboratori di analisi, diagnostica per immagini e un centro trasfusionale.
 
In attesa di sapere nel dettaglio quale reparto verrà colpito dal taglio dei posti letto, il San Vincenzo continuerà comunque a servire un’utenza di almeno centomila abitanti, abbracciando non solo tutta la Valle dell’Alcantara e la fascia ionica messinese, ma arrivando anche alla provincia di Reggio Calabria e quella di Catania, soprattutto dopo il ridimensionamento dell’ospedale di Giarre che ha spinto anche i paesi etnei a servirsi di Taormina.
 
Un’utenza in costante crescita e appesantita anche dalla vocazione turistica del territorio, con servizi sanitari che devono essere inevitabilmente garantiti ai numerosi visitatori della Perla, soprattutto nei mesi di alta stagione. Numeri che trovano conferma nei dati su ricoveri e urgenze del Pronto soccorso, che nel 2018 ha fatto registrare il record di circa 30 mila accessi. Elementi che il Consiglio comunale di Taormina aveva esortato a non disconoscere, ritenendo i paventati tagli “incomprensibili senza programmare prima un confronto di approfondimento in Aula”.
 
Il presidio ospedaliero della Perla ha sinora rappresentato, inoltre, un centro di eccellenza sanitaria soprattutto per alcuni reparti come la Cardiochirurgia e l’Emodinamica. Eccellenze che sono state apprezzate anche dalla politica internazionale in occasione del G7 del 2017, con l’encomio ufficiale della Casa Bianca che in una missiva aveva considerato il San Vincenzo un “vero ospedale all’avanguardia”, piuttosto che un presidio di periferia.
 
La Cardiochirurgia pediatrica, per esempio – in convenzione con il Bambino Gesù di Roma dal 2010 – rappresenta un altro capitolo sul quale la volontà politica ha inciso negli ultimi anni tra rischio chiusura e battaglie per prolungarne l’attività. Va dato atto alla Regione di essere riuscita nei mesi scorsi a protrarre, fino a luglio del 2020, questa esperienza che stava per concludersi la scorsa estate, sulla base di un rinnovo con a capo l’Asp di Messina da circa 1,2 milioni di euro l’anno, di cui un terzo a quota variabile sulle prestazioni. La rete ospedaliera regionale, però, prevedeva e continua a prevedere un unico centro insulare al Di Cristina di Palermo presso l’ospedale Civico, dove comunque il reparto non è ancora pienamente operativo. Una condizione di precarietà e incertezza non ancora risolta, che è sul tavolo del Ministero della Salute, perché la soluzione definitiva sarebbe quella di mantenere i due centri, uno per la Sicilia orientale e uno per la parte occidentale.
 
Allo stesso tempo va formulata una convenzione con la Regione Calabria – con la quale esiste già una bozza di accordo – per stabilizzare il Centro di Taormina anche come polo interregionale, garantendone la continuità assistenziale anche oltre la prossima scadenza di luglio 2020. Si tratta di salvare un Centro che nel 2016 è stato classificato primo Dipartimento sanitario dell’Europa meridionale nel settore.
 
Si attendono risposte dal Governo nazionale.

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