Gaetano Armao: "Un sostegno per gli Enti locali anche sul fronte progettazione" - QdS

Gaetano Armao: “Un sostegno per gli Enti locali anche sul fronte progettazione”

Raffaella Pessina

Gaetano Armao: “Un sostegno per gli Enti locali anche sul fronte progettazione”

sabato 02 Marzo 2019

Forum con Gaetano Armao, assessore regionale all’Economia

Partiamo dal Bilancio della Regione: qual è lo stato di salute dei conti siciliani?
“Questo ‘sacro furore’ che ci ha spinto verso il diniego dell’esercizio provvisorio ha avuto motivazioni ben precise. Il partito dell’esercizio provvisorio era trasversale e andava ben oltre il confronto tra maggioranza e opposizione, aveva propaggini nella maggioranza molto consistenti. Quando qualcuno ha pensato di far saltare tutto con il voto negativo sull’ormai famoso articolo 7, noi avevamo già adottato le nostre precauzioni e quindi il blitz è risultato un boomerang. Ma chi pensava di far saltare l’articolo 7 lo ha fatto con il chiaro intendimento di far saltare la legge di Bilancio e quindi costringerci all’esercizio provvisorio”.
 
 
Sulla Finanziaria 2019 pesa un disavanzo da 2,1 miliardi, dunque i margini di manovra erano ridottissimi. Nonostante ciò, in quale misura è stato possibile destinare risorse per gli investimenti?
“Abbiamo mobilitato complessivamente 15 miliardi di spesa corrente. Questo, nonostante una situazione a dir poco difficile. In tal senso, mi preme sottolineare un dato in particolare: le ex Provincie regionali sono ormai al collasso. Qualcuna è già fallita, mentre altre sono praticamente sull’orlo del default. In occasione dell’incontro che il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha voluto fare con i sindacati e gli esponenti delle Province, abbiamo anticipato che con la pubblicazione del Bilancio avremo erogato immediatamente 112 milioni di euro. Lo stesso vale per i Comuni, che sanno che possono programmare una spesa immediata, senza il freno a mano tirato. Inoltre, quest’anno abbiamo istituito il Fondo di rotazione per la progettualità presso la Cassa depositi e prestiti. Tutte le stazioni appaltanti e i progetti di interesse regionale saranno autorizzati ad accedervi. Di conseguenza, da un lato vi sarà il fondo di rotazione già esistente in Regione per circa 10 milioni di euro, dall’altro il fondo di Cassa depositi e prestiti. Saremo in grado di fornire ai Comuni anche la progettazione, soprattutto per quei piccoli Enti che non hanno la possibilità di preparare una gara per assegnare la redazione di un progetto. Nell’accordo con lo Stato che abbiamo concluso a dicembre e che ha portato a maggiori entrate e minori spese, con un vantaggio di circa due miliardi di euro, tra i vari benefici c’è il contributo al risanamento della finanza pubblica che si stabilizza a un miliardo all’anno, mentre prima il contributo era di un miliardo e 304 milioni di euro. Oltre a questo vantaggio, vi è quello alle Province per 540 milioni di euro, che vengono riconosciuti dal 2019 al 2025 e verranno destinati per in vestimenti su scuole e strade”.
 
L’Autonomia differenziata comincia a fare paura al Sud e senza perequazione fiscale e infrastrutturale gli effetti saranno nefasti per la Sicilia…
“Una spinta in avanti del regionalismo italiano non può che giovare alle Regioni speciali. L’attuale configurazione dell’ordinamento giuridico fa sì che tutto quello che le Regioni a statuto ordinario ottengono in termini di autonomia, ai sensi dell’articolo 10 della Legge costituzionale 3 del 2001, il cosiddetto titolo quinto, deve essere data anche alle Regioni a statuto speciale. Parimenti, si deve tenere conto delle due gambe del federalismo: la perequazione fiscale e infrastrutturale. In realtà, prima la legislazione sulla austerità di Monti ha bloccato il federalismo in Italia, poi è arrivata la spinta centralista di Renzi che puntava al trasferimento di competenze regionali allo Stato, in direzione contraria al federalismo, argomento di cui si ricomincia a parlare soltanto oggi. La Conferenza delle Regioni deve avviare un confronto interno sul tema e giungere a una posizione comune per il confronto con Roma. Resta fermo che chiediamo l’attuazione piena dello Statuto e adeguati sistemi di perequazione infrastrutturale e fiscale”.
 
 
Quale posizione intendete assumere con Roma, con cui tra l’altro è già stato avviato un dibattito sulla rinegoziazione degli accordi con lo Stato e sull’applicazione degli artt. 36 e 37 dello Statuto?
"È una battaglia che dobbiamo condurre da qua a settembre, perché entro quest’anno dovrebbero uscire i regolamenti che poi determineranno il regime della programmazione 2021/2027. Questo al netto del negoziato che abbiamo con lo Stato. Quest’ultimo si articola per diversi profili: la cosiddetta autonomia finanziaria, che è quella regolata dall’attuazione delle norme in materia fiscale e che risalgono al 1965, con un sistema totalmente obsoleto. Mentre invece le fiscalità devono essere declinate quantomeno con l’ordinamento attuale. Revisione complessiva quindi della fiscalità che consenta di attuare gli articoli 36 e soprattutto il 37 dello Statuto, che incide su quello che oggi è la base della querelle del regionalismo differenziato, cioè il cosiddetto residuo fiscale. La Corte Costituzionale ha detto chiaramente che il residuo fiscale non è un dato giuridico nazionale, ma è un dato di tipo economico, tra l’altro nasce negli Stati Uniti per esaminare le diverse capacità fiscali degli Stati americani, perché anche lì c’è un problema di residuo fiscale. E c’è l’esigenza da un lato di riconoscere ai territori che producono di più un ritorno coerente con la loro capacità fiscale, dall’altro però mantenere in primo luogo le spese confederali, che sono per esempio quelle per difesa e giustizia. Il tutto introducendo un meccanismo di perequazione fiscale e infrastrutturale. Abbiamo un tema di continuità territoriale che per lungo tempo è stato abbandonato concentrandolo esclusivamente sulle isole minori e che invece è centrale per dare alla Sicilia un’effettiva capacità di proiettarsi nel mercato del turismo”.
 
La vostra posizione nei confronti dell’Unione Europea cosa prevede?
“Siamo un governo che avrà la responsabilità di chiudere la programmazione 2014/2020 e varare quella 2021/2027, che è già all’esame del Parlamento europeo. In Conferenza delle Regioni abbiamo preso la posizione comune sulla nuova programmazione e abbiamo approvato i riferimenti all’insularità per la Regione siciliana. L’ordinamento europeo distingue tra le regioni ex obiettivo 1, ora obiettivo convergenza, noi siamo in questo segmento, e quelle ad regime speciale, le cosiddette regioni ultraperiferiche. La Guinea francese, per esempio, appartiene a questa categoria. Noi abbiamo fatto un accordo con la Regione Corsica, Sardegna e isole Baleari per avanzare la proposta di definirle regioni insulari mediterranee. Il tema della perifericità insulare è importante perché, tra essere in continente seppure nell’obiettivo convergenza, ed essere un’isola periferica, c’è una grande differenza. C’è il mare di mezzo. L’idea è quella di recepire per le regioni periferiche, che siano quindi in un situazione intermedia tra il continente europeo e l’ultraperiferico, un regime agevolato che preveda la fiscalità di sviluppo, con possibilità di regimi fiscali agevolati per albergatori, imprenditori e operatori commerciali, senza intingere nella normativa sugli aiuti. È necessario puntare sulla continuità territoriale e sulla fiscalità di sviluppo, misure che intendiamo connettere al regime della perifericità intermedia”.

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