Mafia: 25 arresti a Trapani, anche politici - QdS

Mafia: 25 arresti a Trapani, anche politici

Pietro Crisafulli

Mafia: 25 arresti a Trapani, anche politici

martedì 05 Marzo 2019

Sono l'ex deputato regionale Ruggirello e l'ex assessore comunale trapanese Ivana Inferrera. Sequestrati beni per dieci milioni di euro compreso il Grand Hotel Florio di Favignana, dove è stata individuata una "cellula" di Cosa Nostra

 
Nei rapporti con la politica la mafia non fa "scelte ideologiche", ma gioca su tutti i fronti.
 
Lo ha detto il procuratore Francesco Lo Voi nella conferenza stampa sull’operazione antimafia denominata "Scrigno" che ha all’emissione, nel Trapanese, di venticinque provvedimenti cautelari che hanno colpito anche due esponenti politici.
 
 
Si tratta dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello (passato dal Mpa alla lista di centrodestra guidata da Nello Musumeci, da Articolo 4 al Pd), accusato di associazione mafiosa, e dell’ex assessore comunale di Trapani Ivana Inferrera (che nel 2017 fu candidata alle Regionali con l’Udc), indagata per voto di scambio politico-mafioso.
 
Secondo gli inquirenti, i due politici si "offrivano" ai mafiosi, proponendosi come "punti di riferimento" per i clan e arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione della campagna elettorale.
 
Chi sono Ruggirello
e la Inferrera
 
Ruggirello, 52 anni, trapanese, eletto all’Ars due volte, è stato deputato questore. Si è candidato alle ultime elezioni politiche ma non ce l’ha fatta. La Inferrera, 55 anni e una laurea in Conservazione dei beni culturali, è stata direttrice del Museo della preistoria e nel 2013 è stata nominata assessore alle Strategie di sviluppo, alle politiche sociali e al Turismo del Comune di Trapani.
 
Le ordinanze cautelari emesse dal Gip di Palermo su richiesta della dda sono state eseguite da oltre duecento Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, danneggiamento.
 
In cella sono finiti, oltre ai vertici del mandamento di Trapani (rappresentati dai fratelli Francesco e Pietro Virga, figli del boss ergastolano Vincenzo), esponenti di spicco delle "famiglie" mafiose di Paceco e Marsala.
 
Per la prima volta, inoltre, è stata individuata una "cellula" di Cosa nostra anche nell’isola di Favignana.
 
Nell’ambito dell’operazione antimafia è stato infatti eseguito un sequestro di beni, società ed esercizi commerciali per un valore complessivo di circa dieci milioni di euro e tra le strutture sottoposte a sequestro c’è anche il Grand Hotel Florio di Favignana.
 
Ruggirello
perno
dell’indagine
 
 
La figura di Paolo Ruggirello è il perno dell’indagine e ha una posizione significativa perché, secondo il procuratore, "Ruggirello ha rappresentato il ponte tra la mafia e le istituzioni".
 
Ma in generale, come rivelano le intercettazioni e i rapporti personali, i boss erano disposti, per il loro tornaconto, a sostenere politici e candidati di schieramenti diversi.
 
L’inchiesta avrebbe accertato passaggi di denaro e promesse di lavoro in cambio di voti e sarebbero state individuate anche le tariffe elettorali. Ivana Inferrera si sarebbe impegnata a versare duemila euro e avrebbe dato ai fratelli Francesco e Pietro Virga un anticipo di 500 euro.
 
Per il Gip Ruggirello è stato "destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti dell’associazione nel corso di varie consultazioni elettorali, fornendo un concreto e specifico contributo per garantire gli interessi del sodalizio mafioso, a cui metteva a disposizione – per il tramite di singoli affiliati, con i quali intratteneva rapporti continuativi ed ai quali si rivolgeva anche per questioni personali – l’influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato regionale dell’Assemblea Regionale Siciliana".
 
Il deputato
tutelava gli interessi
della famiglia di Mazara
 
L’ex parlamentare avrebbe tutelato gli interessi della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, anche facendo avere finanziamenti pubblici ad affiliati, avrebbe fatto assumere nell’ospedale di Trapani la figlia di un mafioso di Campobello di Mazara, avrebbe promesso posti di lavoro e fatto avere appalti a imprese mafiose. Per gli inquirenti provate le sue richieste di aiuto elettorale a mafiosi del calibro di Salvatore Crimi e dei Virga di Trapani a cui avrebbe dato denaro per il sostegno elettorale.
 
La famiglia Virga
egemone
nel Trapanese
 
Le indagini hanno inoltre confermato che c’è ancora la famiglia Virga al comando di Cosa nostra a Trapani.
 
I capi sarebbero Pietro e Francesco Virga, fratelli, figli dello storico boss ergastolano Vincenzo.
 
Ai vertici del clan anche Francesco Orlando, ex consigliere comunale del Psi, "uomo d’onore riservato" ed ex segretario particolare del deputato regionale Bartolo Pellegrino.
 
Entrambi i Virga sono già stati condannati per mafia.
 
"L’obiettivo della organizzazione mafiosa, in base agli esiti delle investigazioni, rimane quello di acquisire il controllo di attività economiche, soprattutto nel campo dell’edilizia e della gestione dei rifiuti, e di raccogliere consensi elettorali in occasione delle varie consultazioni", hanno detto i magistrati della Dda che hanno coordinato le indagini.

Virga: "Mi sto giocando
tutte le carte
per questi politici"
 
"Mi sto giocando tutte le carte per questi politici, vedi che mi devi dare una mano ah! Una mano buona!… Dobbiamo raccogliere voti… tu… lo sai che se le cose vanno bene a me… vanno bene a tutti, mi pare che è stato sempre così qua…"
 
Così il boss trapanese Pietro Virga spiegava agli amici perché era fondamentale garantire l’appoggio elettorale ai suoi candidati.
 
 
"La particolarità che emerge, contrariamente a fatti simili già processualmente accertati, – scrive il gip – è data dal fatto che sono proprio i rappresentanti locali della politica che si offrono ai mafiosi, proponendosi come loro punti di riferimento, arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale".
 
 
 

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