Amianto: tempo scaduto, basta parole - QdS

Amianto: tempo scaduto, basta parole

Rosario Battiato

Amianto: tempo scaduto, basta parole

giovedì 07 Marzo 2019

In Sicilia 20 mila segnalazioni per la presenza del material “killer”, oltre 300 riguardano scuole. Tra 2016 e 2017 smaltito solo il 2% della quantità stimata e intanto si contano 600 morti l’anno. La Regione finalmente si è svegliata: parte l’individuazione dei siti per lo smaltimento

PALERMO – Correre ai ripari per mettere a tacere un materiale fuorilegge dall’inizio degli anni Novanta. Succede anche questo in Sicilia, dove la prima legge di riferimento per l’amianto è arrivata soltanto nel 2014 e risulta essere ancora largamente inapplicata. Il governo Musumeci sta provando a muovere qualche pezzo – previsto nelle prossime settimane il nuovo piano amianto e via libera ai requisiti per il sito regionale di smaltimento – ma intanto c’è stato un prezzo da pagare, in termini di vite umane e danno ambientale, sin troppo elevato.
 
Lo smaltimento che non c’era
Ci sono voluti solo quattro anni dalla legge regionale del 29 aprile del 2014 (la cosiddetta “legge amianto”), ma alla fine è arrivata la deliberazione della Giunta che ha apprezzato i “requisiti per l’individuazione dei siti idonei alla realizzazione e all’esercizio di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti contenenti amianto”. Il governo Musumeci, in questo modo, cerca di sopperire a un ritardo pesantissimo in termini ambientali e in termini di costi, dal momento che in tutta l’Isola non esiste un solo impianto per l’inertizzazione dell’amianto, ma soltanto strutture per lo stoccaggio provvisorio in vista del trasferimento in altre sedi. Passaggio, quest’ultimo, che ha un costo non indifferente, al punto che lo smaltimento arriva a costare cifre comprese tra 400 e 500 euro al metro cubo, da calcolare sulla base di diversi elementi. Un ritardo che in Regione conoscono benissimo: il problema della corretta gestione in sicurezza delle ingenti quantità di rifiuti contenti amianto, si legge nel rapporto ambientale che anticipa il piano amianto regionale, si trova di fronte alla “drammatica carenza di siti di smaltimento idonei sul territorio regionale”. In questo senso l’azione del nuovo impianto potrà essere affiancata anche ad altre misure per “prevenire nuove forme di contaminazione del territorio da rilascio incontrollato di fibre di amianto, mediamente l’adeguamento di discariche pubbliche da rendere idonee a ricevere materiale contenente amianto”.
 
 
Il nuovo Piano regionale…
Intanto si continua a lavorare sul piano regionale amianto. Alla fine di febbraio, il governatore Musumeci, parlando a margine di una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, ha annunciato che i tecnici della Regione sono al lavoro sul nuovo strumento regionale da circa nove mesi e che si prevede di averlo pronto per la presentazione nel giro di qualche settimana, verosimilmente entro la fine di marzo. A disposizione, secondo quanto si apprende da Musumeci, ci sarebbero 20 milioni per i Comuni che dovranno comunque fare la loro parte, definendo in tempi utili il piano locale.
 
…e quelli comunali
Sulla base di un aggiornamento che risale alla fine dello scorso anno, rilasciato dal coordinatore siciliano dell’Ona, Calogero Vicario, appena 63 Comuni su 390 sarebbero in regola con l’approvazione dei piani comunali amianto, previsti nella legge regionale del 2014. Si tratta del 20% del totale dei comuni, che quindi lamentano un ritardo fondamentale in uno degli strumenti di pianificazione necessari per la mappatura e la bonifica del territorio.
 
Smaltimento quasi a zero
La situazione generale di ritardo si riflette anche nei numeri del materiale lavorato e reso inoffensivo. A fronte della presenza di circa 50 milioni di metri quadri di materiale contenente amianto in tutta l’Isola, secondo una stima dell’Osservatorio nazionale amianto, le ditte che operano nelle bonifiche, lo dice il Dipartimento regionale della Protezione Civile, hanno comunicato lo smaltimento, solo nel 2016, di circa 8,6 milioni di chilogrammi di MCA, un dato che è cresciuto l’anno successivo quando ha toccato quota 10 milioni. Non bisogna farsi ingannare dai numeri altisonanti, perché si tratta di dati ancora minimi: se “1 mq (di copertura) – si legge nel rapporto redatto dal dipartimento – pesa circa 17 kg, si ritiene, a titolo orientativo, che tra il 2016 e il 2017 sono stati smaltiti circa 1-1,3 milioni di MCA, cioè appena il 2% circa della quantità stimata in difetto”.
 
Una valanga di segnalazioni
Non si fermano le segnalazioni che sono state pubblicate sul portale amianto della Regione. Il registro pubblico, che si basa sui dati che arrivano dall’Arpa, ha visto 19 mila segnalazioni, tra cui 2.272 edifici agricoli e pertinenze, 354 scuole, 455 edifici industriali e pertinenze.
 
La distribuzione delle classi di pericolosità ne vede 21 nella classe di priorità 1, quindi le più pericolose per accessibilità, uso pubblico e presenza di friabile (Linee guida per la redazione del “Piano comunale amianto”), ma ce ne sono più di 6mila tra la seconda e la terza classe di priorità.
 

 
Senza Piani, Amministrazioni al buio ma mancano le figure per predisporli
 
PALERMO – Il primo obiettivo del piano comunale, si legge nelle linee guida pubblicate sul sito del Dipartimento di Protezione civile, è “quello di pervenire in tempi brevi al censimento di tutti i siti, edifici, impianti, mezzi di trasporto, manufatti e materiali contenenti amianto”.
 
Si tratta di un passaggio determinante e necessario per ‘fotografare’ la situazione e “prevenire smaltimenti illeciti con conseguenti abbandoni di rifiuti contenenti amianto che possono diventare, a causa delle sollecitazioni meccaniche e degli agenti atmosferici, fonte di diffusione di fibre”.
 
Lo strumento comunale resta determinante perché consente di perseguire l’obiettivo di “rimuovere rapidamente tutti i rifiuti abbandonati contenenti amianto, rafforzando la vigilanza sul territorio per prevenire e reprimere tali fenomeni” e la “programmazione degli interventi di rimozione e smaltimento dei manufatti contenenti amianto secondo quanto previsto dall’art.10 della l.r.10/2014”.
 
Peccato che ancora siano veramente pochissimi ad averlo attivato, poco più di un quinto del totale, e le criticità si rintracciano nelle difficoltà progettuali che incontrano tantissimi comuni isolani. In una recente intervista al QdS, l’Anci Sicilia, tramite le parole del segretario generale, Mario Emanuele Alvano, aveva appunto evidenziato le difficoltà e i ritardi nella redazione dei diversi piani comunali (amianto, protezione civile, piani regolatori generali, etc…) anche nella carenza di figure ad hoc, soprattutto nei piccoli comuni.
 

 
Mesotelioma, in 7 casi su 10 deriva da esposizione a lavoro
 
PALERMO – Il rapporto preliminare ambientale della Regione mette in evidenza anche le conseguenze della presenza del pericoloso materiale. Il riferimento è il Registro nazionale dei mesoteliomi che riferisce come le modalità di esposizione all’amianto sono state approfondite per 16.511 casi, cioè il 76,9% del totale.
 
Andando in dettaglio, il 69,5% presenta un’esposizione professionale (certa, probabile, possibile), il 4,8% familiare, il 4,2% ambientale, mentre l’1,6% per un’attività extralavorativa di svago o hobby, mentre ignoto il 20% dei casi. Analizzando la fase compresa tra il 1993 e il 2012, e facendo riferimento soltanto ai soggetti colpiti da malattia professionale, i settori di attività maggiormente coinvolti sono l’edilizia, che concentra il 15,2% del totale, l’industria pesante, con particolare incidenza della metalmeccanica (8,3%), la metallurgia (3,9%) e le attività di fabbricazione di prodotti in metallo (5,7%), i cantieri navali (6,7%) e l’industria del cemento amianto (3,1%).
 
E intanto in Sicilia sono stati censiti, soltanto nel corso del 2016, “circa 600 decessi per amianto” con 100 casi di mesotelioma per lo stesso anno, ai quali si aggiungono almeno 200 decessi per cancro polmonare. La distribuzione non è uguale per tutti: “le zone più a rischio dell’Isola sono Augusta-Priolo Gargallo, nel siracusano, Gela e la città di Biancavilla”.

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