Procure e GdF per smantellare la mafia - QdS

Procure e GdF per smantellare la mafia

Carlo Alberto Tregua

Procure e GdF per smantellare la mafia

giovedì 07 Marzo 2019

Contro la corruzione, senza tregua

Dal numero e dalla qualità dei colpi che Procure della Repubblica e Guardia di Finanza di tutta Italia stanno infliggendo alle varie criminalità organizzate del Paese, si evince con chiarezza che le varie protezioni che ci sono state nei decenni sono cessate, almeno in buona misura.
Ricordo che il cardinale Ruffini, fratello del ministro, nel 1964 affermava: “La mafia non esiste”. E invece c’era, eccome. Controllava le istituzioni, era infiltrata dovunque, faceva eleggere propri deputati e senatori e terrorizzava chi le si opponeva.
La stagione di Rocco Chinnici, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oltre che di altri servitori dello Stato, fra cui molti poliziotti, è servita ad aprire uno squarcio nell’omertà. Con la conseguenza che la criminalità organizzata ha cambiato pelle: dagli omicidi ai guanti bianchi.
Figli di mafiosi hanno studiato, sono diventati professionisti, imprenditori e hanno abbandonato l’attività delinquenziale e ricattatoria per utilizzare la corruzione.
 
In questo quadro, l’azione sempre più meritoria di Procure e Guardia di Finanza contro la corruzione deve proseguire senza tregua. Sequestri milionari, interdizione di amministratori, confische di imprese e quote societarie sono soltanto alcuni dei mezzi che i Giudici per le indagini preliminari utilizzano, su richiesta delle Procure, per procedere senza tentennamenti a erodere il potere sotterraneo della criminalità organizzata.
Per queste azioni, deve andare il plauso e la gratitudine dell’opinione pubblica ai magistrati requirenti e ai militari che svolgono gravose indagini con sempre maggiori competenza ed efficacia.
Si scoprono sempre più spesso le nefandezze del ceto politico, che continua a barattare il consenso con la criminalità organizzata. Siamo convinti, però, che quello che emerge sia soltanto la punta dell’iceberg, perché la gran parte dei cittadini che vota è indigente e bisognosa, con la conseguenza che va dietro a chiunque possa alleviarne le pene, anche se questo proviene dalla delinquenza.
Per questa situazione è colpevole tutto il ceto politico, che non ha messo in atto in decenni strumenti di sviluppo atti a creare ricchezza e occupazione.
 
Da decenni si dibatte sulla separazione di carriera di magistrati requirenti e giudicanti. L’opinione pubblica non capisce molto bene la differenza e quindi, mediamente, non esprime opinioni.
Vi sono state delle leggi che hanno creato piccoli valichi fra le due attività, per esempio quella per cui il magistrato che voglia passare da un settore all’altro non può chiedere una sede nella stessa regione.
Secondo noi, la separazione delle carriere non è necessaria, perché crediamo che la maggioranza dei magistrati, requirenti e giudicanti, sia formata da persone che dei valori etici fanno una bandiera, quindi accusano quando ritengono di essere nel giusto e giudicano, come si suol dire, secondo scienza e coscienza.
La separazione delle carriere non servirebbe in ogni caso a far entrare nella giusta via quei Pm che non cercano la verità, bensì la notorietà.
 
Che le Procure facciano le conferenze stampa per le operazioni contro la criminalità organizzata o politici presi con le mani nel sacco è giusto, perché l’opinione pubblica deve essere informata sia su coloro che sono stati eletti democraticamente, sia sui delinquenti che inquinano la società e l’economia.
Non siamo d’accordo per le conferenze stampa relative a indagini effettuate su persone e personaggi incensurati, che hanno avuto un curriculum vitae adamantino. In questo caso, non sempre può combaciare l’insieme degli indizi (la fase delle indagini è fondata su indizi e non su prove) con la reputazione e il passato del soggetto inquisito.
Fra i Giudici delle indagini preliminari, la maggioranza è formata da professionisti equilibrati e di buon senso, che non fanno proprie le istanze della Procura senza esitazione, anzi devono convincersi che le richieste siano attendibili.
Poi vi è una parte minoritaria che firma qualunque richiesta della Procura, venendo meno ai principi di autonomia, terzietà, ragionevolezza e proporzionalità, tutti obblighi etici (e non solo) che non possono essere disattesi.
Avanti, dunque, Procure e GdF, contro criminalità e corruzione, senza guardare in faccia nessuno, ma con equilibrio e buonsenso.

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