L'aggressione della plastica va fermata. Stop a monouso taglia i rifiuti del 40% - QdS

L’aggressione della plastica va fermata. Stop a monouso taglia i rifiuti del 40%

Rosario Battiato

L’aggressione della plastica va fermata. Stop a monouso taglia i rifiuti del 40%

mercoledì 13 Marzo 2019

Wwf: ogni 5 giorni un italiano produce un kg di spazzatura. Le misure del Governo non bastano. Nell’ultimo report Legambiente gli scarti plastici erano almeno il 50% di quanto censito a Palermo

PALERMO – Ancora allarme plastica. Le numerose iniziative per contenere e ridurre al minimo l’uso del materiale non cancellano i numeri dell’aggressione: cento milioni di tonnellate all’anno disperse, abbandonate nella natura. Lo denuncia il Wwf, in un report pubblicato nei giorni scorsi, all’interno del quale spiega che anche soltanto il bando del monouso toglierebbe il 40% di plastica dai rifiuti a livello globale.
 
I numeri mondiali sono impressionanti. Circa 396 milioni le tonnellate di plastica vergine che vengono prodotte su scala globale ogni anno, circa 100 milioni di tonnellate (pari a un terzo dei rifiuti plastici prodotti, che ammontano a 310 milioni di tonnellate) sono quelle che vengono disperse in natura al mondo per colpa della scorretta gestione della filiera della plastica (dalla produzione, al consumo, al riciclaggio, allo smaltimento).
 
Si tratta delle dinamiche legate al consumo frenetico: gli esperti dell’associazione del Panda spiegano che quasi la metà della plastica prodotta diventa un rifiuto in meno di 3 anni. A pagarne le conseguenze sono i mari, soprattutto se qualcosa non cambierà entro il 2030, quando si prevede un raddoppio dell’inquinamento da plastica. In media ogni italiano produce ogni 5 giorni un chilo di rifiuti plastici.
 
A mettere ordine ci sta provando l’Ue, lavorando anche alla direttiva sulle acque potabili, per spingere la riduzione dei consumi in bottiglia e stimolare i consumi dal rubinetto. Intanto, si attendono risultati anche da Nairobi, dove si sta tenendo, a partire da ieri, l’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente.
 
“La battaglia per bandire la plastica monouso ha un respiro globale per sua stessa natura, ai Poli arrivano frammenti di microplastica prodotta e gettata dall’altro capo del globo”, ha ricordato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, assicurando “l’impegno italiano ed europeo sul tema che è molto forte” e sperando che da “Nairobi si esca con un mandato vincolante per ottenere un Trattato globale sulla plastica che potrebbe avere però tempi lunghi”.
 
Dal globale al locale, il passo è brevissimo. Anche la Sicilia, infatti, è nel mirino, sebbene siano ormai diverse le iniziative che riguardano da vicino gli isolani. A Favara, notizia dei giorni scorsi, una scuola ha aderito all’appello #stopsingleuseplastic, lanciato da Marevivo Onlus, mentre già nei mesi scorsi diversi comuni si erano attivati.
 
Dal primo febbraio scorso è scattato il divieto di utilizzare plastica monouso non biodegradabile nel territorio comunale di Siracusa, una decisione arrivata in seguito all’ordinanza del sindaco, Francesco Italia, che aveva dato ai titolari di attività commerciali e artigianali due mesi, a partire dall’inizio del divieto, per l’eliminazione delle scorte di magazzino. Anche a San Vito Lo Capo, dal primo maggio, scatterà il divieto, mentre, dallo scorso settembre, Lampedusa aveva già stabilito le regole contro la plastica monouso.
 
Del resto, le conseguenze dell’utilizzo della plastica coinvolgono da vicino anche i siciliani: nel maggio del 2018, i volontari di Legambiente hanno ispezionato 12 spiagge siciliane, censendo la presenza di 787 rifiuti ogni 100 metri lineari di litorale su una superficie totale di 49.550 metri quadri. Un risultato particolarmente negativo aveva raggiunto anche il monitoraggio di Greenpeace, i cui volontari avevano rintracciato preso la spiaggia Arenella di Palermo una percentuale di rifiuti di plastica, sul totale di quelli recuperati, in una percentuale tra il 50 e il 75%.

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