Rischi naturali: annunci non evitano le frane - QdS

Rischi naturali: annunci non evitano le frane

Rosario Battiato

Rischi naturali: annunci non evitano le frane

martedì 19 Marzo 2019

Da Roma più di 200 milioni contro il dissesto idrogeologico, ma ancora bisogna spendere la metà dei fondi piovuti negli ultimi 10 anni. La Regione accelera, ma i Comuni non hanno le competenze. Cantieri chiusi. Centro La Torre: dei “Patti” per la Sicilia spesi solo 65 milioni su 2 miliardi

PALERMO – Arrivano i fondi contro il dissesto, ma non è una novità. Tra il 2009 e il 2016 sono stati destinati all’Isola circa 650 milioni di euro, eppure, secondo l’ultimo aggiornamento disponibile, soltanto la metà è stata effettivamente concretizzata in cantieri e interventi. Un dato che testimonia la difficoltà di spesa delle amministrazioni isolane, stritolate tra l’assenza di figure chiave e i numeri di un rischio idrogeologico che attacca alla gola la sicurezza degli isolani.
 
LE BUONE NOTIZIE: 221 MLN DA ROMA… Da Roma arriva l’ennesimo carico di fondi per arginare il dissesto idrogeologico, la speranza è che questa volta possano essere impiegati per l’apertura dei cantieri. Lo prevede “ProteggItalia”, il piano nazionale per la sicurezza del territorio, che fissa uno stanziamento già disponibile da 3,1 miliardi e un fondo complessivo da 10,8 miliardi per l’emergenza maltempo, la prevenzione e la manutenzione dell’intero territorio nazionale. All’Isola fondi per 221 milioni di euro, nell’arco del triennio 2019-2021, con l’obiettivo di destinare questi fondi “al ripristino delle strutture e delle infrastrutture, al fine di ridurre gli effetti del rischio idraulico e idrogeologico e al ripristino del patrimonio pubblico, privato e delle attività produttive”.
 
…E 100 MILA EURO DA PALERMO PER LA PROGETTAZIONE. Anche la Regione prova a toccare i tasti giusti. Nelle scorse settimane ha stanziato 100 mila euro, nell’ambito del Fondo di prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico, per contrattualizzare quelle figure necessarie all’aggiornamento dei piani di emergenza comunali. A contendersi questa somma, tuttavia, saranno soltanto quei Comuni isolani che hanno già un piano – soltanto 190 su 390, dati aggiornati al gennaio scorso sul sito del dipartimento nazionale della Protezione civile – mentre restano fuori tutti gli altri, che evidentemente non riescono a strutturare questo fondamentale strumento anche per l’assenza di figure professionali ad hoc.
 
E GLI ALTRI FONDI. Il governo Musumeci si è comunque mosso già da tempo. Lo scorso ottobre erano stati stanziati 44 milioni di euro per finanziare opere in grado di ridurre il rischio idrogeologico sul territorio, un impegno che coinvolge anche delle risorse per contrastare il fenomeno dell’erosione costiere. L’accordo è arrivato in seguito all’aggiornamento dell’accordo di programma tra la regione Sicilia e il ministero dell’Ambiente.
 
PREVENIRE MEGLIO CHE PAGARE I DANNI. I numeri lo dicono chiaramente: un’azione di prevenzione farebbe risparmiare tantissimi soldi allo Stato. In quindici anni, cioè nel periodo compreso tra il 2000 e il 2015, il dissesto in Sicilia ha fatto registrare 168 eventi, 58 morti e danni per poco meno di 4 miliardi di euro. Questi dati sono contenuti nel “rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di protezione civile” e non sono certo una sorpresa. Nel mirino, in particolare, ci sono anche le arterie viarie: tra il 2002 e il 2016, sono stati registrati oltre 9 mila episodi di dissesto soltanto in quest’ambito, registrando danni per circa 50 milioni di euro all’anno. Numeri che derivano da una consapevolezza ben precisa: l’Ispra ha certificato la presenza di aree a rischio dissesto nel 90% dei comuni siciliani, che si traduce, per precisione, in una superficie pari a oltre duemila chilometri quadrati, considerando i vari livelli di pericolosità da frana e idraulica. Statistiche dietro cui si trovano edifici e persone: 120 mila isolani nelle aree con pericolosità da frana e altre 20 mila in quelle a pericolosità idraulica e 50 mila edifici potenzialmente interessati dal rischio da frana e 14 mila da quello idraulico.
 
CAMBIARE MARCIA RISPETTO AL PASSATO. I fondi non sono mai stati un problema, difficile, semmai, è stato spenderli. L’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Ispra ha specificato che, prendendo in considerazione il periodo compreso tra il 2009 e il 2016, nell’Isola poco più del 50% degli interventi finanziati si è concluso, cioè il 20% in meno di quanto registrato a livello nazionale. Il dato in valore assoluto rivela che, a fronte di 650 milioni stanziati, soltanto 300 si sono spesi per progetti finiti. E le richieste non mancavano: nel database del ministero le amministrazioni isolane hanno inserito progetti in istruttoria per 1,8 miliardi di euro.
 

 
Nell’Isola quattro “Patti”, quattro flop
Speso solo il 2%, 65 milioni su 2 miliardi
 
PALERMO – A denunciare i ritardi nella spesa dei fondi da parte della Regione siciliana è stato un report, pubblicato lo scorso 14 marzo, da parte del Centro studi Pio La Torre. Il lavoro si concentra, in generale, sullo scarso utilizzo di diverse tipologie di fondi, tra cui, in particolare, quello relativo alle risorse del Patto per il Sud, secondo l’accordo firmato da Crocetta e Renzi nel 2016.
 
Complessivamente, secondo lo studio, ci sarebbero somme spese per circa il 2%, cioè 65 milioni circa su quasi 2 miliardi che è l’ammontare complessivo dei quattro patti isolani (quello regionale e i tre delle città metropolitane). In particolare, si evidenziano alcuni passaggi: “per la riqualificazione ambientale e risanamento igenico-sanitario dell’alveo del torrente Cataratti-Disconte, che ha un valore di 30.000.000 di euro, risultano effettuati pagamenti per appena 800.000 euro”.
 
Pronta la risposta dell’assessore Marco Falcone: tra gli altri capitoli di spesa fa riferimento alle strade, specificando che ammontano ad “oltre 110 milioni di euro gli interventi sulle strade che abbiamo già finanziato. Infine, entro pochi giorni sbloccheremo oltre 50 milioni di euro di progetti per il Cas e prevediamo di impegnare l’intero stanziamento di 120 milioni entro il 2019”. Nel complesso, il dato in mano alla Regione fa riferimento a 400 milioni di spesa bloccata nel giro di 14 mesi, è la conclusione di Falcone.
 

 
Come comportarsi in caso di frane, mareggiate, alluvioni
 
PALERMO – Sul sito del dipartimento regionale della Protezione civile sono elencate alcune norme comportamentali per il rischio idrogeologico, sebbene, a differenza del terremoto, le “manifestazioni più comuni (frane, alluvioni, mareggiate) assumono aspetti molto diversi da luogo a luogo e le circostanze specifiche e temporanee possono determinare situazioni che sfuggono alla fredda teorizzazione di una pagina stampata”.
 
Tuttavia, precisano i tecnici, è anche vero che la differenza, in questo caso, la può fare la conoscenza del territorio, perché chi risiede in una località conosce la fragilità del territorio: “solo per fare pochi esempi, è risaputo che, in caso di forti piogge, i principali sottopassi di Palermo diventano impraticabili, che è bene stare lontani dal Bivio Catena a Barrafranca, che alcune strade di Catania diventano pericolosissime per la velocità con cui l’acqua scorre”.
 
Da questo punto di vista, l’Ente Locale può sviluppare alcune norme di “auto protezione”, adattandole al proprio contesto territoriale, che, oltre ad essere oggetto di “opportuna diffusione, dovrebbero essere accompagnate da cartelli monitori nelle località dove è storicamente noto che possano insorgere situazioni di criticità”.
 
Inoltre, i cittadini possono informarsi e chiedere il piano di protezione civile, mentre, più in generale, si consiglia di non sostare sui ponti o lungo gli argini o le rive di un corso d’acqua in piena e di non percorrere un passaggio a guado durante e dopo un evento piovoso, soprattutto se intenso, né a piedi né con un automezzo.

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