Acqua del rubinetto, nuovo sistema Enea consente controlli di qualità in tempo reale - QdS

Acqua del rubinetto, nuovo sistema Enea consente controlli di qualità in tempo reale

Rosario Battiato

Acqua del rubinetto, nuovo sistema Enea consente controlli di qualità in tempo reale

mercoledì 20 Marzo 2019

I ricercatori hanno messo a punto uno strumento in grado di stimare le sostanze nocive nella rete idrica. Ancora oggi più della metà delle famiglie siciliane non si fida e preferisce comprarla in bottiglia

PALERMO – La riduzione della plastica monouso passa anche da un maggiore utilizzo dell’acqua di rubinetto, nonché dalla certificazione della sua qualità. Ad aiutare cittadini e gestori a difendersi dalle sostanze nocive e a monitorarle con maggiore efficacia e puntualità c’è un nuovo brevetto dell’Enea, presentato in occasione della giornata mondiale dell’acqua, che si terrà il prossimo 22 marzo. Una preziosa innovazione che potrebbe garantire un controllo più preciso sulle acque isolane e quindi convincere una fetta maggiore di famiglie a bere l’acqua di rubinetto.
 
Si tratta, si legge nella nota dell’Agenzia, di un “sistema brevettato in grado di stimare nella rete idrica la concentrazione di sostanze nocive alla salute, consentendo una gestione tempestiva e meno costosa delle eventuali emergenze”. Il progetto è stato sviluppato dai ricercatori Enea di Portici (Napoli), in collaborazione con l’Università di Napoli Federico II, ed è stato sperimentato nell’acquedotto “Santa Sofia” gestito da Acqua Campania Spa.
 
In mano ai gestori del servizio idrico del futuro potrebbe esserci, pertanto, uno strumento in grado di stimare in tempo reale e di prevedere la concentrazione dei “trialometani, vale a dire i sottoprodotti del cloro utilizzato contro i microrganismi patogeni e rendere potabili le acque lungo l’intero percorso, fino all’utente finale”.
 
A spiegarne in dettaglio il funzionamento, è stata Grazia Fattoruso, centro ricerche Portici, che ha evidenziato come “a contatto con la sostanza organica normalmente presente nelle acque, il cloro tende a reagire, formando i sottoprodotti della disinfezione riconosciuti cancerogeni e tossici per la salute umana e per i quali le normative vigenti nazionali ed europee sulla qualità delle acque potabili, hanno fissato valori soglia di concentrazione”. Il software permette, in altri termini, di “elaborare dati di concentrazione dei trialometani tramite sensori fissi e mobili integrati con algoritmi di intelligenza computazionale e una piattaforma di simulazione del comportamento idraulico e della qualità delle acque”.
 
Un’innovazione, ha proseguito Fattoruso, che consentirà agli enti gestori di “identificare con esattezza i segmenti di rete interessati dalla variazione delle concentrazioni di trialometani, i tempi nei quali il fenomeno può rientrare, inviare squadre di operatori per campagne di misure straordinarie solo lungo i tratti di rete contaminati, interrompere il servizio per un tempo definito e limitato esclusivamente alla popolazione servita da quei tratti, ottimizzando così risorse operative ed economiche”.
 
Una vera e propria rivoluzione, considerando che ad oggi le possibilità di agire in questo senso sono assai più limitate. È sufficiente ricordare che le procedure di controllo impiegate dai gestori delle reti idriche si basano su campagne di “campionamento e analisi di laboratorio eseguite periodicamente in punti sparsi lungo l’acquedotto con costi non trascurabili”, senza considerare che la “dinamicità del funzionamento di un acquedotto e l’impossibilità di accesso ad alcuni tratti non consentono un controllo continuo lungo tutta la rete”.
 
Il futuro potrebbe essere migliore per l’acqua in rubinetto dell’Isola. L’Istat, infatti, ricorda che in tutta Italia la sfiducia nei confronti dell’acqua di rubinetto riguarda 7,4 milioni di famiglie. La quota maggiore è soprattutto al Sud. Anche se in tutta Italia, negli ultimi quindici anni, la porzione è passata dal 40,1% al 29,1% del 2017, in Sicilia ancora il 53,2% delle famiglie non si fida. È il secondo risultato nazionale. Fa peggio soltanto la Sardegna (54,8%).

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