Capacità e fiducia per tornare a crescere - QdS

Capacità e fiducia per tornare a crescere

Carlo Alberto Tregua

Capacità e fiducia per tornare a crescere

giovedì 21 Marzo 2019

Sicilia inceppata, Regione dormiente

Non sappiamo se la Sicilia è arrivata al punto di non ritorno: non vogliamo crederlo. Certo, la situazione è grave ma non seria, come diceva Ennio Flaiano. Non è seria perché non viene affrontata nel modo dovuto da Governo regionale e burocrazia che dovrebbero eseguire l’indirizzo politico con scrupolo, professionalità e onestà.
Come è noto, di risorse ce ne sono in abbondanza, sia presso gli sportelli dell’Unione europea, sia presso gli uffici dei ministeri romani, ed anche presso la Cassa Depositi e Prestiti.
La Regione, però, non ha risorse proprie sufficienti per cofinanziare gli investimenti, in quanto tutte le proprie entrate derivanti da imposte proprie e da trasferimenti dello Stato sono assorbite dalla spesa corrente.
Ed è proprio qui il punto dolente che i governi degli ultimi decenni non hanno voluto affrontare, presi da un basso clientelismo: tagliare la spesa corrente, tagliare i privilegi, tagliare i parassiti, per sviluppare l’economia.
 
Occorrono capacità e fiducia per tornare a crescere, per guardare al futuro come una prospettiva positiva. La capacità professionale di progettare, organizzare, eseguire e controllare, e la fiducia in chi ha queste capacità.
Il popolo siciliano va guidato ed indirizzato verso lo sviluppo creando le opportunità necessarie perché vi riesca.
Le opportunità riguardano tutti i settori economici, dall’agricoltura ai servizi avanzati, al turismo, ai trasporti e così via. Per tutti i settori ai quali sono preposti i relativi assessori e assessorati, devono essere formulati piani poliennali muniti di cronoprogramma tassativo. Dopo di che, occorrono ferrei controlli per la realizzazione degli obiettivi cui corrispondano i risultati.
Stiamo parlando di professionalità e di onestà, necessarie per potere crescere, abolendo del tutto la cultura del favore e creando giorno dopo giorno la cultura del merito.
I più bravi devono emergere ed andare avanti, i fannulloni devono retrocedere in fondo alla classifica e persino essere eliminati dallo scenario economico-sociale, fino a quando non ritengono di impegnarsi e faticare.
 
Quando scriviamo che la Regione è dormiente, non esprimiamo un sentimento ma la fotografia di una situazione inchiodata che non si muove se non per piccole cose da quando è insediato l’attuale governo (18 novembre 2017).
Manca un piano di sviluppo generale, con parametri precisi riguardanti la crescita del Pil, l’aumento dell’occupazione, anche giovanile, l’ammontare degli investimenti per la costruzione di nuove infrastrutture e quello per la riparazione del territorio. Manca un piano per risolvere in via definitiva il problema dei rifiuti, mediante la costruzione di Energimpianti, come è da anni nel Nord Italia, in Europa e nel mondo intero.
Manca un piano di formazione per il personale regionale, in modo da riqualificarlo ed adattarlo alle attuali esigenze. Quindicimila dipendenti, di cui 1.500 dirigenti, continuano, giorno dopo giorno, a non dimostrarsi all’altezza del loro delicato compito.
 
Capacità e fiducia, dunque, per imboccare la strada della crescita, non solo da parte dei ceti politico e burocratico, ma anche della classe dirigente: imprenditoriale, professionale e sindacale.
Il settore privato fa quello che può, in una condizione di estrema difficoltà, con una manodopera non qualificata, tanto è vero che vi sono migliaia di offerte di lavoro che non trovano risposta perché chi chiede di lavorare non ha competenze, non ha esperienza, e neanche se le procura.
La formazione regionale, che aveva il compito di qualificare i siciliani richiedenti lavoro, ha fallito miseramente la sua missione, pur spendendo miliardi di euro a vuoto in queste decine di anni, per sostenere la clientela esterna e enti in house della Regione.
Certificare il fallimento di questa classe politica e burocratica, che ha avuto responsabilità nel quarto di secolo trascorso, è un’amara constatazione. Però, siccome bisogna guardare avanti, occorre che tutti insieme si arrivi alla determinazione di lavorare con coscienza e forza perché il futuro dei giovani dipende da noi.

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