Disoccupazione in Sicilia stabile ma l’uscita dalla crisi è lontana - QdS

Disoccupazione in Sicilia stabile ma l’uscita dalla crisi è lontana

Michele Giuliano

Disoccupazione in Sicilia stabile ma l’uscita dalla crisi è lontana

mercoledì 17 Febbraio 2010

La Cgia di Mestre conta un tasso di disoccupati al 13,3 per cento, oltre due punti sopra la media. Dall’altra parte si registra un aumento esponenziale del lavoro nero

PALERMO – Lavoratori siciliani scoraggiati e costretti a sottostare alle regole del mercato nero. In questo modo la Cgia di Mestre dipinge il mercato del lavoro dell’Isola a consuntivo del 2009 che si è appena chiuso.
Un anno contraddistinto dalla crisi e l’organismo mestrino conferma quanto di più negativo potesse essersi materializzato nel contesto del lavoro siciliano. In particolare per la Sicilia si parla di un quadro assolutamente stabile per quanto concerne il tasso di disoccupazione che resta al 13,3 per cento. Una stabilità pericolosa se si pensa che l’Isola resta quindi fanalino di coda in Italia per numero di disoccupati, facendo ben peggio di altre regioni del Meridione che pure hanno subito passivi pesanti nell’anno appena finito. Oltretutto la Cgia di Mestre ha messo in risalto il dato stabile della Sicilia rapportandolo anche alla media di disoccupati del Meridione che è dell’11,1 per cento, cioè 2,2 punti percentuali in meno del tasso che si riscontra nell’Isola. Numeri che quindi assumono davvero proporzioni allarmanti. “Il tasso record di disoccupazione – aggiunge nel suo studio la Cgia di Mestre – ha ancora preoccupanti margini per crescere preventivando che almeno una parte dei lavoratori al momento in cassa integrazione dovranno cercarsi un nuovo lavoro”. Gli inattivi sono per lo più giovani, meridionali e donne e molti di questi sicilini.
L’altro fenomeno che spiega la contrazione dei disoccupati “ufficiali” nel Meridione è legata ad un aumento esponenziale del lavoro nero. Le occupazioni dell’economia sommersa funzionano da vero e proprio ammortizzatore sociale, fornendo sostegno al reddito ai senza lavoro e facendo sparire una parte dei disoccupati meridionali tra gli inattivi. Una funzione “speculare” a quella realizzata dalla Cig per le aziende del Centro e nel Nord. E dal punto di vista del sommerso la Sicilia non è certamente immune dal fenomeno, tutt’altro. Basta solo considerare l’aumento nel corso del 2009 dei lavoratori irregolari da parte degli ispettorati del lavoro in tutte  e 9 le province: si è arrivati a toccare quota 10 mila 590, di cui 5 mila 128 in nero, cioè completamente sconciati al fisco.
“Dal punto di vista dell’economia ufficiale – continua nel suo studio la Cgia di Mestre – preoccupa anche il tipo di aziende colpite dalla crisi, dove pagano soprattutto il settore manifatturiero (-386 mila gli occupati dell’industria in un anno) e tra queste le aziende che traggono gran parte del loro fatturato dall’export, vale a dire la parte che negli anni scorsi ha più contribuito alla crescita del Pil”.
Le previsioni per l’anno appena entrato non sono affatto rosee. Si continua infatti a parlare di industria e imprese in crisi e quindi con buona probabilità di fallimento da qui a breve.
Tra Fiat di Termini Imerese ed altre aziende i sindacati hanno fatto una stima immediata di 2 mila prossimi disoccupati. Dunque all’orizzonte è in arrivo un’altra ondata di lavoratori che finiranno in cassa integrazione. Sistema che senza dubbio andrà a alimentare un sommerso che già oggi ha dimensioni notevoli.
 


Il confronto. Disoccupazione in aumento anche in Lombardia
 
PALERMO – La Cgia di Mestre, che ha analizzato la situazione del lavoro per regione, stilando una classifica in cui sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto a subire l’aumento maggiore dei disoccupati, mentre Puglia, Lazio, Molise e Calabria vedono diminuire in maniera consistente i propri. Il tasso complessivo del Mezzogiorno è passato da 11,1 a 11,7 per cento. Sono rimasti stabili, seppur su livelli allarmanti, in Puglia (10,8 per cento) e per l’appunto come dicevamo Sicilia (13,3 per cento), fanno comunque male Campania (12,2 per cento) e Sardegna (12,7 per cento) con un peggioramento superiore alla media nazionale. La maggior tenuta delle regioni meridionali è solo un effetto statistico: la diminuzione degli occupati effettivi nel corso del 2009 è paragonabile al resto del paese: 195 mila i lavoratori in meno nel Mezzogiorno contro i 150 mila del Nord Est e i 130 mila del Nord Ovest. L’illusione ottica della riduzione dei disoccupati al Sud è già stato inquadrato dalla Banca d’Italia che ha segnalato l’aumento degli “scoraggiati”, ovvero delle persone in età lavorativa (15-64 anni) che non cercano più un impiego: in Italia sono 14,8 milioni, il 37,6 per cento del totale.

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