Il 5 maggio di Napoleone e... Berlusconi - QdS

Il 5 maggio di Napoleone e… Berlusconi

Carlo Alberto Tregua

Il 5 maggio di Napoleone e… Berlusconi

venerdì 08 Maggio 2009

Mattei non era in vendita

Il 5 maggio 1821 moriva, a Sant’Elena, Napoleone Bonaparte (in origine il suo cognome era Buonaparte). Fu un uomo eccezionale che tranquillamente può essere inserito nella rosa dei 10 uomini più grandi del mondo. Fra essi, Ciro il Persiano (640-580 a.C.), Alessandro il Macedone (356-323 a.C), Annibale (247-182 a.C.), Giulio Cesare (100-44 a.C), Gengis Khan (1162-1227) e altri.
Ma anche lui commise un errore, quello di credersi onnipotente. Per cui, l’inizio della sua caduta cominciò con la decisione di conquistare la Russia, operazione che poi fu fatale anche ad Adolf Hitler (1889-1945).
Tuttavia, l’eredità del Còrso è ineguagliabile, soprattutto nell’ordinamento giuridico (Codice napoleonico), nel regolamento delle istituzioni e del funzionamento della macchina pubblica. Il suo genio militare fu ineguagliabile, soprattutto per l’”invenzione” della velocissima trasmissione dei suoi ordini ai diversi generali, quando la staticità dei fanti era un elemento negativo contro la velocità di movimento delle truppe francesi.

Il 5 maggio 2009, il novello Napoleone, Silvio Berlusconi, va nella “sua” televisione, cioè Porta a porta, per spiegare al colto e all’inclita la sua posizione su una vicenda strettamente personale, ma diventata di dominio pubblico, cioè il divorzio chiesto dalla moglie, Veronica Lario.
Notiamo la stranezza del comportamento di un giornalista di vecchia data quale Bruno Vespa, il quale non fa il dominus della sua trasmissione, bensì il prenditore di ordini altrui.
Berlusconi ha spiegato, da quel grande comunicatore che è, la sua versione dei fatti, attirando ulteriori simpatie e con ciò ribaltando la prima immagine negativa della vicenda.
Maliziosi commentatori hanno insinuato che essa è stata montata dal suo secolare avversario, Carlo De Benedetti, deducendo che la lettera della signora Lario sia stata inviata a la Repubblica piuttosto che al Corriere della sera. Il tempo spiegherà la dietrologia.

Berlusconi è certamente un personaggio che ha riempito la vita politica di questi 15 anni. Ne avrà fatte di cotte e di crude, anche se fino a oggi nessun Collegio giudicante è riuscito a infliggergli una condanna penale definitiva. Si è circondato di collaboratori che eseguono le sue indicazioni senza fiatare e ora è tentato, dopo essersi sbarazzato fortunatamente di Casini, di svincolarsi dal cappio di Bossi.
Come? Mandando a votare il Pdl al referendum del 21 giugno, sul quale bene fa Dario Franceschini a indicare la partecipazione del suo partito. Se Pd e Pdl andranno a votare, il quorum costitutivo verrà superato e il bipartitismo, finalmente, approderà alle sponde istituzionali. Dell’inizio di questa strada, peraltro, bisogna dare atto a Walter Veltroni. Se passa il referendum, inevitabilmente, in ottobre vi saranno nuove elezioni e, con moltissima probabilità, il Pdl arriverà al tanto sospirato 55% della Camera e alla maggioranza del Senato, anche se, qualche malizioso cronista, dubita che il sistema dei premi regionali  consenta al Pdl di ottenerne la maggioranza.

Ho visto con piacere la fiction di Endemol, “L’uomo che guardava al futuro”, sulla vita (e la morte) di Enrico Mattei, il ragioniere-industriale, proprietario di un’azienda di saponi che contro tutto e contro tutti inventò l’Eni e Supercortemaggiore, la benzina degli italiani. Oggi, l’azienda di Stato si è enormemente sviluppata anche se, inspiegabilmente, mantiene strutture produttive ad alto inquinamento come quella di Gela, ove brucia il pet-coke, comportamento non giustificato neanche in un Paese del Terzo mondo.
La fiction è ovviamente un po’ romanzata, però mette in evidenza due fatti. Il primo riguarda la posizione, ripetuta più volte, che Enrico Mattei non fosse in vendita, e quindi tutti i tentativi di comprarlo erano spuntati. Non essendo in vendita, chi non lo sopportava, lo fece ammazzare. Ed ecco il secondo punto: la fiction si conclude rilevando che la Procura di Pavia, nel 1994, riaprì l’indagine sulla caduta dell’aereo che lo trasportava da Catania a Milano. Questa si concluse nel 2005 con l’archiviazione, non senza affermare che nei rottami dell’aereo vi erano tracce evidenti di esplosivo.
Napoleone, Berlusconi, Mattei: non vi sembri ardito questo collegamento. Anche l’uomo comune può essere integerrimo o grande perché potenzialmente chi nasce ha tutti i requisiti per diventare Uomo.  Se poi lo diventa, è un altro discorso.

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