Spudorata insistenza dei petrolieri - QdS

Spudorata insistenza dei petrolieri

Rosario Battiato e Luca Salici

Spudorata insistenza dei petrolieri

sabato 27 Febbraio 2010

Ambiente. Riflettori sempre puntati nell’area a forte rischio.
L’impianto. La joint venture Erg-Shell (Ionio Gas) ha presentato circa 5 anni fa il negativo progetto per costruire un rigassificatore nell’area di Melilli, in realtà molto più vicina a Priolo.
Le pressioni. Ionio Gas promette posti di lavoro per tre anni, il tempo previsto per la realizzazione dell’impianto. Ma poi? La vera occupazione sarà intorno alle 50 unità, timori fondati per l’impatto ambientale.

PALERMO – PRIOLO (SR) – Si allungano i giorni di attesa per l’esito del rigassificatore di Priolo-Melilli. La Regione ha congelato tutto dopo la relazione negativa del novembre scorso, ma intanto a muso duro si affrontano da una parte una comunità e politici locali votati alla resistenza ad oltranza e dall’altra interessi politici e finanziari che dopo l’azzeramento del patto per la chimica a Priolo pensano di far ripartire l’occupazione dell’area, il solito ricatto occupazionale per soli tre anni, attraverso un rigassificatore che tante perplessità lascia dal punto di vista ambientale, energetico e sulla sicurezza dei cittadini. Che l’area sia a rischio sismico o che le emissioni possano aumentare in rapporto al trasporto del metano liquido o che il rigassificatore sia a terra, sono dubbi che poco interessano chi vuole speculare sull’area.  
 
I riflettori sul rigassificatore di Priolo-Melilli sembrano essersi lievemente affievoliti, dopo la grande bagarre degli ultimi tempi che aveva coinvolto anche la politica nazionale. Il mese scorso si era addirittura paventato una sorta di ritiro strategico dall’affare da parte della Ionio-Gas, che in effetti dopo la batosta subita dalla relazione del novembre scorso in sede di conferenza dei servizi, firmata dal duo Interlandi-Cuspilici, all’epoca dirigenti dell’assessorato all’Ambiente, aveva visto l’affare precipitare in un pericoloso stallo, nonostante le illustri pressioni, Stefania Prestigiacomo in primis. Adesso che tutto sembra tacere, nessuno vuole però abbassare la guardia. Il popolo dei social network, che attraverso facebook e twitter ha organizzato manifestazioni e rimostranze, comprende che è il momento di tenere duro più che mai, ed i commenti pubblicati on-line hanno tutti lo stesso tono di “resistenza”.
Del resto le due compagini, con le rispettive motivazioni, si sono già ampiamente spiegate. Da una parte la promessa di un investimento, circa 900 milioni di euro, e di occupazione che dovrebbe incentivare un nuovo sviluppo dell’area. “Pensare di far ripartire l’intera area – ha spiegato Pippo Gianni, già assessore all’Industria durante il Lombardo bis – attraverso il rigassificatore non può essere possibile, a maggior ragione adesso che il ministro ha azzerato il patto per la chimica”.
Per tre anni la Ionio Gas promette 1500 posti di lavoro, e poi? Secondo fonti della stessa azienda resterebbero 150 persone che tra diretti e indiretti lavoreranno all’impianto, mentre altre fonti, tra cui tecnici autorevoli e consiglieri comunali, sostengono che saranno appena 15 gli impiegati nel periodo post-installazione e funzionamento della struttura. In ogni caso il solito “ricatto occupazionale”, medesimo meccanismo utilizzato in tanti anni di industria pesante a Priolo, Gela e Milazzo, attualmente tutti Sin (Siti di importanza nazionale) in attesa di bonifica da oltre un decennio, si troverebbe in questo caso ulteriormente trafitto da ragioni di sopravvivenza dell’uomo e della natura in quei luoghi, che in alcune zone sono stati già miseramente compromessi.
Quindi se appare indubitabile che il rigassificatore mantiene un impatto ambientale minimo, nel senso che le emissioni di Co2 sono di molto inferiori alle raffinerie o alle centrali termoelettriche, tuttavia il sistema di rigassificazione, secondo lo studio californiano “Collision Course: How Imported Liquefied Natural Gas Will Undermine Energy in California”, cioè “Collissione in Corso: Come il gas importato metterà a rischio l’energia in California”, di Rory Cox and Robert Freehling, il trasporto di metano liquido comporta un aumento netto delle emissioni in atmosfera dal 20% al 40% di Co2 ed il rischio di un contemporaneo abbassamento degli standard di produzione da energia rinnovabile.
I cittadini non chiedono solo lo stop allo scempio ambientale, ma anche sicurezza. “Da 5 anni portiamo avanti una battaglia per la sicurezza delle nostre famiglie – ha dichiarato Angelo Musumeci, presidente del Comitato “No rigassificatore” – per ricordare che la nostra area è anche ad elevato rischio sismico”. Ma come si fa a tranquillizzare un’intera comunità dal momento che l’impianto sorgerà in un sito già tristemente famoso per essere stato dichiarato “Area ad elevato rischio ambientale”, dove insistono a poche centinaia di metri un impianto per la lavorazione dell’idrogeno, l’impianto Icam che produce etilene, il Cracking Catalitico Cr 27 dove si producono, tra le altre cose, gas e benzine. L’ultimo pezzo da smontare in questo colosso argilloso montato dai “rigassificatoristi” riguarda l’alibi energetico: l’isola, che produce già un surplus energetico del 6,5%, sarebbe l’unica regione italiana ad avere due rigassificatori – visto quello già in cantiere a Porto Empedocle – mentre a Livorno per un solo rigassificatore, offshore per giunta, si è scatenata una protesta popolare, anche se comunque si farà ugualmente.
 


Caso Lambro: e se accadesse a Priolo?
 
MONZA – Un danno ambientale di enormi proporzioni quello accaduto nel fiume Lambro: dieci mila tonnellate di olio combustibile e gasolio fuoriusciti nella notte del 22 febbraio dai depositi della ex-raffineria Lombarda Petroli di Villasanta. Gli inquirenti cercano i responsabili, non avendo ormai nessun dubbio sulla natura dolosa del disastro. “L’ecosistema del fiume ne pagherà a lungo le conseguenze”, dicono i volontari di Legambiente, al lavoro per frenare l’onda di petrolio nel fiume che a breve raggiungerà il Po. Danno aggravato dalla messa fuori servizio del grande depuratore di Monza. La Regione Lombardia ha chiesto lo stato di calamità. E se questo accadesse a Priolo?

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