Aumento delle spese e blocco dell’indennità - QdS

Aumento delle spese e blocco dell’indennità

Raffaella Pessina

Aumento delle spese e blocco dell’indennità

giovedì 04 Marzo 2010

Forum con Giovanni Ardizzone, deputato questore Ars

PALERMO – Quali impegni comporta il ruolo di presidente del Collegio dei questori?
“Come questore, anche se il termine di per sè non mi piace, sovrintendo alla buona amministrazione dell’Ars. Redigiamo il bilancio d’intesa con gli uffici, i cui funzionari sono molto preparati,e in sinergia con il Consiglio di Presidenza”.
L’incremento di cinque milioni di euro nel progetto di bilancio dell’Ars a che cosa è dovuto?
“Queste sono cifre rispetto alle quali la discrezionalità è ben poca cosa. Perché man mano che passano gli anni, aumentano gli assegni vitalizi. Noi ci portiamo dietro ancora la vicenda di una legislatura che si è chiusa anticipatamente per le dimissioni di Totò Cuffaro da presidente della Regione. Si è creata la moltiplicazione di molti  assegni vitalizi. La maggior parte di queste spese quindi, sono spese obbligate. È innegabile che la politica abbia un costo e poi non siamo stati noi a prevedere la conclusione anticipata della legislatura. Il pagamento delle liquidazioni ha gravato molto su questo bilancio. Vi è inoltre, un malumore diffuso fra i nostri parlamentari, perché non abbiamo adeguato i nostri scatti a quelli del Senato. Inoltre come Consiglio di Presidenza, abbiamo bloccato l’indennità di aggiornamento. Il Parlamento siciliano ha una sua autonomia economica. Su alcune iniziative, per esempio le celebrazioni del 60° anniversario, è stato investito molto denaro ma a ragion veduta come nel caso della bella mostra organizzata a Palazzo dei Normanni sui capolavori della Sicilia. L’importante è non esagerare nelle spese. Era stata fatta una programmazione su più anni, ma ancora adesso stiamo pagando le manifestazioni che si sono realizzate negli anni passati. Il Consiglio di Presidenza ha deciso di revocare, su iniziativa del presidente Cascio e con la condivisione di tutti, tutte le manifestazioni che si dovevano ancora svolgere. Un altro risparmio si è avuto con l’arrivo dell’età pensionabile anche per i deputati. Per coloro che facevano i parlamentari regionali fino al 2000, e poi sono diventati parlamentari nazionali si cumulava l’indennità di parlamentare nazionale con gli assegni vitalizi che venivano consegnati al termine dell’attività. È stato posto successivamente un freno. Dal 2001 in poi, occorre maturare l’età di 60 anni, in questo modo i parlamentari non vanno in pensione prima. In caso di morte invece la pensione di reversibilità scatta subito per il coniuge. Per la cronaca, io sono vice sindaco di Messina e non cumulo le due indennità, di parlamentare e di vice sindaco”.
Non le sembrano troppi i costi della politica?
“I costi della politica una volta non esistevano. Durante lo Statuto Albertino, infatti, i deputati non erano remunerati, né nazionali né regionali. Ritengo giusto che il parlamentare debba essere sganciato dalla tentazione della corruzione. Il problema nasce poi nell’esagerazione, come in ogni cosa, spesso si esagera con le spese.  Ma il problema io me lo pongo sotto un altro punto di vista, cioè quello della spesa rispetto alla qualità del prodotto che noi, in quanto legislatori, produciamo”.
Cosa pensa della proposta del Pd di ridurre il numero dei parlamentari siciliani?
“Probabilmente la riduzione dei parlamentari va finalizzata alla riduzione dei costi, anche se la democrazia, e quindi la politica, ha necessariamente un costo. Secondo me, la riduzione del numero dei parlamentari deve anche essere finalizzata ad una migliore funzionalità del Parlamento stesso. Infatti, più si allarga il numero di coloro che devono prendere decisioni, più si allungano i tempi della sintesi politica. È giusto ridurre le spese dei gruppi parlamentari e dei portaborse. Non credo comunque che si debba andare al di sotto dei 70 parlamentari. Noi siamo il Parlamento per eccellenza e dobbiamo combattere le esagerazioni, come ad esempio una destinazione di fondi per studi e consulenze ai gruppi parlamentari. è giusto che il gruppo abbia il suo supporto tecnico, ma bisogna ben finalizzare la spesa”.
 

 
Ritorno alle urne nel rispetto degli elettori siciliani e centralità dell’Udc nel panorama politico dell’Isola

Come vede il momento politico attuale in Sicilia?
“L’Udc si sta omologando più che mai alla situazione nazionale. Noi siamo il partito di centro, e non stiamo né a destra né a sinistra. E soprattutto, non siamo omogenei al Pdl. Se c’è qualcuno che ha sbagliato, questo sta altrove, non nell’Udc. La posizione più normale, in una vera democrazia è quella del ritorno alle urne. Personalmente io ho già manifestato questa opinione e ho lanciato una sfida: di presentare una mozione di sfiducia, ma non come fatto personale nei confronti del Governatore, ma come fatto di rispetto nei confronti degli elettori, i quali non capiscono cosa sta succedendo. I cittadini ci hanno scelto per governare e il Pd doveva stare all’opposizione. Invece, oggi, ci ritroviamo in una situazione di grande anomalia. Quanto durerà questa situazione francamente non lo so e non so con quali esiti. Noi in Sicilia, pensiamo di essere sganciati dalla politica nazionale rivendicando l’autonomismo, in realtà non siamo staccati dal Governo di Roma, perché tutti sono proiettati al dopo Berlusconi. Da questo nasce lo sfaldamento del Pdl in Sicilia, perché ciascuno rivendica una posizione primaria e cerca di garantirsi la propria fetta di potere. Noi, ci siamo trovati nel mezzo a questa guerra intestina del Pdl, l’Mpa sta facendo il suo gioco, pensando di mettere le proprie pedine in tutti i posti. Il presidente Lombardo è stato votato per realizzare il programma annunciato in campagna elettorale insieme ad una maggioranza che non c’è più”.

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