Serve trasparenza per responsabilizzare - QdS

Serve trasparenza per responsabilizzare

Carlo Alberto Tregua

Serve trasparenza per responsabilizzare

martedì 09 Marzo 2010
La corruzione nella res pubblica è un’ulteriore tassa sui cittadini perchè consente l’indebito arricchimento di quanti violano le regole con l’aggravante di evadere le imposte.
Quanto precede genera una grande iniquità e rende privilegiate categorie di cittadini, che violano ripetutamente la legge, senza essere messi tempestivamente in galera. Anche quando sono raggiunti da provvedimenti cautelari, i loro avvocati seguono la tattica di prolungare al massimo i tempi, in modo che l’opinione pubblica dimentichi e sia più facile ottenere sentenze clementi.
Sappiamo che i giudici si regolano in base ai documenti processuali e non agli articoli dei giornali nè ai dibattiti televisivi. Tuttavia questi ultimi possono influenzare coloro che sono chiamati a emettere sentenze, perché la pressione dell’opinione pubblica pesa.
La corruzione non è solo quella costituita da mazzette, ma dall’insieme di favori necessari per ottenere questo o quel provvedimento amministrativo, questa o quella nomina, questo o quella onorificenza o titolo onorifico.
Perfino per diventare cavaliere della Repubblica si cerca la raccomandazione. L’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, trovato con le mani nella marmellata per avere raccomandato oltre seicento clientes, sbottò indignato: “Ma che volete, erano dei poveracci che avevano bisogno”. Un modo esplicito che dimostra lo scambio fra voto e favore.

La corruzione si combatte in modo preventivo e repressivo. Bisogna essere grati a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza per l’enorme mole di lavoro che svolgono, mirato alla scoperta di ladri e dipendenti indegni. Tuttavia non si può pensare di avere un investigatore per ciascuno dei 3,6 milioni di dipendenti pubblici, nè tanti agenti per quanti imprenditori vincono gare d’appalto per la fornitura di beni e servizi. Occorre un’azione preventiva, quella che si chiama diffusione della cultura dell’onestà. Perchè tale diffusione vi sia, è necessario che convenga. La convenienza, di conseguenza, deve essere palese.

 
Che ci vuole, dunque? La trasparenza, ecco quello che ci vuole. Cioè la possibilità da parte dei cittadini di controllare direttamente quanto avviene dentro i Palazzi. Siccome, però, i Palazzi sono fatti di pietre e cemento, la loro attività va riportata per intero sui siti Internet. Così facendo, in qualunque momento, ogni cittadino è in condizione di sapere cosa stiano facendo i suoi dipendenti (perchè pagati dalle imposte) e se stiano producendo in modo proporzionale a quanto percepiscono.
Trasparenza è anche la possibilità per ogni cittadino di chiedere ed ottenere un qualunque provvedimmento amministrativo per via telematica, senza bisogno di prendere autobus e metropolitane o perdere ore e ore negli uffici pubblici.
Trasparenza è un valore di interesse generale così importante, che viene ostruito e avversato da chi non vuole essere controllato. Il quale ha sempre qualcosa da nascondere. Se qualcuno vuole controllare il mio conto bancario, si accomodi pure. Non sono interessato alla privacy.

Agire alla luce del sole, ecco cosa è utile al miglioramento della moralità generale, senza della quale l’arbitrio prevale, la legge del più forte si diffonde e la ragione del più debole viene oppressa.
È inutile spendere questi concetti in conferenze e in luoghi pubblici. È inutile che tante persone dei clubs service spieghino come e perchè bisogna comportarsi bene. Ovvietà. È, invece, indispensabile che ognuno dimostri con il proprio comportamento e le proprie azioni che crede nei valori morali ed eterni e che regoli la propria vita e i propri comportamenti in rapporto a essi.
La responsabilità di ognuno di noi, verso i terzi e verso se stessi, impone di chiedere a viva voce la trasparenza degli altri, ma di essere trasparenti per primi. Predicar bene e razzolar male è un modo per non comportarsi secondo i canoni morali, che dobbiamo tenere sempre presenti sia in questa vita, che quando lo spirito abbandonerà il nostro corpo.

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