Il nero di Sicilia costa 700 milioni di euro l’anno - QdS

Il nero di Sicilia costa 700 milioni di euro l’anno

Michele Giuliano

Il nero di Sicilia costa 700 milioni di euro l’anno

giovedì 18 Marzo 2010

Lavoro. Il sommerso nell’Isola e i danni all’erario.
Costi del sommerso. Il Censis ha calcolato che mediamente in Italia ogni lavoratore in nero costa all’erario 34 mila e 333 euro l’anno. Le cifre diventano da capogiro se commisurate al sommerso nell’Isola.
Controlli. In Sicilia ci sono solo 257 ispettori per 400.000 imprese. Nell’anno appena trascorso sono state controllate solo 7.438 aziende (l’1,88% del totale): una su due è risultata irregolare.

Il Censis ha calcolato che mediamente in Italia ogni lavoratore in nero costa all’erario 34 mila e 333 euro l’anno. Il che significa che in Sicilia soltanto sul fronte del sommerso in agricoltura (si stimano almeno 20.000 lavoratori in nero), nell’anno appena trascorso il Fisco si è visto “soffiare” qualcosa come 680 milioni di euro. A questi poi si devono aggiungere altri 62 milioni e 900 mila frutto del fenomeno dei cosiddetti falsi braccianti agricoli: nel 2009 ne sono stati scoperti dall’Inps 20 mila 790.
Si sfiora quindi un danno al sistema economico-finanziario siciliano che supera i 740 milioni di euro, cifra che da sola potrebbe coprire un quarto dell’intero deficit di bilancio della Regione Siciliana.
 
Una cifra che da sola potrebbe coprire un quarto dell’intero deficit di bilancio della Regione siciliana che ammontava nel 2008, secondo il Centro studi “Pio La Torre”, a 2,7 miliardi di euro.
I 740 milioni di euro sono frutto delle stime fatte dalla Cgil sul lavoro nero in agricoltura e dai riscontri accertati dall’Inps in materia di ispezioni. Il sindacato ha denunciato infatti la presenza di 20 mila lavoratori agricoli in nero in circolazione in Sicilia.
I problemi del sommerso certamente non finiscono qui. Gli effetti si notato soprattutto nel tempo: “In Sicilia – spiega Carmelo Raffa, segretario generale della Cisl Fnp dell’Isola – molti lavoratori si trovano oggi pronti per la pensione, ma con pochi anni di servizio ufficiale alle spalle”.
Moltiplicando quindi la media calcolata dal Censis sul danno al sistema che ogni anno produce un singolo lavoratore in nero con le 20 mila unità stimate dalla Cgil viene fuori che lo Stato vede sottrarsi da sotto il naso 680 milioni di euro l’anno. L’Inps da par suo ha avuto modo nel 2009 di accertare in Italia versamenti indebiti per falsi braccianti agricoli pari a 295 milioni di euro per un totale di 97 mila 508 imbroglioni. Il che significa cha a testa mediamente sono stati scuciti 3 mila e 25 euro. Moltiplicata questa somma per i 20 mila 790 falsi braccianti scoperti in Sicilia si arriva ad un altro bel gruzzoletto di 62 milioni e 900 mila euro.
In questo caso l’ingranaggio della truffa consiste nelle dichiarazioni di imprenditori agricoli che attestano di utilizzare fondi agricoli in modo da ottenere dall’Inps i registri di impresa, necessari per l’assunzione “fittizia” dei braccianti agricoli. Servendosi delle false assunzioni e delle dichiarazioni di manodopera agricola inviate all’Istituto di previdenza, gli imprenditori hanno ottenuto l’indebito inserimento dei finti braccianti negli elenchi dei lavoratori agricoli, consentendo loro di beneficiare delle varie indennità previdenziali e assistenziali previste.
Il tutto tra l’altro si scandisce in un clima inverosimile fatto come sempre di sprechi. Perché sicuramente di questo si può parlare quando si viene a sapere ad esempio che il ministero del Lavoro invierà ispettori anche in Sicilia per supportare il personale Inps e quello impiegato nei vari uffici provinciali del lavoro in modo da potenziare i controlli all’interno delle aziende e scovare quindi il sommerso.
Ovviamente questa manovra avrà i suoi costi: secondo i dati resi noti dallo stesso ministero in Sicilia saranno inviati 12 ispettori i quali costeranno 456 mila euro tra spese di vitto e alloggio, spese di viaggio e rimborso per gli spostamenti interni.
Ma come, ci sono 35 ispettori del lavoro già formati in Sicilia e con il relativo tesserino pronti da mesi ad entrare in pianta organica (non costerebbero tra l’altro nulla perché è personale dipendente della Regione riqualificato, ndr) e tenuti per ragioni tecnico-burocratiche (?) in stand-by, e poi si prendono 12 ispettori provenienti da chissà quale parte d’Italia a sostare in missione in Sicilia a spese dello Stato?
I veri paradossi delle pubbliche amministrazioni. “Abbiamo incontrato i sindacati – dice l’assessore al regionale Lavoro, Lino Leanza – per programmare l’immissione  ruolo degli ispettori.
In 35 hanno già il tesserino, altri 65 lo prenderanno nell’immediato e infine una quarantina stanno completando l’affiancamento.
A breve contiamo di inserire tutti e 141 i nuovi ispettori”.

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