"Acqua del sindaco", i siciliani non si fidano - QdS

“Acqua del sindaco”, i siciliani non si fidano

Rosario Battiato

“Acqua del sindaco”, i siciliani non si fidano

venerdì 19 Marzo 2010

Secondo Legambiente e Federutility sono migliaia i controlli effettuati ogni anno ma i residenti restano diffidenti. La scelta, secondo gli esperti, sarebbe riconducibile a fattori di gusto piuttosto che di salubrità

PALERMO – Acqua del rubinetto sì o no?
La scelta che privilegia la possibilità di utilizzare quella che arriva direttamente nelle nostre case sembra migliore sia in termini di risparmio economico rispetto le bottiglie del supermercato – anche se questo dato va sempre più assottigliandosi – sia per la sostenibilità ambientale visto che l’acqua del sindaco non produce rifiuti plastici e non inquina l’ambiente con i mezzi trasporto.
Un dato deve però essere essenziale e confermare aprioristicamente la scelta dell’acqua del rubinetto: la sua effettiva salubrità e quindi la garanzia di controlli costanti ed efficienti.
Secondo Legambiente e Federutility che hanno stilato un dossier dal titolo “Acqua di rubinetto? Sì grazie” il numero delle analisi che si effettuano in Italia “dipende dal volume di acqua distribuito, dalla lunghezza e dalla complessità dell’acquedotto, ma sono sempre molto più numerosi dei 4 controlli di routine e del controllo annuale di verifica previsti ogni anno dalla normativa (decreti legislativi n. 31/2001 e n. 27/2002, in attuazione della direttiva europea 98/83/CE)”.
Ogni anno in effetti dovrebbero essere eseguite dalle Asl e dalle Agenzie Regionali di Protezione dell’Ambiente e dal gestore del servizio idrico i controlli necessari per valutare se il prezioso liquido blu che arriva ogni giorno nelle nostre case corrisponda ai parametri stabiliti dalla legge per il suo utilizzo. Secondo le due associazioni sono addirittura 250 mila le analisi effettuate in un anno nella città di Roma, altrettante in Puglia e 350 mila in Provincia di Milano, Pavia e Lodi.
“I controlli sono fondamentali – ha precisato Mauro D’Ascenzi, vicepresidente di Federutility – e possono essere garantiti soltanto con una gestione professionale e industriale del ciclo idrico integrato, quindi il livello qualitativo dell’acqua italiana è tra i più alti d’Europa nonostante le tariffe più basse e non è questione di fortuna, ma di lavoro e investimenti”.
In Sicilia la qualità dell’acqua, dicono gli esperti, è tra le migliori d’Italia, soprattutto sul versante etneo, ma una certa carenza del servizio – in alcuni comuni dell’agrigentino e del palermitano non esiste un servizio h24 e a volte l’acqua manca per giorni e giorni – e una qualità che a volte si presenta visivamente scadente hanno portato i siciliani ad essere i più diffidenti di tutti nei confronti dell’acqua di rubinetto: circa il 60%, secondo dati Istat, non si fida dell’acqua del sindaco. “I siciliani sono fortunati – ha dichiarato Patrizia Brischetto, Centro Studi Economia Applicata all’Ingegneria – perché possono godere di acqua sana e potabile viste le ottime sorgenti di cui dispone l’isola”. Saranno fortunati senza sapere di esserlo sul serio visto che il mercato di acqua in bottiglia è dato in espansione, dato che, secondo gli emungitori di acqua, presto gli isolani colmeranno il divario in termini di consumo di acqua pro capite che è di 160 litri con i 190 della media nazionale.
“Non credo che la diffidenza dei siciliani – ha spiegato Brischetto – possa essere ricondotta a questioni di salubrità, ma probabilmente a fattori di gusto”. Forse incidono anche gli 8 provvedimenti di deroga rispetto i parametri nazionali di salubrità dell’acqua che tra il 2001 e il 2008 hanno riguardato l’oro blu siciliano.
 

 
Amap. Controlli a Palermo, la sete costosa di Agrigento
 
PALERMO – L’AMAP gestisce da anni il sistema idrico integrato del Comune di Palermo.
Secondo il rapporto pubblicato da Federutility e Legambiente l’AMAP a fronte di 115mila utenze, 1200 Km di rete idrica e 800 Km di fognature, e fonti di approvvigionamento al 57% per invasi e fiumi e pozzi e sorgenti per 43%, realizza 6800 campioni e 64.800 analisi in un anno, 30 campioni e 295 analisi al giorno.
Tuttavia, i controlli non bastano per convincere gli utenti perché nonostante l’acqua del sindaco appaia come la più conveniente in generale, spesso nel particolare i costi del servizio sono arrivati alle stelle proprio dove l’acqua appare di qualità meno accattivante per gli utenti e dove l’erogazione è a singhiozzo.
Ad esempio, ad Agrigento, dove la Girgenti Spa continua ad attraversare una difficile fase gestionale, nel 2008 si è arrivati a pagare 440 euro all’anno con una media di 200 mc mentre a Milano il pagamento ha toccato appena quota 103 euro all’anno.
Il 20 e 21 marzo Legambiente e Federutility scenderanno in 60 piazze italiane per ribadire l’importanza dell’utilizzo dell’acqua del sindaco.

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