Pensionati regionali, bruciati 70 milioni - QdS

Pensionati regionali, bruciati 70 milioni

Lucia Russo

Pensionati regionali, bruciati 70 milioni

martedì 23 Marzo 2010

Privilegi. La Regione regala soldi a pochi suoi pensionati.
La casta. Con la legge regionale 10 del 2000 ricchi compensi ai dirigenti senza un efficace controllo dei risultati, poi la pensione in base all’ultima retribuzione grazie alla l.r. n. 2/1962.
Calcolo della pensione. Per i dipendenti assunti prima del 1987 il calcolo della pensione viene fatto in base all’ultima retribuzione, per tutti gli altri si applica il sistema statale (l.r. 21/1986).

“Pensionati nababbi della Regione”, “Regione: 484,5 milioni di euro per 14.782 pensionati” e ancora “Regione: buonuscite al 256% in più”. Questi sono alcuni dei titoli di inchieste pubblicate dal QdS negli ultimi anni sulle pensioni esagerate di pochi privilegiati, che contribuiscono a impoverire le casse della Regione. Dunque non ci sorprende che la Corte dei Conti ha dovuto dare ragione a chi ha avuto il coraggio di pretendere di avere riconosciuta una pensione da 500 mila euro l’anno. Sì è la legge che glielo consente! Proprio per questo la stessa Corte dei Conti, da sei anni a questa parte, in sede di Giudizio di parificazione, implora la Regione di intervenire almeno a limitare quest’enorme salasso. La legge regionale n. 2/1962 consente, infatti, di andare in pensione con l’ultima retribuzione percepita.
 
Il solito pianto del coccodrillo, arriva puntuale alla notizia del superburocrate cui la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Sicilia ha riconosciuto il diritto ad una pensione di circa 500 mila euro lordi all’anno, 1.369 euro al giorno.
La Regione annuncia ricorso in appello e promette un tetto alle pensioni, così come lo chiedono i sindacati dei lavoratori regionali. Ma non è forse troppo tardi? La Regione, e gli stessi sindacati che dovrebbero fare l’interesse generale dei lavoratori, lo sapevano già.
Sin da giugno 2004, la stessa Corte dei Conti Sicilia, nelle Sezioni riunite in sede di controllo, in occasione della Relazione al Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2003, ha evidenziato, ribadendolo ogni anno allo stesso appuntamento fino allo scorso giugno 2009, un “incremento sempre più pesante dei costi sopportati dall’Amministrazione regionale per il pagamento degli emolumenti previdenziali in favore dei dipendenti assunti prima dell’entrata in vigore della legge regionale 9 maggio 1986 n. 21, per i quali il trattamento di quiescenza è disciplinato dalla legge regionale 23 febbraio 1962, n. 2, norma che – la Corte ha sempre ribadito per iscritto – assicura prestazioni nettamente superiori a quelle erogate, a parità di condizioni, agli altri dipendenti pubblici”.
Ma se è vero che verba volant, scripta manent, in Sicilia la regola pare aver fatto eccezione per ben sei anni, infatti ad oggi nulla è stato fatto dal legislatore, nonostante gli avvertimenti scritti dei magistrati contabili. E così se nel 2004 la Regione per “Trattamento di fine rapporto, pensioni ed altre indennità” dei regionali ha speso 491 milioni di euro, nel 2008 per la stessa voce ha speso 561 milioni, uno spreco di 70 milioni di euro che poteva essere evitato.
Anzi se il legislatore è intervenuto, piuttosto ha aggravato il sistema, come ha scritto la stessa Corte dei Conti nella relazione di giugno 2007: “gli interventi operati di recente dal legislatore regionale nella delicata materia del trattamento pensionistico hanno comportato non l’auspicato contenimento dei costi del sistema, ma una loro sensibile crescita nel medio e lungo periodo”.
Il “Quotidiano di Sicilia” ha sempre prestato attenzione alle analisi del problema da parte della Corte, riportiamo in pagina i titoli degli articoli più importanti dedicati, ad esempio quello del 25 agosto del 2007 “Pensionati nababbi della Regione”, oppure l’inchiesta del 5 aprile 2008 “Regione: 484,3 milioni di euro per 14.782 pensionati”, quella dell’8 aprile 2009 “I poveri pensionati della Regione, discriminazioni create dalla legge”, e ancora il 19 agosto 2009 “Regione: buonuscite al 256 % in più”.
Una voce forte si è levata in questi anni, alla quale il QdS presta particolare attenzione. È quella del Cral Regione sezione pensionati, presieduto da Emanuele Vanni, che proprio domani nella sede di via Trinacria organizza una nuova assemblea di protesta contro il Governo regionale per il mantenimento di categorie di privilegiati. Gli ex dipendenti, riuniti nel Cral Regione sezione pensionati, chiedono una modifica della l.r. 10/2000 nella parte che riguarda la dirigenza, dal momento che ha consentito forti aumenti nelle retribuzioni dei dirigenti senza legarli ad un controllo efficace sul raggiungimento dei risultati di gestione.
La legge 10 del 2000 ha consentito un notevole incremento delle retribuzioni dell’alta dirigenza già super pagata, che in alcuni casi arriva a riscuotere una pensione di circa 11.000 euro mensili, importi che superano quanto percepito da coloro che hanno cessato il servizio prima del 2001, con cifre che vanno dal 30 al 150 per cento in più, creando di conseguenza un’enorme disparità.

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