No a incarichi multipli, eliminare i privilegi - QdS

No a incarichi multipli, eliminare i privilegi

Carlo Alberto Tregua

No a incarichi multipli, eliminare i privilegi

mercoledì 24 Marzo 2010

Un solo compenso ai dipendenti

Nella pubblica amministrazione vi è uno dei tanti privilegi di cui si parla poco, che comporta una spesa addizionale di centinaia di milioni di euro in tutta Italia. Riguarda gli incarichi multipli di dipendenti e dirigenti pubblici, con le più svariate destinazioni.
è del tutto evidente che il tempo a disposizione di chi lavora ha un limite fisico in otto-dieci ore. Per alcuni stakanovisti estensibili a 14 o 15. Non si capisce come dipendenti e dirigenti pubblici possano avere incarichi addizionali al loro normale lavoro, senza abbandonarlo. In altre parole, o fanno l’uno o fanno l’altro. Invece, sembra che abbiano la capacità di moltiplicare le ore, tutte le ore necessarie a svolgere il proprio lavoro ordinario e quelli degli incarichi fuori dal loro ambiente.
Sembra, diciamo, perché in effetti se un dirigente regionale è commissario, poniamo, del Cas di Messina, non può contemporaneamente fare il proprio lavoro a Palermo e quello supplementare a Messina, non avendo il dono dell’ubiquità.
Però, nonostante ciò, ai fini dei compensi, gli incaricati hanno il dono dell’ubiquità. Infatti sommano al proprio stipendio le indennità per gli incarichi esterni. Si potrebbe obiettare che se a dipendenti e dirigenti non si pagassero le indennità extra, questi rifiuterebbero gli incarichi esterni. La risposta è che per i dirigenti dev’essere prevista contrattualmente la possibilità che essi possano essere destinati ad attività esterne, previo naturalmente il rimborso delle spese ed eventuali straordinari. Anche per i dipendenti, se il contratto fosse fatto in modo flessibile, dovrebbe essere prevista questa eventualità.
Tutta la materia che precede rientra nella logica del servizio. Significa che chiunque riceve compensi per il proprio lavoro dev’essere disponibile a realizzarlo con flessibilità e disponibilità a servire la collettività.  Questo principio non è molto diffuso, ma sarebbe opportuno che i vertici istituzionali, ciascuno per la propria competenza, i sindaci e anche i presidenti delle Province siciliane incostituzionali dessero queste tassative istruzioni.
 
Sembra poi un’enorme discrepanza quella esistente fra l’abitudine a dare incarichi multipli esterni al proprio lavoro e l’enorme quantità di personale in pancia a Regione ed enti locali. Quando l’organico di un ente pubblico o di un’azienda privata è striminzito, sarebbe logico chiedere di fare ulteriori lavori. Ma quando l’organico è due o tre volte più ampio di quello che serve e quindi in ogni ente vi sono decine, centinaia o migliaia di dipendenti in più non si capisce la ratio per cui alcuni debbano essere sovrautilizzati pur con dirigenti e dipendenti in sovranumero.
Anche in questo ambito vige l’ignominiosa legge del favore, teso ad ottenere l’incarico qui o là in modo da poter lucrare sulle asfittiche e magre casse pubbliche. In questa logica è da sottolineare con grave preoccupazione la liquidazione della pensione all’ex dirigente dell’Arra, Felice Crosta, con un assegno di quasi 500 mila euro all’anno. Questi pochi esempi fanno capire perché la Sicilia non cresce con tutte le uscite di bilancio ingessate.

Comprendiamo che la lotta ai privilegi è durissima, perché i privilegiati hanno voce, nome e cognome, e sono in condizioni di esercitare pressione e ricatti nei confronti di chi, avendo scheletri negli armadi, non può fare alcuna resistenza. Mentre i cittadini, costituendo una massa non definita, non hanno voce e sono quindi i quotidiani e le televisioni che devono prestargliela.
Un compito improbo e antipatico perché la difesa dei siciliani comporta l’evidenziazione dei privilegiati. I quali reagiscono vilmente (perché non possono farlo ufficialmente) con colpi di coda e pugnalate alle spalle. Essi non ricordano che se la verità ferisce, non è colpa di chi la dice, ma della verità stessa.
Gli assessori regionali proclamano l’urgenza di tagliare le spese, ma non dispongono di coltelli affilati, solo di parole che il vento disperde. Mentre è indispensabile che ognuno di essi faccia fronte alle proprie responsabilità con atti concreti, comunicati giornalmente ai siciliani.

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