Mobilità, i sindaci non hanno Piani - QdS

Mobilità, i sindaci non hanno Piani

Francesco Torre

Mobilità, i sindaci non hanno Piani

venerdì 26 Marzo 2010

Enti locali. Su viabilità e mobilità si improvvisa solamente.
L’obbligo. I Comuni con più di 30 mila abitanti devono dotarsi del Put - e aggiornarlo ogni due anni - per migliorare le condizioni di circolazione stradale e ridurre l’inquinamento.
La realtà. Solo la Città dello Stretto ha un Put ma risale al 1998. Nulla di fatto a Palermo e Catania. Le prefetture non segnalano al ministero dell’Interno le amministrazioni inadempienti.

PALERMO – Le tre città metropolitane della Sicilia (Palermo, Catania e Messina) sono soffocate dal traffico automobilistico, ma i sindaci non provvedono a dotarsi del Put (Piano urbano del traffico) obbligatorio per legge nei Comuni con popolazione superiore a 30 mila abitanti.
Solo nella Città dello Stretto esiste un vecchio Piano del 1998, ormai superato, mentre a Palermo ci stanno ancora studiando, così come a Catania, dove il sindaco ha dato incarico a un esperto di redigere il Put.
Del resto, nessuno sanziona le amministrazioni inadempienti. Neanche le Prefetture e il ministero dell’Interno, che per legge hanno il dovere di vigilare e di sollecitare i Comuni perché adottino lo strumento.
 
Nuovo Codice della Strada, entrato in vigore il 1° gennaio 1993. Articolo 36: “Ai Comuni con popolazione residente superiore a 30.000 abitanti è fatto obbligo dell’adozione del Piano Urbano del Traffico. I piani di traffico sono finalizzati ad ottenere il miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale, la riduzione degli inquinamenti acustico ed atmosferico ed il risparmio energetico. Il piano viene aggiornato ogni due anni”.
Da allora sono passati 17 anni, e i nostri maggiori Comuni hanno avuto tutto il tempo necessario per adeguarsi alla normativa. Eppure sui loro siti internet del Piano Urbano del Traffico (in gergo Put) non vi è traccia. E quando andiamo a chiedere maggiori informazioni ai dipartimenti Viabilità e agli assessori competenti i nostri sospetti diventano certezze. I comuni di Palermo e di Catania un Piano urbano del traffico non l’hanno mai adottato, mentre il Comune di Messina l’aveva fatto nel lontano 1998 ma da allora non l’ha mai aggiornato.
Come spiega la normativa di riferimento, il Put è uno strumento indispensabile per la regolamentazione ed il controllo del traffico, così come per la programmazione di interventi specifici (rallentamenti di velocità e dissuasori di sosta, modifiche ai flussi di circolazione, pedonalizzazioni, zone a traffico limitato) che si rendano necessari in relazione agli obiettivi da perseguire.
A Palermo, per esempio, i livelli di Pm 10 continuano ad essere costantemente sopra la soglia consentita, e la mancanza di provvedimenti per limitare l’inquinamento atmosferico ha avuto come conseguenza un processo a carico del sindaco, Diego Cammarata, e dei due ex assessori comunali, Giovanni Avanti e Lorenzo Ceraulo. Per non dire della gaffe sulle Ztl, un boomerang costato decine e decine di migliaia di euro, e di una “tentacolare, vorticosa” circolazione veicolare, diventata addirittura una barzelletta grazie al film “Johnny Stecchino” e alle famose “3 piaghe della Sicilia”.
E Catania? Una città allo sbando, perennemente congestionata dal traffico, con un trasporto pubblico mediocre e vittima di una totale assenza di controllo. Come pure Messina, dove comunque degli interventi importanti per la viabilità sono stati effettuati, ma che tra le tre città è sicuramente quella messa peggio dal punto di vista infrastrutturale.
Che il Piano Urbano del Traffico non sia una pura formalità lo dimostra l’importanza che esso ha rivestito nella riorganizzazione veicolare delle cosiddette “gemelle del Nord”, tutte in tal senso attrezzatissime. A Genova, per esempio, il primo Piano è stato adottato nel 1995 e da allora periodicamente viene aggiornato. La programmazione ha consentito di concentrare una prima parte di interventi sul centro storico e una seconda sulle periferie e sui canali di collegamento tra esse e la zona degli uffici. E i risultati sono evidenti: una riduzione significativa del tasso medio di agenti inquinanti; un aumento del livello di sicurezza per automobilisti e pedoni; una riduzione dei tempi di movimentazione veicolare; un aumento dei passeggeri del trasporto pubblico locale. Ovvero obiettivi da centrare assolutamente anche nelle nostre città. Ma che vengono purtroppo costantemente disattesi.
Altri esempi? A Venezia il Put è entrato in vigore nel 2002 ed è stato aggiornato nel 2007 con una regolamentazione specifica della Ztl, decisione che ha evitato i disastrosi strascichi delle migliaia di ricorsi che hanno affondato i bilanci dei Comuni di Palermo e Messina. In tal senso a Verona, dove il Put è stato adottato nel 1997 e da allora costantemente monitorato, si è pensato anche di stilare un Piano Urbano della Sosta che non fosse mirato esclusivamente a fare cassa, come a Messina dove si obbligano gli automobilisti a pagare quasi ovunque nel centro storico, anche in assenza di autobus e tram, ma proprio per incentivare l’uso del trasporto pubblico.
E’ così complicato comprendere l’importanza di tali strumenti? Lo sappiamo, la nostra classe politica non brilla né per intraprendenza né per competenza, e nemmeno  i nostri dirigenti pubblici, ma è anche per questo che il Codice della Strada prevede in coda all’art. 36 il seguente comma: “I comuni e gli enti inadempienti sono invitati, su segnalazione del prefetto, dal Ministero dei lavori pubblici a provvedere entro un termine assegnato, trascorso il quale il Ministero provvede alla esecuzione d’ufficio del piano e alla sua realizzazione”. Perché in 17 anni nessun prefetto di Palermo, Catania o Messina ha segnalato la violazione della normativa? Perché nessun Comune è stato messo alle strette dal Ministero competente per attuare il Piano Urbano del Traffico?

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