Snellire la burocrazia per liberare lo sviluppo - QdS

Snellire la burocrazia per liberare lo sviluppo

Marina Pupella

Snellire la burocrazia per liberare lo sviluppo

venerdì 02 Aprile 2010

Forum con Marco Venturi, assessore regionale Attività produttive

PALERMO – Assessore, lei ha parlato della necessità di una vera azione riformatrice della burocrazia amministrativa. Crede possano esserci i presupposti per attuarla?
“I mali della Sicilia purtroppo vengono da lontano. Mafia, illegalità, pizzo, ma poi esiste una burocrazia che non si trova da nessun’altra parte d’Italia. L’apparato burocratico regionale, e non solo, è il male di tutti i mali; crea impedimenti, ostacoli e disagi a chi vuole investire o a chi semplicemente desidera ricevere un servizio che non ha.
Di sicuro, bacchette magiche non ce ne sono. Bisogna capire di dover iniziare attraverso percorsi virtuosi, come quelli intrapresi ad esempio da città come Reggio Emilia, o Verona, dove la Pubblica amministrazione funziona e dove il cittadino sa di potersi avvalere di effetti sanzionatori laddove riscontra delle inefficienze. Ecco, questo qui non esiste. Nelle nostre amministrazioni manca un codice comportamentale, che metta in riga tutti e soprattutto che faccia comprendere che non vi sono solo diritti ma anche doveri”.
Ma questo non dovrebbe essere ascritto nei contratti di lavoro?
“Bisogna lavorarci, dobbiamo modernizzare questa Sicilia. Dobbiamo sforzarci tutti, con l’obiettivo di diventare leader dell’Europa e non del Nord Africa. Si devono innescare dei processi virtuosi, con i quali far capire che ognuno di noi deve fare bene il proprio mestiere, dalla Camera di commercio, ai Comuni e ai consorzi, per citarne solo alcuni. Intoccabili non ce ne devono essere.
Le lungaggini burocratiche si possono snellire se, dal vertice fino al basso, c’è la volontà di accelerare i processi; le leggi ci sono, ma bisogna fare in modo che vengano applicate il più possibile. Perché il freno dello sviluppo in Sicilia è da ricercarsi nell’atteggiamento tipico di tutta la politica prima, della burocrazia dopo ma anche della gente, di far ricorso agli “amici” per risolvere i problemi. Una mentalità ed una consuetudine purtroppo assai radicate e che non sarà facile cambiare.
Da assessore, quindi da persona che ora sta dentro l’amministrazione, ho visto meglio quel che non funziona per chi è al di fuori. Lo sapevo prima e lo so a maggior ragione adesso. Ma ripeto, è necessario uno sforzo comune per innescare il cambiamento. Io ad esempio, ho commissariato un Comitato (il comitato di gestione del Fondo del commercio su cui pende un contenzioso amministrativo, ndr) per snellire delle pratiche. Adesso, con Salvatore Lanzetta commissario straordinario indicato da me e nominato dal presidente Lombardo, sono state esitate in venti giorni oltre 200 istanze.
Abbiamo dato una risposta concreta a chi attendeva da tempo. Ciò vuol dire che se si vogliono fare le cose, si possono fare. Se il politico – sebbene nel mio caso io sia un tecnico e quindi ho un approccio diverso- misurasse il suo consenso non più in base ai voti che prende, ma in base al suo senso di responsabilità, al servizio che è stato in grado di offrire ai cittadini e si facesse valutare per quello che ha fatto e non per quel che dice che farà, sicuramente otterrebbe più credito. Ciò implica anche più responsabilità da parte degli elettori che devono scegliere politici coerenti, che traducano in atto le parole.
Una società veramente moderna dovrebbe muoversi in questo senso. Guardi, per due anni sono andato in giro per le scuole, con la scusa di parlare di legalità coi ragazzi. Ma in realtà, si è fatta molta educazione civica, perché si spiegava ai ragazzi che il ricorso alla raccomandazione non serve e non aiuta ad andare avanti, e che lo studio è un diritto-dovere. Tutti noi abbiamo diritti e doveri”.
In ambito energetico, cosa farà l’assessorato delle Attività produttive in sinergia con gli altri assessorati competenti nel settore?
“Oggi la scommessa importante è puntare sulle fonti rinnovabili, creare un’industria dell’energia alternativa. Occorre realizzare anche una filiera per gli impianti, quindi pale, specchi e quant’altro, è necessario che noi ci facciamo promotori di una produzione in loco, piuttosto che dover acquistare altrove la materia prima”.
 

 
Rigassificatore di Priolo, prendere subito la decisione. Estendere la banda larga su tutto il territorio

Crias ed Ircac dipendono dall’assessorato delle Attività produttive?
“Sono entrambe controllate dal nostro assessorato”.
Si parla di un’unificazione di questi istituti, lei che ne pensa?
“Più che ad una fusione fredda, penso sarebbe più opportuno, creare un altro organismo bancario unico che sia più vicino al mondo delle imprese. L’Ircac, che al momento è commissariata, sta dimostrando di lavorare bene”.
Sul rigassificatore di Priolo, invece, che mi dice? Non stiamo arrivando ad una sovrapproduzione energetica?
“Siamo arrivati a produrre un 6 per cento in più di energia rispetto a quella che consumiamo, ma non riusciamo a metterla in rete. Bisognerebbe velocizzare la realizzazione delle “autostrade dell’energia”, perché a noi manca il collegamento con la rete nazionale. Già si potrebbe abbattere del 25 per cento il costo dell’energia, poi il fatto di realizzare o meno un altro rigassificatore quella è una scelta politica importante. Io credo si debba prendere una decisione subito, sia essa positiva o negativa, ascoltando naturalmente i pareri di tutti, cittadini compresi. Non si può continuare a stare nel limbo dell’attesa, non possono passare sei anni prima di decidere il da farsi; in un periodo di tempo così lungo, le tecnologie cambiano. Un altro settore che mi sta molto a cuore è la diffusione della banda larga. Vi sono zone della Sicilia dove le aziende non hanno l’Adsl, bisognerebbe fare un programma di investimenti con Telecom da estendere su tutto il territorio siciliano”.

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