Recuperare i ritardi sui fondi comunitari - QdS

Recuperare i ritardi sui fondi comunitari

Luca Insalaco

Recuperare i ritardi sui fondi comunitari

mercoledì 07 Aprile 2010

Forum con Santi Formica, vice presidente vicario Assemblea regionale siciliana

PALERMO – Onorevole Formica, dal punto di vista dell’attività legislativa nota delle differenze tra questa legislatura e quella precedente?
“La precedente legislatura si è contraddistinta per un grande stato d’incertezza, che ha finito per condizionarne l’attività e bloccarne il percorso. Quella attuale, che era stata presentata come una legislatura di rottura rispetto al passato, mostra purtroppo alcuni somiglianze. Anche in questo caso, infatti, l’attività amministrativa è ferma per l’indecisione nel fare le riforme necessarie al cambiamento.
All’inizio si diceva che era necessario dare tempo al nuovo presidente ed alla nuova Giunta, ora però i ritardi si sono fatti abbastanza pesanti e gli effetti si vedono soprattutto sulla spesa dei fondi europei e dei fondi Fas Il danno pagato a questa condizione di stallo è enorme. Basti ricordare che nella precedente legislatura i fondi Fas erano quasi quattordici miliardi, fondi che ora sono diventati appena quattro.
Inoltre, il Governo nazionale ha avocato a sé la competenza di riprogrammare i vecchi fondi Fas e le risorse liberate, sulle quali quindi non abbiamo più voce in capitolo. Viviamo una fase di fibrillazione economica molto forte, e di conseguenza è in atto una vera e proprie guerra tra regioni ed enti per accaparrarsi le poche risorse disponibili.
Il rischio, insomma, è che le risorse non sfruttate da noi, vengano stornate alle altre regioni e quindi spostate al Nord, come del resto è accaduto con i fondi Fas, utilizzati per pagare la cassa integrazione soprattutto degli operai settentrionali. Per evitare spiacevoli conseguenze e non pagare a caro prezzo il ritardo, mi auguro che il presidente Lombardo riesca a recuperare il tempo perduto. è nel suo interesse, del resto, visto che deve rendere conto del suo operato agli elettori. Dobbiamo mettere da parte i contrasti e riuscire a trovare alcuni punti condivisi per rilanciare l’azione amministrativa”.
Non sarà che anche il Parlamento contribuisce a questi ritardi?
“L’anno scorso l’Ars si è contraddistinta per il maggior numero di leggi varate, battendo le altre regioni italiane, oltre ai nostri record. Non c’è mai stato quindi un atteggiamento ostativo da parte dei deputati. Certo, a volte prevale l’ostruzionismo, ma poi su alcuni temi – penso, per esempio, al Piano casa appena varato – il dibattito si fa serio ed entra nel merito delle questioni”.
E sulla riforma delle Ato Spa, invece?
“La riforma richiede senz’altro un approfondimento delle forze politiche. Le Ato, del resto, si trascinano un buco da un miliardo di euro, con una perdita da 1,5 milioni di euro al giorno. Un sistema che è fallito, in primo luogo, sullo smaltimento dei rifiuti. Era stato costruito, infatti, sulla realizzazione dei quattro termovalorizzatori, inceneritori poi bloccati dalla Corte di Giustizia Europea. Non ha funzionato anche per lo sganciamento dalla responsabilità dei sindaci, con un interesse a creare posti di lavoro, più che a coprire i costi. Quella delle Ato doveva essere la madre di tutte le riforme: Lombardo aveva mostrato l’intenzione di intervenire con un decreto e invece poi ha fatto un passo indietro. Io, al suo posto, avrei bloccato la macchina quando le perdite erano inferiori. Nella sanità, siamo alle prese con un Piano di rientro che provocherà disagi ai cittadini a fronte di un risparmio 200 milioni di euro: non si capisce perché, non si sia intervenuti per evitare perdite ben più alte anche per le Ato”.
Pensa che il sistema regionale possa conciliarsi con la soppressione delle Ato idriche e dei rifiuti votata a livello nazionale?
“Il sistema potrebbe reggere all’assenza delle Ato nel resto d’Italia. Certo, bisognerebbe apportare qualche modifica alla riforma regionale, in modo da renderla coerente con la normativa nazionale e comunque eliminare alla radice gli elementi che hanno portato al fallimento del sistema. È fondamentale, comunque, avere un ambito territoriale provinciale per il solo smaltimento, mentre tutto il resto può benissimo essere lasciato ai consorzi di comuni”.
 

 
Occorre ridurre le spese di personale dell’Ars garantendo, in contemporanea, la qualità dei servizi
 
Organizzazione dell’Ars: ci sono novità per evitare disfunzioni e ridurre le spese?
“Il personale ha senza dubbio è un grosso peso in termini di costi, che aumentano di anno in anno, al contrario di quanto avviene per i deputati. Dobbiamo per questo prendere delle decisioni – naturalmente, concordate con le parti – per perseguire la sostenibilità della spesa e nello stesso tempo garantire la qualità dei servizi. Per quanto riguarda invece la qualità, posso assicurare che i dipendenti sono di ottimo livello.
Lo dimostrano i momenti di confronto con i colleghi del Senato, dai quali sono sempre arrivati grandi attestazioni di professionalità. Anche a detta dei sindacati, il personale denota certamente delle carenze in alcuni settori, ma non degli esuberi. Sarebbe necessario un Piano operativo del personale”.
Cosa occorre alla Sicilia per recuperare il gap con le altre regioni?
“Non si capisce perché, a parità di condizioni, un imprenditore debba decidere di investire da noi, con problemi quali la criminalità organizzata e mancanza di infrastrutture. Se vogliamo attirare gli investimenti dobbiamo offrire una burocrazia snella e spedita, che dia risposte certe, oltre a realizzare, gli sportelli unici in tutti i comuni. Invito quindi il presidente Lombardo, a velocizzare l’iter per la riforma della burocrazia. Basterebbe realizzare questi punti e abbassare il costo del lavoro per fare il successo della Sicilia e valorizzarne la posizione geografica al centro del Mediterraneo”. 

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