Se l’incidente di Civitavecchia fosse avvenuto a Priolo-Augusta - QdS

Se l’incidente di Civitavecchia fosse avvenuto a Priolo-Augusta

Luca Salici

Se l’incidente di Civitavecchia fosse avvenuto a Priolo-Augusta

mercoledì 07 Aprile 2010

Il sindaco del comune laziale annuncia la chiusura dell’impianto Enel dopo la morte di un operaio. Protezione civile: nell’area un evento ogni 5 giorni. Oggi commissione all’Ars

SIRACUSA – Tanti gli interrogativi dopo l’incidente alla centrale Enel di Civitavecchia di domenica scorsa, in cui ha perso la vita l’operaio Sergio Capitani (33 anni) dopo la rottura di una tubatura. Ieri l’impianto di Torre Valdaliga è stato chiuso per otto ore. Il sindaco della cittadina portuale, Giovanni Moscherini, ha annunciato in accordo con il presidente della provincia di Viterbo e della Provincia di Roma, “la chiusura della produzione della centrale per il tempo necessario a fare chiarezza definitiva su quanto accaduto”. Il primo cittadino ha anche annunciato, davanti agli operai della centrale che hanno occupato la sala del Consiglio comunale, che oggi farà un decreto sindacale di chiusura perché “tre morti in tre anni sono troppi”.
L’ennesima soluzione emergenziale dopo una tragedia. Gli interrogativi quindi continuano ad essere molti se facciamo un confronto con la nostra Isola: in Sicilia ci sono 12 centrali elettriche in tutto. In particolare, nell’area più a rischio, quella di Priolo-Melilli-Augusta ci sono tre centrali: due dell’Enel (ad Augusta e Priolo, entrambe termoelettriche) e una Isab (a gas, a Priolo) che alimentano principalmente le raffinerie e il petrolchimico.
Come abbiamo più volte ribadito, nelle inchieste del Quotidiano di Sicilia, si sono verificati 193 incidenti fra il 2007 ed il dicembre 2009 nel polo petrolchimico di Priolo-Augusta-Melilli, uno ogni cinque giorni. Lo afferma la relazione del Dipartimento di protezione civile, Servizi rischi ambientali e industriali di Siracusa, che porta in calce la firma di Salvatore Cocina, ex dirigente generale della Protezione civile regionale. “Il primo nucleo del polo petrolchimico di Priolo Gargallo – dice Cocina – è stato realizzato nel 1949 ed è entrato in servizio tra il 1950 ed il 1953. Parte di questi impianti sono ancora in funzione ma hanno già alle spalle quasi mezzo secolo di attività”. Non solo. Oltre all’età c’è un altro problema: la continua insufficienza dei dati di monitoraggio. Infatti nel Triangolo industriale l’Arpa possiede solo due centraline e gli impianti di verifica non rilevano in tempo reale. Terzo, ma non meno importante: alcuni degli impianti entrati in funzione negli anni ‘50 e ancora attivi non resisterebbero ad un terremoto, in un’area che sappiamo essere altamente sismica. Cocina è atteso, tra l’altro, proprio oggi in  commissione regionale rischi ambientali, convocata per focalizzare l’attenzione sul rigassificatore di Priolo-Melilli. Come se non bastasse, infatti, quella zona è stata individuata per la costruzione dell’impianto della Jonio Gas. E allora ci chiediamo perché il decreto del sindaco di Civitavecchia, che ha chiuso una centrale a rischio, deve essere sempre adottato a fatti accaduti,  dopo che c’è scappato il morto? Perché non pensare alla prevenzione, perché continuare ad ostinarsi e rendere ancora più a rischio il Polo siracusano. Cosa dovrebbero fare i sindaci del triangolo della morte?
Ieri gli operai di Civitavecchia hanno presidiato l’entrata dello stabilimento insieme ai rappresentanti sindacali. Nessuno è entrato, nella centrale dove, ogni giorno, sostengono, “l’Enel ci manda ogni giorno allo sbaraglio”.
C’era voglia di sfogarsi tra gli operai che ogni giorno all’interno dell’impianto di Torre Valdaliga vivono “l’incubo della mancanza di sicurezza”. “Poteva accadere a chiunque di noi perché – spiegano – se inserisci una sonda in un tubo otturato dove la pressione non viene prima fermata, questo tubo non può che esplodere. Infatti quella che ha colpito Capitani è stata una cannonata”. E tutto questo non molto lontano da qui.

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