Vecchie zolfare, un tesoro da rivalutare - QdS

Vecchie zolfare, un tesoro da rivalutare

Francesco Sanfilippo

Vecchie zolfare, un tesoro da rivalutare

giovedì 08 Aprile 2010

L’attività estrattiva è definitivamente cessata nel 1988, in conformità a quanto disposto dalla legge regionale n. 34. L’idea è di trasformare le miniere abbandonate in un parco geo-minerario, linfa per il turismo

PALERMO – Le “zolfare”, le miniere di zolfo siciliane, hanno fornito un forte sviluppo per l’economia della Sicilia fin quando sono rimaste in funzione. In esse, intere generazioni di lavoratori hanno estratto il prezioso minerale dai molteplici impieghi, così come sono state mute testimoni di grandi tragedie provocate da crolli ed esplosioni.
L’attività estrattiva è definitivamente cessata nel 1988, in conformità a quanto disposto dalla legge regionale n. 34, che ha sancito la chiusura delle miniere di zolfo siciliane. Tuttavia, le zolfare stanno perdendo progressivamente i propri ambienti a causa dell’assenza di manutenzione che non è più realizzata da decenni. Al contrario, è diventato terra di nessuno, luogo d’incuria e abbandono, dove si possono trovare discariche abusive e illegali. Per impedire che il patrimonio delle zolfare vada perduto, Legambiente ha proposto una legge sulla conservazione delle miniere, che è stata presentata a Palermo il 30 marzo all’interno di un dossier intitolato “25 cose da fare subito per l’archeologia industriale delle zolfare siciliane”. Nella proposta, si suggerisce di trasformare le miniere abbandonate delle zolfare siciliane in un parco geo-minerario. Tra le principali miniere interessate dall’eventuale provvedimento, ci sono la miniera di Cozzo Disi e quella di Ciavolotta. 
La miniera di Cozzo Disi è stata sino al 1964 una delle più grandi miniere di zolfo d’Italia e, dopo la chiusura di Perticara e di Cabernardi, la più grande in assoluto.  Nonostante la chiusura disposta dalla legge 34, la Cozzo Disi è stata tenuta in manutenzione sino al 1992, tant’è che il suo sotterraneo si è conservato sino all’ottavo livello, cioè per circa duecentotrenta metri di profondità.
La miniera possiede peculiarità mineralogiche e naturalistiche di particolare rarità e, in qualche caso, uniche al mondo, come le grandi garbere del terzo livello, che sono maestose cavità carsiche con le pareti ricoperte da immensi cristalli di gesso di eccezionale purezza e trasparenza. La miniera di Ciavolotta, al contrario, ha una storia secolare che s’identifica quasi con quelle dell’industria zolfifera siciliana. Il giacimento è stato scoperto nella provincia di Agrigento nel 1891, a qualche centinaio di metri dagli affioramenti e a circa 20-25 metri di profondità, e ha avuto la forma di una lente. Ha conservato ancora il caratteristico aspetto desolato riarso e lunare della zolfara siciliana, ma il sotterraneo è molto articolato. Infatti, quest’ultimo ha presentato l’eccezionale formazione geologica delle zubbie, mineralizzazioni spettacolari di rilevante carattere scientifico, che rendono la Ciavolotta una miniera unica al mondo. Le zubbie si presentano come grandi cavità piene di minerale quasi puro e circondate da una vasta zona mista di zolfo e gesso con tenori elevati.  Sono completamente tappezzate di zolfo mammellonare amorfo di colore e trasparenza, simili all’ambra. Gianfranco Zanna, responsabile per i Beni culturali di Legambiente Sicilia, ha, tuttavia, rilevato: “Le zolfare siciliane non stanno bene. Anzi, se non si interviene subito, quello che resta della civiltà dello zolfo verrà perduto per sempre”.
 


L’appello di Zanna. Dalla memoria, occasione di sviluppo per l’Isola
 
“Non stanno bene le zolfare siciliane. Quasi tutte sono sempre di più terra di nessuno, luoghi di incuria, dove si può trovare di tutto in numerose discariche abusive e illegali. Poche hanno visto l’interesse della mano pubblica. E per fortuna ci sono stati tanti volontari e appassionati che hanno lavorato per difenderle da chi voleva depredarle perfino della loro anima. Non parliamo delle cose fatte per le zolfare in questi anni, sono purtroppo poche ma significative. Si tratta ora di metterle in rete e farle conoscere. Anche per questo ci battiamo per l’istituzione del Parco. In alcuni casi, le nostre proposte e richieste completano e sono collegate a interventi già portati a termine o a progetti che si stanno realizzando. Occorrono venticinque cose da fare subito, attivandosi immediatamente, per salvare una parte significativa dell’archeologia industriale delle zolfare siciliane. Alcune sono a costo zero, altre sono vere e proprie emergenze, altre ancora più di prospettiva e che prefigurano già l’idea, l’attività e le finalità del Parco delle zolfare, per rendere fruibile il meraviglioso patrimonio storico, culturale e architettonico che ancora conservano. Ci vorrà tanto impegno e volontà, ci vorranno risorse economiche, serviranno diversi espropri, bisognerà convincere ancora tanta gente, ma se ci si crede è questa la strada giusta. Noi faremo la nostra parte, come sempre, perché memoria e bellezza sono il futuro di questa nostra isola meravigliosa”.

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