Regione in missione, turisti in fuga - QdS

Regione in missione, turisti in fuga

Alessandro Teri

Regione in missione, turisti in fuga

martedì 13 Aprile 2010

Turismo. Propaganda della Regione non convince i turisti.
Missioni all’estero. I rappresentanti della Regione si sono mossi un bel po’ tra il 2008 e il 2009: Germania, Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda, Repubblica Ceca, Svezia, Russia e perfino Giappone.
Stranieri. A tinte fosche le cifre che riguardano i soggiorni di viaggiatori stranieri nel 2009: quasi in seicentoventimila mancano all’appello, con un eloquente ammanco del 13,05 per cento.

PALERMO – Il vento che spazza le coste siciliane e arriva fino all’entroterra non riesce più a gonfiare le vele del turismo. Le correnti di mare e di terra accompagnano nell’Isola sempre meno viaggiatori; gli aerei, le navi e i treni che solcano i confini siciliani trasportano sempre meno turisti italiani e stranieri.
I dati parlano chiaro e fotografano una realtà, quella del settore turistico in Sicilia, che nel 2009 ha subito una preoccupante flessione. Seppur la Regione non lesini in investimenti, avendo garantito negli ultimi due anni la sua presenza in trenta fiere turistiche nazionali e internazionali. Si cercano soluzioni per risollevare una situazione che è a dir poco preoccupante.
 
Ma le ingenti spese per la promozione evidentemente non hanno avuto un ritorno, e i milioni di euro serviti per finanziare le missioni di assessori e dirigenti non sono tornati indietro con gli interessi. Se di investimenti si trattava, i dovuti frutti non si sono ancora visti.
L’emergenza è lampante e corroborata dai numeri, nonostante nel Piano di propaganda turistica per il 2009 fossero stati messi in conto un totale di 6 milioni di euro. E la prima voce, tra i settori d’intervento previsti, è quella che riguarda proprio la partecipazione a borse e fiere, con un esborso di un milione di euro. Tra febbraio e novembre dello scorso anno, gli stand con la bandiera della Trinacria sono stati montati in 8 fiere entro i confini italiani, a partire dalla rinomata Bit di Milano. Per non parlare poi delle missioni in terra straniera, che sono state dieci. I rappresentanti della Regione e dell’assessorato al Turismo si sono mossi un bel po’: Germania, Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda, Repubblica Ceca, Svezia, Russia e perfino Giappone.
Facendo un passo indietro fino al 2008, i viaggi fieristici organizzati per delegazioni di certo ben nutrite erano già stati dodici (sette all’estero e cinque in Italia), per una spesa totale di circa seicentomila euro.
A questo punto, però, potrebbe sorgere qualche dubbio sulle attitudini manageriali di chi ha viaggiato in lungo e in largo, con la missione di spianare la strada all’arrivo nell’Isola di frotte turistiche.
Perché i conti sono in rosso fisso: il calo di presenze in Sicilia dal 2008 al 2009, stando ai numeri forniti dall’assessorato regionale al Turismo, è incontestabile. Puntando la lente d’ingrandimento sulle nove province siciliane (con i ventitre Servizi turistici regionali sparsi sul territorio), mettendo assieme il flusso dei quasi quattordici milioni annui di visitatori complessivi tra italiani e stranieri, si ha un calo rispettivamente del 9,90 e del 10,14 per cento. 
Le strutture alberghiere sono più vuote. I turisti italiani arrivati in Sicilia lo scorso anno, che poi hanno soggiornato in un hotel, sono stati centocinquantamila in meno rispetto a due anni fa, percentualmente parlando c’è stato un calo dell’8,44 per cento. Ancora più fosche sono le cifre che riguardano i soggiorni di viaggiatori stranieri: quasi in seicentoventimila mancano all’appello, con un eloquente ammanco del 13,05 per cento.
Ma la mappa della crisi turistica non è per fortuna distribuita in modo omogeneo sullo scacchiere siciliano. Ci sono province più o meno virtuose, tra cali vistosi e perdite contenute.
In un solo caso i numeri risultano essere sempre puntati al rialzo: ad Agrigento la crisi del turismo sembra non essersi fatta viva. La città della Valle dei Templi, con tutti i comuni della provincia e i tre Str presenti, fa segnare un aumento generalizzato di arrivi e presenze (tra i italiani e stranieri): più 12,48 e 31,68 per cento.
Lo stesso purtroppo non si può dire per la provincia di Ragusa, dove gli indicatori invece sono tutti al ribasso. In questo caso, però, non sono tanto i turisti stranieri a fare mancare il loro apporto quanto i nostri connazionali, con un cinquantacique per cento preceduto dal segno meno.
Tirando le somme, di spese promozionali ce ne sono state, e tante. Ma purtroppo l’industria turistica siciliana è ancora lì che aspetta i tanto attesi segnali di ripresa.

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