La Sicilia risorge se ha capacità di fare - QdS

La Sicilia risorge se ha capacità di fare

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia risorge se ha capacità di fare

mercoledì 14 Aprile 2010

Utilizzare costi standard e organizzazione

Il summit a casa Berlusconi ad Arcore tra i vertici del Pdl e della Lega, ha stabilito una tabella di marcia per realizzare le riforme indispensabili a modernizzare il Paese. Tra esse assume particolare rilevanza quella sul federalismo, il cui primo atto formale è dato dalla legge 42/09. Questa ha valenza di indirizzo perchè nel merito non è stata data alcuna informazione.
Com’è noto, il federalismo ha il suo cardine nel tra sferire alle Regioni il potere impositivo, di modo che i cittadini abbiano un riscontro più rapido del rapporto fra imposte pagate e servizi ricevuti. Ma il federalismo si trasferisce ancora più a valle fino ad arrivare ai Comuni, i quali sono la vera cellula della Comunità nazionale.
Il sistema generale dovrebbe basarsi sul principio europeo della sussidiarietà secondo il quale “faccia la Regione quello che non può fare il Comune, faccia lo Stato quello che non può fare la Regione”.

Il federalismo si attuerà attraverso due dlgs attuativi su costi standard e autonomia impositiva. Ma vi sarà un altro dlgs che riguarda il federalismo demaniale, mediante il quale lo Stato trasferisce a Regione e Comuni la proprietà di caserme, spiagge, porti, miniere e via elencando. Esso è all’esame delle Commissioni parlamentasi e dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri entro il 31 maggio 2010, pena la decadenza dell’intera delega.
Il dlgs sul federalismo demaniale è il primo dei 17 dlgs previsti dalla richiamata legge 42/09. Il secondo e il terzo saranno quelli indicati prima, e cioè su costi e fabbisogni standard nonchè su autonomia impositiva. 
Costi e fabbisogni standard costituiranno il superamento della spesa storica perché, soprattutto in materia di sanità, istruzione e assistenza sociale, bisognerà stabilire un livello che coniughi il soddisfacimento delle richieste che provengono dai cittadini con la spesa minima possibile: insomma, il miglior rapporto tra costi e benefici.
Regione e sindaci siciliani hanno sottovalutato la portata di questa innovazione perché non hanno capito che essa costituirà una sorta di camicia di forza che ingabbierà le spese.

 
Non appena pubblicato il dlgs,  emergerà, in tutta la sua portata, l’incapacità dei sindaci siciliani (non tutti) di gestire con efficienza i sevizi loro affidati, perché, a parità di servizi e per unità di ognuno di essi, emergerà, in tutta evidenza, un eccesso di spesa in un Comune siciliano rispetto a un Comune, poniamo toscano, di pari dimensione.
Lo stesso confronto fatto fra la Sanità siciliana e quella toscana farà emergere la stridente differenza fra il costo dei servizi resi in Sicilia (nonchè la qualità) e quello dei servizi resi in Toscana. Non si capisce perchè in quella regione i cittadini vengano soddisfatti bene a costi minori, mentre in Sicilia i malati sono insoddisfatti seppur si spenda molto di più. La questione deriva da inefficienza e clientelismo, cioè da mancanza di organizzazione e dallo scambio del voto con il favore.

Il terzo dlgs riguarda, come prima scritto, l’autonomia impositiva, in modo da coinvolgere i Comuni nella lotta contro l’evasione delle imposte indirette (in primis l’Iva) e dirette (Irpef, Ires, Irap). La collaborazione verrebbe automatica in quanto lo Stato darebbe la possibilità al territorio di trattenere una parte di queste imposte.
Come si evince dalla breve descrizione che precede, si prepara una razionalizzazione della spesa pubblica alla quale la Sicilia, volente o nolente, dovrà adeguarsi perchè il risvolto è che lo Stato effettuerà i trasferimenti alla Regione (e da essa ai Comuni) in funzione dei costi standard. Con la conseguenza che i sindaci che per unità di servizio spenderanno di più, dovranno trovare le risorse per fronteggiare l’eccesso di spesa. E questo li metterà in cattiva luce nei confronti dei propri cittadini amministrati.
In questo quadro è dunque indispensabile che Regione e Comuni siciliani mettano mano ai rispettivi piani industriali per trovarsi in fase con i costi standard non appena essi saranno pubblicati. Per far questo, devono procedere a una forte riorganizzazione dei servizi improntati a valori di merito e responsabilità.

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