Non culi sulle sedie ma rotaie e infrastrutture - QdS

Non culi sulle sedie ma rotaie e infrastrutture

Carlo Alberto Tregua

Non culi sulle sedie ma rotaie e infrastrutture

martedì 20 Aprile 2010

Trasferire i dipendenti ad attività produttive

Il guaio della Sicilia è continuare a mettere culi sulle sedie in tutte le pubbliche amministrazioni. Personale, cioè, di cui nessuno ha bisogno anche perché non possiede competenze. È a tutti noto che ogni investimento di un miliardo di euro mette in moto 10-15 mila posti di lavoro. Si tratta, quindi, di stornare spese clientelari e inutili dai bilanci della Regione e dei Comuni, adoperati per pagare inutili stipendi, consulenze e simili, e finanziare progetti cantierabili preparati con sapienza, appunto da Enti locali e dalla stessa Regione.
Tali progetti dovrebbero essere messi in gare pubbliche con immediatezza dagli stessi enti o dagli Urega provinciali in modo da motorizzare una macchina economica che produca ricchezza sia per le imprese che per tutti i lavoratori, con un conseguente aumento dei consumi e del volume d’affari per il terziario.
In Sicilia non mancano le opere da realizzare, nè borghi e immobili da ristrutturare, partendo dalla viabilità ferroviaria e proseguendo per quella autostradale e stradale, nonché per la messa in sicurezza del territorio.

Il bello è che non mancano nemmeno le risorse finanziarie, cospicue, provenienti da Stato e Unione, che insieme a quelle regionali ottenute dai risparmi prima indicati potrebbero trovare subito spendibilità. La dissenata politica della Regione in questi 64 anni, di assorbire manodopera inutile, non qualificata e inservibile ha portato all’elefantiasi e al blocco della propria macchina amministrativa e di quella degli Enti locali. Mentre la Regione avrebbe dovuto seguire una linea di sviluppo basata sul sostegno delle attività produttive e sulla costruzione delle infrastrutture, volano per altre attività quali quelle turistiche e dei servizi.
Se i presidenti della Regione succedutisi dal 1975 in avanti avessero avuto la cultura e la lungimiranza di osservare il modello di sviluppo di Baviera e Catalogna avrebbero potuto costruire un modello analogo e oggi il Pil prodotto dalla Sicilia sarebbe ben maggiore di quel misero 5,5 per cento pari a circa 83,6 miliardi, di cui poca cosa è il Pil derivato dal turismo: una contraddizione.

 
La Regione ha un carico di 50 mila circa fra stipendi e indennità. Di essi, solo circa 10 mila sono necessari, anche tenendo presente la smaterializzazione dell’amministrazione. Gli altri 40 mila costituiscono un peso morto per tutta la Sicilia e il Governo regionale dovrebbe dire ai siciliani, chiaro e forte, che non potendoli licenziare deve pagare centinaia di milioni a titolo di ammortizzatori sociali, non necessari alla produzione di servizi pubblici. Quindi una spesa che strangola ogni iniziativa utile a creare sviluppo, valore e ricchezza.
Noi sosteniamo con forza i primi aneliti di autonomia che vedono collegati Mpa, Pdl Sicilia e Pd, perché c’è bisogno di tutti, per cui auspichiamo che anche Pdl e Udc vogliano concorrere al progetto autonomista, raffreddando i loro collegamenti con i padroni di Roma. è tempo che anche qui da noi si alzino le barriere contro gli ordini che pervengono dai ras della Capitale, quando essi sono contrari ai nostri interessi.
è tanto se la Sicilia riuscirà a risollevarsi senza dare ulteriore tributo alle finanze centrali e meno che mai a quelle della Padania.

Il progetto di Lombardo, Miccichè e Cracolici è importante e tutti i siciliani di buona volontà dovrebbero sostenerlo. Il banco di prova sarà l’approvazione della legge Finanziaria e del Bilancio regionale. Dalla politica in essi contenuta si capirà se c’è una svolta oppure se governo e maggioranza continueranno a traccheggiare dicendo di riformare ma senza riformare nulla, insomma il solito gattopardismo.
Non culi sulle sedie, ma rotaie e infrastrutture: questa deve essere la bandiera che sta avanti alle truppe autonomiste formate dai tre partiti indicati, cui chiunque può aggregarsi. C’è bisogno di far aumentare di alcuni punti percentuali il Pil della Sicilia su quello nazionale.
Se Lombardo e alleati, alla scadenza del 2013, non saranno in condizioni di presentare un progresso di quel 5,5 per cento, dovranno essere bocciati. Se invece sposteranno in alto l’asticella, la promozione è assicurata.

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