Scheletri negli armadi rendono ricattabili - QdS

Scheletri negli armadi rendono ricattabili

Carlo Alberto Tregua

Scheletri negli armadi rendono ricattabili

giovedì 22 Aprile 2010

La mala politica arriva al pettine

È la solita storia: quando si tenta di cambiare il cattivo andamento del passato, chi viene intaccato nei propri privilegi reagisce contrattaccando. Il contrattacco consiste nel minacciare l’avversario di tirare fuori gli scheletri dei suoi armadi. E così tutto pareggia, le riforme vanno nel cassetto e i privilegi rimangono inalterati.
Il ritornello che ripetiamo non riguarda la politica dei giorni nostri, ma risale a dopo la supposta Unità d’Italia, quando successero scandali a ripetizione in cui furono implicati Presidenti del Consiglio e ministri.
Diceva Georges Clemanceau (1841-1929) che Prostituzione e corruzione sono nate con l’uomo e periranno con l’uomo. La civiltà e la cultura di una comunità hanno il compito non di cancellarle, ma di ridurle al minimo. In Germania e a Bruxelles l’attività di lobbing è ufficiale: chi procura affari o chi spinge per ottenere determinate approvazioni può fatturare le proprie commissioni a chi ha formulato l’incarico.

Qui da noi c’è l’ipocrisia di non ufficializzare tale attività con la conseguenza che la corruzione assume percentuali a due cifre e governa imperterrita e indisturbata tutto il sistema degli appalti di opere e servizi pubblici. L’ultimo scandalo di Balducci e soci non è che la punta di un iceberg. Il denaro publico viene amministrato non da dirigenti integerrimi e onesti, bensì da figliocci partitocratici messi nei punti di snodo per far passare solo gli appalti degli amici, i quali pagano in nero con buste di denaro, escort, programmi di salute e altri benefit.
La questione sembra senza soluzione perchè è difficile incontrare un uomo politico che abbia avuto incarichi istituzionali non ricattabile per un verso o per l’altro. Nel Sud e in Sicilia la possibilità di ricatto è maggiore per la presenza della criminalità organizzata che, quando non viene soddisfatta, comincia a fare parlare i propri pentiti contro il nemico che non ha eseguito i suoi ordini.
Tutto questo è frutto di una cattiva politica che non ha a che fare con la Politica di Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), ma è basata sullo scambio fra favore e voto.

 
Si tratta di uno scambio maledetto cui tanti uominicchi e quaquaraqua hanno fatto ricorso non essendo capaci di svolgere l’incarico ricevuto dal popolo, basato su progetti di alto profilo e di interesse generale. Persone senza cultura, persone che non hanno letto almeno i mille libri sufficienti per avere una minima cognizione, persone abituate al bla bla bla fatto di promesse sistematicamente non mantenute.
Non si tratta di età, perché spesso nei nostri giri sentiamo trentenni che su questo versante ragionano come i sessantenni. Tutto ciò è conseguenza della mancanza di una scuola di politica che faccia capire la differenza fra comportamenti virtuosi e comportamenti viziosi.
Nonostante quanto descritto, la Sicilia ha bisogno di un super sforzo di tutta la classe dirigente, perché è arrivato il momento indifferibile di fare le riforme per mettere a posto le proprie carte con una spesa essenziale, mondata da sprechi e clientelismi, resa efficace perché punta a obiettivi seri e veri.

La guerra fra l’attuale maggioranza e i partiti esclusi è dannosissima per tutti. Allo stesso modo, aspettare che sia Berlusconi a risolvere i nostri fatti è un comportamento da impotenti. Vediamo, invece, come Bossi riesca a fare il direttore d’orchestra gestendo il più vecchio partito sul piano politico con mano ferma, volto ad accaparrare i vertici istituzionali di banche, amministrazioni pubbliche e via enumerando. Bossi, oggi, è l’emblema dell’Autonomia di un territorio inesistente quale è la Padania, assistita da un quotidiano che reca la stessa denominazione, letto dagli elettori leghisti e da tutti i quadri dirigenti.
Il modello funziona, va replicato con gli opportuni correttivi in Sicilia attraverso l’unione di Mpa, Pdl Sicilia e Pd in un unico partito autonomista che abbia in cima al suo programma l’interesse dei siciliani e la cacciata dei colonizzatori che vogliono ancora sfruttare le nostre coste e i nostri territori senza nulla dare in contropartita. Non è facile, ma si può fare.

 

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