Imprese isolane con poca voglia di innovarsi alle prese con una crisi generale di sistema - QdS

Imprese isolane con poca voglia di innovarsi alle prese con una crisi generale di sistema

Michele Giuliano

Imprese isolane con poca voglia di innovarsi alle prese con una crisi generale di sistema

sabato 24 Aprile 2010

Da un questionario di Confindustria Sicilia emerge che burocrazia e criminalità sono problemi pressanti. Solo il 7 per cento degli intervistati si avvale della collaborazione di enti scientifici

PALERMO – Difficoltà ad accedere ai fondi Ue, burocrazia, criminalità. Ed ancora scarsa attitudine all’innovazione e alla ricerca, quasi snobbati perché non rappresentano nell’ideale il motore di rilancio della propria economia.
Questi i problemi principali denunciati dagli imprenditori siciliani nell’ambito di n questionario somministrato da Confindustria per quel che riguarda l’iniziativa di Ethic, un progetto cofinanziato dal fondo europeo di sviluppo regionale che coinvolge Italia, Francia, Portogallo e Grecia, e ha per obiettivo la creazione di un modello innovativo di sviluppo economico basato su servizi alle imprese, finalizzato a rendere più competitive le aziende nel mercato internazionale, e su temi come quelli della legalità, della legislazione in materia di finanziamenti Ue, della qualità.
In Sicilia, i dati emersi dalle domande parlano di difficoltà ad accedere ai fondi comunitari perché molto spesso se ne ignora l’esistenza, di burocrazia lenta, inadeguatezza della classe dirigente, racket, clientelismo, tasse troppo alte, mancanza di progettualità, facendo sì che le imprese rimangano chiuse nel loro contesto imprenditoriale locale non interagendo con altre realtà aziendali. Tra i maggiori gap delle imprese siciliane (46 per cento degli intervistati), c’è il porre come scopo principale dell’attività, la produzione, la crescita e lo sviluppo, mentre solo il 7 per cento pone in testa agli obiettivi da raggiungere la collaborazione con enti scientifici. In Sicilia inoltre vi è l’aspetto caratterizzante della cosiddetta “zona grigia”, rappresentata dalla forza mafiosa, che comprende tecnici, esponenti della burocrazia, professionisti, imprenditori e politici che interagiscono illegalmente con la mafia in una forma di scambio permanente, fondato sulla difesa di interessi comuni creando cosi, difficoltà notevoli nel rapporto tra il cittadino e le istituzioni.
“Ethic è una delle tante iniziative ideate e promosse da noi – spiega Nino Salerno, Presidente di Confindustria Palermo -. Oggi sono stati presentati i primi risultati dei questionari che sono stati somministrarti nel corso degli ultimi mesi, i dati evidenziano bisogni ed esigenze delle imprese fondamentali. Confindustria Palermo si trova al fianco di queste imprese, e si schiera perché possano emergere soluzioni positive così da ottenere quella marcia in più per imporsi nel mercato nazionale ed europeo”.
 

 
L’approfondimento. Per la Regione l’economia è stagnante
 
PALERMO – Che l’impresa siciliana non fosse propria ricca di iniziative questo già lo si sapeva da tempo. La dimostrazione è arrivata in quest’ultimo periodo con una crisi congiunturale internazionale dalla quale le aziende non riescono a liberarsi proprio perché non hanno grandi attitudini nel rinnovarsi sul mercato. L’analisi del governo regionale è abbastanza chiara: “La Sicilia ha urgenza di uscire dalle difficoltà di un’economia stagnante, di un occupazione che stenta, di investimenti che diminuiscono, di consumi bloccati, di peggioramento delle condizioni delle imprese locali e dei lavoratori – afferma Marco Venturi, assessore alle Attività Produttive della Regione – e il governo deve essere capace di un intervento pubblico in grado di rimuovere i principali ostacoli allo sviluppo e concentrare le risorse economiche disponibili”. Per il momento però tutto resta fermo e si rischia il totale tracollo occupazionale.

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