Cimino resista come Tremonti - QdS

Cimino resista come Tremonti

Carlo Alberto Tregua

Cimino resista come Tremonti

mercoledì 28 Aprile 2010

Finanziaria blindata e taglia sprechi

Ricordate l’intelligente manovra che ha fatto Giulio Tremonti a inizio legislatura col dl 112/08? Il ministro dell’Economia ha portato in approvazione al Cdm la Finanziaria 2009 (la cui conversione è avvenuta con legge 113/08) già nel mese di giugno. Ecco cosa avrebbe dovuto fare il governo Lombardo che si è insediato nello stesso anno, per evitare lo sconcio di dover approvare un bilancio preventivo per due anni consecutivi fuori dal termine del 31 dicembre.
Il ritardo è pericolosissimo perché qualora nella notte di venerdì 30 aprile esso non fosse approvato, si verificherebbe quasi certamente lo scioglimento dell’Assemblea, un fatto deprecabile, data la contraria urgenza di approvare le riforme che sgretolino l’impianto di clientelismo e favoritismo che ha gestito la Regione per 64 anni.
C’è una questione istituzionale da porre in evidenza: se l’eventuale scioglimento dell’Assemblea comporti l’automatica decadenza del presidente della Regione. La legge elettorale prevede l’elezione di quest’ultimo a suffragio universale indipendentemente dall’elezione dei deputati. Andrebbe valutata, nella malaugurata ipotesi di non approvazione del bilancio 2010, l’ipotesi di rivotare solo per l’Assemblea e non per il presidente della Regione.

Non vorremmo essere nei panni di Michele Cimino, assaltato da tutte le parti per allargare i cordoni di una borsa vuota da tempo. è inutile che governo e maggioranza composita cerchino compromessi sulla maggiore spesa. Devono cercarli invece sui tagli agli sprechi, sulla famelicità delle corporazioni, sui contributi a pioggia dati a soggetti inesistenti che servono solo a sé stessi e non ai cittadini.
Non è tanto importante approvare la Finanziaria quanto tenere la barra al centro di un equilibrio che impedisca un nuovo e grave indebitamento per sostenere spese clientelari. Riteniamo che Lombardo debba giocare fino in fondo la carta del rinnovamento e mettere ciascuna parte di fronte alle proprie responsabilità. Dispiace che il Pdl dell’Assemblea, guidato dall’ottimo Innocenzo Leontini, abbia dichiarato pregiudizialmente il voto contrario, come ha fatto Rudy Maira, capogruppo Udc.

 
Comprendiamo le guerre fratricide, ma non le condividiamo affatto, anzi le condanniamo in un momento in cui la Sicilia produce ancora un misero 5,6% del Pil nazionale, con 100 mila fra precari e disoccupati, perdita di attività nel settore turistico, mentre si trova nella notte fonda della green economy e della green energy, settori del futuro.
La macchina burocratica della Regione è vecchia e non intende rinnovarsi. La Sanità funziona male, molti agricoltori falliscono, le imprese sono in difficoltà. In questo scenario tragico è quantomeno anacronistico che tutti, ma indistintamente tutti i gruppi parlamentari, non si mettano d’accordo in una sorta di Grosse Koalition per varare la Finanziaria. Sono incomprensibili, per i siciliani che hanno difficoltà a sbarcare il lunario, le beghe di Palazzo, la cui più importante istituzione, l’Assemblea regionale, ha avuto la tracotanza di aumentare il proprio bilancio rispetto all’anno precedente di ben 4 milioni, portandolo a 169,8 mln contro i 71,9 del Consiglio regionale della Lombardia, confermati rispetto all’anno precedente.

Anziché preoccuparsi di cambiare la fisionomia alla Finanziaria, stornando la spesa corrente per destinarla a spesa per investimenti, l’immonda guerra tra le parti si volge a cosa spendere di più per accontentare  questa o quella corporazione. Uno scenario inqualificabile che non fa presagire un ribaltamento della situazione.
Nonostante questo marasma, vediamo sfrecciare per le strade della Sicilia auto blu da 60 o 70 mila euro, seppur noleggiate, che portano in giro questo o quel dirigente regionale o uomo politico sprecando soldi quando, invece, come si fa in Svizzera o in Germania, tutti costoro potrebbero benissimo utilizzare taxi o auto noleggiate con conducente tagliando drasticamente le spese.
È paradossale ed emblematico questo aspetto che indica un comportamento esattamente contrario a quello dei siciliani i quali dovranno ricordarsene al momento del voto e non farsi ancora infinocchiare da un fastidioso bla bla bla.

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