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Catania – Economia ancora acciaccata dai durissimi colpi della crisi

Alessandro Petralia

Catania – Economia ancora acciaccata dai durissimi colpi della crisi

martedì 11 Maggio 2010

Preoccupante il dato sul Pil pro-capite (anni 2008/2009) con un crollo di 7,2 punti percentuali. Il quadro della Camera di commercio, fra molte ombre e pochissime luci

CATANIA – Un città che rischia di perdere lo storico ruolo di locomotiva trainante dell’economia isolana. Anche a Catania, si è celebrata, nella sede della Camera di commercio, l’VIII “Giornata dell’economia”, dove alla presenza delle maggiori autorità cittadine è stato presentato il report curato dall’Ufficio studi della Camera di commercio di Catania sullo stato dell’economia del capoluogo etneo. Oltre cento pagine di studi che mostrano un sistema economico in movimento nonostante la crisi, ma pesantemente gravato dalla mancanza di grandi investimenti – pubblici e privati – in grado di stimolare una decisa fase espansiva.
Fra gli intervenuti, Pietro Agen (presidente della Camera di commercio di Catania), Rosario Sciuto (direttore dell’Agenzia delle Entrate di Catania), Roberto Cellini (professore ordinario di Economia politica dell’Università di Catania), Rosario Faraci (professore ordinario di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Catania) e Alfio Pagliaro, che hanno posto l’attenzione sulla reazione dell’economia del capoluogo etneo al 2009, l’annus orribilis dell’economia mondiale.
Dati alla mano, proprio il sistema economico catanese sembra quello che più di tutti ha subito le conseguenze della crisi bancaria globale. A dircelo è soprattutto la variazione del Pil pro-capite relativa agli anni 2008/2009: Catania perde infatti ben 7,2 punti percentuali scivolando al novantasettesimo posto, contro gli 0,2% persi da Palermo, salda all’ottantaseiesimo posto.
È dunque evidente che l’economia palermitana, maggiormente basata sullo “stipendificio” pubblico, abbia tenuto meglio della propria gemella orientale, il cui tradizionale tessuto commerciale e imprenditoriale è stato messo a dura prova dalla crisi dei capitali.
Tessuto imprenditoriale che ha reagito, seppur a modo suo: gli esercizi catanesi sono infatti aumentati, nonostante tutto, dello 0,5%.
“Sembra quasi – ha commentato Pietro Agen – che l’aprire il piccolo negozio sia divenuto più un rifugio, un modo per occuparsi, che un vero investimento per il futuro”.
Resta il commercio, che raggruppa il 35,8% delle imprese, il settore trainante dell’economia catanese, seguito da agricoltura (19,7%), edilizia (12,2%) e attività manifatturiere (8,3%).
 

 
Risalire la china. “Investire sulle infrastrutture”
 
CATANIA – Sullo stato dell’economia catanese, abbiamo sentito Piero Agen, presidente della Camera di commercio.
Quali sono i settori che più hanno risentito della crisi?
“L’agricoltura e l’artigianato: la prima per i motivi ormai noti. I dati sull’artigianato sono preoccupanti in quanto molte aziende hanno cessato di esistere. Imprese che molto probabilmente sono passate al nero”.
Solo ombre o c’è anche qualche luce?
“Non tutti gli indicatori sono in perdita: incredibilmente nell’ultimo anno il numero delle aziende è cresciuto dello 0,5%. Questo conferma il popolo catanese ha uno spiccato spirito imprenditoriale. Si tratta tuttavia di microaziende, il 90% delle quali ha meno di 25.000 euro di capitali. Tengono, nonostante tutto, anche i depositi bancari; ma si tratta di piccoli elementi positivi in un quadro generale che non va”.
Come risalire la china?
“Senza dubbio investire sulle infrastrutture, che sono il nostro vero gap”.

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