Com’è bello andar sulla bicicletta - QdS

Com’è bello andar sulla bicicletta

Carlo Alberto Tregua

Com’è bello andar sulla bicicletta

mercoledì 12 Maggio 2010

Piste ciclabili e traffico funzionale

Il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha proclamato domenica 9 maggio Giornata della bicicletta. Ci viene in mente quella vecchia canzone cantata da Edoardo Spadaro, famoso chansonnier toscano: Com’è bello andar sulla carrozzella…
L’iniziativa è importante, perché si tratta di inculcare nella testa dei cittadini l’opportunità di usare la due ruote non motorizzata per spostarsi da un capo all’altro della città. Naturalmente, non bisogna rischiare la pelle, come accade oggi se qualche benintenzionato usa la bicicletta in mezzo al traffico caotico. Il ministro dovrebbe inviare un atto amministrativo d’indirizzo agli oltre 8 mila sindaci per chiedere loro di stendere le piste ciclabili, non soltanto nei centri storici. Senza con ciò violare l’autonomia dei primi cittadini, i quali non debbono nascondersi dietro di essa per non fare le cose, ma la debbono utilizzare per rendere più agevole la vita dei propri amministrati.

A Parigi, dove per dieci mesi il clima continentale non favorisce l’andare in bicicletta, il Comune ha istituito cento parcheggi disseminati nei 20 arrondissement, per cui ogni cittadino, o straniero, utilizzando un’apposita carta, può prelevare il velocipede, usarlo e depositarlo in un altro dei tanti parcheggi. L’amministrazione della capitale transalpina ha contestualmente approntato centinaia di chilometri di piste ciclabili utilizzate ogni giorno da migliaia e migliaia di utenti. Un grosso contributo alla circolazione e alla mobilità in quella grande città.
L’iniziativa è stata presa pure nei comuni di Milano e Roma, seppure con molto minore successo perché nelle due capitali (quella economica e quella politica) mancano le piste ciclabili.
Non ci risultano iniziative simili nelle città del Mezzogiorno, nè in alcuna città della Sicilia, e vorremmo essere smentiti al più presto da qualche sindaco lungimirante. In città come Catania, Palermo o Messina, educare i cittadini a muoversi in bicicletta, riservando loro i percorsi esclusivi, sarebbe un modo per migliorare la circolazione e aumentare la civiltà fra cittadini.

 
Andare in bicicletta e andare a piedi significa anche muoversi secondo una logica più umana. Tutti sappiamo, infatti, che quando ci chiudiamo in quella scatola metallica che è l’automobile diventiamo aggressivi e, quasi naturalmente, cerchiamo di prevaricare il prossimo. è la nostra immaturità che ci fa reagire in una forma poco intelligente rispetto a tutte le situazioni negative che incontriamo man mano che percorriamo le intasatissime vie delle nostre città.
Auspichiamo che i 390 sindaci siciliani, fra i mille problemi che hanno, prendano spunto dall’iniziativa della Prestigiacomo per attivare i percorsi riservati a chi vuole andare in bicicletta, non solo per diporto ma anche per lavoro. E prendano in esame la possibilità di mettere a disposizione dei propri cittadini un certo numero di attrezzi a due ruote utilizzabili, anche in questo caso, con apposite carte prepagate.

Il traffico nelle medie città siciliane è drammatico. Anziché blaterare, i responsabili dovrebbero attuare un paio di iniziative. Primo, mettere in rete i semafori in modo che diventino intelligenti, cioè che indichino il via libera quando vi sono le auto e sblocchino l’inutile rosso quando macchine non ce ne sono. La rete farebbe capo alla centrale con apposite telecamere, per cui in qualunque momento il comando dei vigili urbani sarebbe in grado di controllare tutto il territorio del Comune, municipalità per municipalità, in modo da intervenire tempestivamente in caso di ingorghi, incidenti o altro.
La seconda, è mettere sul territorio tutti i vigili di cui si dispone, togliendoli dalle scrivanie o dalle segreterie di uomini politici che li usano come segretari o da altre funzioni improprie e non inerenti quella del tutore del traffico.
L’esempio delle Polizie locali degli Stati Uniti, ove è mitica la figura dello sceriffo (che corrisponde al nostro comandante dei vigili urbani), sarebbe un esempio da emulare con appositi adattamenti al nostro territorio. Non bisogna inventare nulla, ma realizzare al meglio ciò che altri hanno fatto bene.

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