Pmi siciliane, l’ora del riscatto dopo anni di “trasparenza” - QdS

Pmi siciliane, l’ora del riscatto dopo anni di “trasparenza”

Michele Giuliano

Pmi siciliane, l’ora del riscatto dopo anni di “trasparenza”

mercoledì 19 Maggio 2010

Nasce Rete imprese Italia pronta a rilanciare un settore che in Sicilia conta quasi 100.000 aziende. Un nuovo soggetto di rappresentanza unitario per ridare fiato al comparto

PALERMO – C’è un universo di 85 mila 148 imprese artigiane sul totale delle 469 mila aziende presenti in Sicilia da tenere in forte considerazione. In pratica il 20 per cento dell’economia imprenditoriale dell’Isola. Eppure, al di là delle statistiche allarmistiche, nel territorio siciliano questa grandissima realtà resta accantonata, non ha voce in capitolo. E non pare abbia neanche tanto scandalizzato il bilancio tracciato da Unioncamere che ha potuto appurare come nei primi tre mesi di quest’anno proprio in Sicilia abbiano chiuse ben 597 aziende pari allo 0,70 per cento per effetto delle quasi 2 mila cessazioni di attività.
Il mondo artigianale, per la sua frammentarietà, resta confinato in piccole dimensioni e non riesce in Sicilia ad avere voce in capitolo sul piano nazionale. Adesso però proprio le aziende dell’Isola possono tentare il riscatto mediatico nei confronti del governo nazionale e regionale.
È nata infatti Rete Imprese Italia, un canale che darà voce ai piccoli e agli invisibili. A sostenerlo è il vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera dei deputati, Raffaello Vignali. Si tratta di un nuovo soggetto di rappresentanza unitario del mondo delle piccole e medie imprese promosso dalle cinque maggiori organizzazioni cosiddette del “Patto del Capranica”, dell’artigianato, del commercio, dei servizi, del turismo e delle piccole imprese del manifatturiero e delle costruzioni (Confcommercio, Confesercenti, Cna, Casartigiani e Confartigianato). Si tratta, si legge in una nota di Confcommercio, di oltre 4,2 milioni di unità produttive che impiegano 14,5 milioni di addetti, di cui 9 milioni sono lavoratori dipendenti pari al 58,5% di tutti gli occupati del Paese producendo circa il 60 per cento del valore aggiunto italiano.
Da notare che l’area della rappresentanza potenziale copre il 94,7 per cento del tessuto produttivo privato, al netto dell’agricoltura e dei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria. Questo dato in Sicilia è ancora più massiccio: le piccole imprese rappresentano all’incirca il 97 per cento del tessuto produttivo. “Di fronte a globalizzazione e crisi – ha sottolineato Vignali, che ha recentemente promosso lo Statuto delle imprese – i nostri imprenditori hanno saputo fare rete, hanno capito che per competere bisogna con-correre, cioè correre insieme, interpretando in modo nuovo quella concezione collaborativa e non darwiniana che ci ha fatto fare il miracolo italiano. È la stessa cultura – ha aggiunto – che ha spinto le 5 associazioni del Patto del Capranica a fare rete loro stesse tra loro. Oggi nasce dunque un soggetto più forte che potrà rappresentare più efficacemente il nostro sistema produttivo e, quindi, dare a politica e istituzioni un contributo fondamentale per la ripartenza dell’economia italiana”. Primo presidente della neonata associazione per i prossimi sei mesi è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Comincia quindi una nuova era per le imprese siciliane, quelle “invisibili”.
 

 
Carlo Sangalli: “Un soggeto che influirà molto in Italia”
 
PALERMO – Carlo Sangalli ci crede ed ha spiegato come il modello di Rete Imprese Italia non sia un modello contro, ma un modello per. “Certo – ha sottolineato – vuole essere influente e incidere sulla formazione delle scelte decisive per il futuro del Paese perché ci sembra interesse comune che queste scelte e la loro concreta attuazione tengano meglio in conto esigenze ed attese di larghissima parte dell’economia reale del Paese: delle piccole e medie imprese, dell’impresa diffusa, del popolo del fare impresa”. Dunque si apre una fase nuova e diversa dell’esperienza del Patto del Capranica, una fase in cui il lavorare insieme assume forme organizzative stabili e strutturate, contenuti programmatici più impegnativi, obiettivi più ambiziosi. Per il presidente del Censis, Giuseppe De Rita che guiderà per i prossimi due anni la Fondazione, vero e proprio “pensatoio” della nuova associazione "per far funzionare questa nuova realtà sarà importante nuotare tutti nella stessa direzione per evitare che a qualcuno possa venire il mal di mare”. Il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, ha voluto porre l’accento sul fatto che “sono state le difficoltà nel mondo delle Pmi a spingerci a trovare delle risposte”.

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