Lombardo, la vendetta del rigassificatore - QdS

Lombardo, la vendetta del rigassificatore

Carlo Alberto Tregua

Lombardo, la vendetta del rigassificatore

venerdì 21 Maggio 2010

Battersi contro i colonizzatori

L’opinione pubblica siciliana si sta interrogando sul retroscena che ha scatenato il quotidiano Repubblica contro Lombardo, senza che vi fosse alcuna accusa penale o addirittura alcun avviso di garanzia di indagini in corso.
Dagli indizi cosparsi sullo scenario politico, possiamo dedurre che la guerra è partita da chi vuole tenere la Sicilia sotto il tacco e, precisamente, da quei poteri forti che non sopportano la ribellione di chi si sente asfissiato da prepotenze e vessazioni. La questione non è nuova. In passato chi ha tentato di fare emergere una forma di vera Autonomia è stato ucciso politicamente.
La Sicilia è stata sempre considerata una colonia, sin dai tempi dell’Impero romano, figuriamoci dopo la conquista da parte della famiglia sabauda. Garibaldi è stato uno strumento della potente massoneria inglese, ma egli stesso, quando si accorse che gli impegni nei confronti della Sicilia venivano sistematicamente disattesi, tuonò fortemente nel Parlamento piemontese, seppure senza esito alcuno.

I proconsoli di chi vuole tenere sotto il giogo la nostra Isola, non sopportano che la Sicilia stia con la schiena dritta. Mentre dovrebbero vergognarsi di stare genuflessi di fronte ai loro padroni, di destra e di sinistra, per trarne esclusivamente vantaggi personali.
In questo maledetto momento di crisi economica, vogliamo rendere pubblico apprezzamento nei confronti di tre uomini politici che stanno mostrando di avere attributi adeguati per opporsi alla schiavizzazione del popolo siciliano. Essi sono, in ordine alfabetico: Antonello Cracolici, Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché, coraggiosi, intuitivi e sensibili alle esigenze di chi ha patito 150 anni di sottomissione e di sottosviluppo.
Ricordiamo per l’ennesima volta che la Sicilia, prima dell’Unità, produceva un Pil pari a quello del Piemonte e della Lombardia. Oggi è quattro volte inferiore. Il resto è fatto solo di chiacchiere da caminetto. Quelle chiacchiere che consentono di dar fiato alla bocca di minuscoli personaggi che non hanno niente da offrire a chi combatte nel nostro territorio.

 
Dei tre personaggi indicati, solo uno poteva essere coinvolto in indagini giudiziarie: Raffaele Lombardo. è il solito tentativo che prescinde dall’indagine stessa, nella quale i magistrati debbono andare fino in fondo, ma dirci presto a quali conclusioni sono arrivati.
Il blocco che Lombardo ha messo nei settori di rifiuti ed energia, per alcuni gruppi imprenditoriali del Nord è intollerabile. Noi scriviamo da anni come si trattasse di uno scandalo annunciato la proliferazione delle concessioni in materia di energia eolica, come è emerso in Sardegna, e della vergognosa iniziativa riguardante il rigassificatore di Priolo, un’autentica bomba che conquistatori vogliono inserire in un ambiente devastato, ad altissima pericolosità, con tasso di mortalità per carcinoma quattro volte superiore a quello nazionale e con un identico record in materia di nati malformati e di aborti terapeutici.
Il blocco di Lombardo sui termovalorizzatori è stata un’altra mossa che gli ha attirato le ire di altri imprenditori del Nord, che ritenevano la Sicilia un luogo ove potessero spadroneggiare come avevano fatto nel passato, complici tanti presidenti della Regione.

Siamo a un punto di svolta. La guerra ha raggiunto alti livelli ed è molto difficile che si risolva con un armistizio, perché stanno di fronte due intendimenti contrapposti. C’è chi vuole che la Sicilia rimanga soggiogata ai poteri forti, c’è chi, invece, intende il rispetto integrale del nostro Statuto, Carta costituzionale fondamentale alla base del Patto sottoscritto con il popolo italiano.
Comprendiamo la tecnica secondo cui bisogna colpirne uno perché altri cento capiscano, ma è ora di dire basta a questi comportamenti mafiosi che quaquaraquà usano vilmente senza por freno alla loro ingordigia.
Tutto quello che scriviamo, tuttavia, non giustifica per niente il fatto che non abbiamo le carte in regola sul piano della buona amministrazione e del Piano strategico per lo sviluppo autonomo. Anche su questo versante, occorre una sterzata decisiva.

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