Sindaci: meglio lo smog delle bici - QdS

Sindaci: meglio lo smog delle bici

Francesco Torre

Sindaci: meglio lo smog delle bici

sabato 22 Maggio 2010

Mobilità. Inquinamento dell’aria e soluzioni alternative.
Territorio degli automobilisti. Le due ruote sono sottoutilizzate perché le corsie riservate sono troppo spesso ostruite da pali della luce e cestini o invase da automobili e motorini.
Paradosso Catania. Un chilometro da piazza Stesicoro alla Stazione, ultimato solo in parte, rischia di essere già smontato per lavori di riqualificazione del quartiere San Berillo.

PALERMO – I fattori che disincentivano maggiormente l’uso della bicicletta in ambito urbano, secondo un recente sondaggio, sono: pericolosità delle auto (81,6% degli intervistati), poche piste ciclabili (73,4%), troppo smog (67,4%), percorsi inagibili (63,6%).
Fattori di criticità presenti in tutte e tre le città metropolitane siciliane, dove le amministrazioni tentano di porre rimedio solo a consuntivo e con pratiche autolesioniste.
A Palermo, Catania e Messina sono stati spesi 6 milioni di euro per realizzare 10,5 km di piste ciclabili che sono sistematicamente prive di manutenzione o invase da venditori ambulanti, auto e motorini in sosta selvaggia. Il tutto senza il minimo controllo.
Si continuano a fare grandi progetti, ma lo smog soffoca sempre i cittadini.
 
“Io in bici ogni tanto ci vado, ma mio figlio non ce lo manderei mai sulle piste cittadine”. Sta tutta qui, nel commento di un funzionario del Comune di Palermo, l’attuale condizione delle piste ciclabili nelle tre big cities siciliane. Progetti di mobilità sostenibile i cui cantieri hanno bloccato e continuano a bloccare le principali arterie cittadine riducendone le carreggiate, per cui i Municipi hanno finora già sborsato 5,8 mln di euro, ma la cui utilità è quotidianamente messa in crisi da una lunga serie di fattori.
Primo tra tutti, la pressoché totale assenza di materia prima: i ciclisti. E nonostante ciò, si continua a progettare, finanziare e realizzare in assenza di qualsiasi strategia. Anche a Palazzo d’Orleans.
LA REGIONE SICILIANA – Martedì 20 Aprile scorso, l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Luigi Gentile, ha firmato il decreto di approvazione della graduatoria provvisoria dei progetti di piste ciclabili ammissibili al finanziamento. L’intenzione è quella di veicolare il concetto di “Green way”, ovvero percorsi verdi che, laddove sapientemente utilizzati, come succede sul Lago di Como, possano riqualificare porzioni di territorio altrimenti abbandonate o su cui insistevano vecchie infrastrutture come ferrovie dismesse (maggiori info su www.greenwaysitalia.it). Le prime Green ways che verranno realizzate in Sicilia saranno dunque: la “Ferdinandea” a Sciacca (costo di 3,299 mln di euro) e a Menfi (2,960 mln); la “Terre Sicane” a Sambuca di Sicilia (3,299 mln); quella della “tratta ferroviaria dismessa Ribera – Verdura” (3,147 mln); quella denominata “Dalla campagna in mare” (due progetti per un totale di 6,309 mln di euro) che coinvolgerà i comuni di Cattolica Eraclea, Monteallegro, Siculiana e Realmonte. Insomma, da qui a qualche anno andremo tutti in bici, sembra, o quantomeno in questo fondamentale settore raggiungeremo gli standard europei.
L’EUROPA – Mentre un italiano percorre in media 168 km l’anno in bicicletta, un tedesco ne percorre 300, un olandese addirittura 1019. Da cosa sono determinate queste differenze abissali?
Per rispondere a questa domanda, diventa fondamentale verificare la quantità e la qualità della dotazione infrastrutturale degli Stati. Primo dato: in Olanda, su una superficie di 41.500 km², ci sono 1.800 km di percorsi ciclabili; in Germania (357 mila km²), i percorsi arrivano a 35.000 km; in Italia (301 mila  km²), solo 1.200 km di piste ciclabili. Secondo dato: la maggior parte delle piste ciclabili europee è realizzata in sede separata a quella dedicata al traffico veicolare, è sicura e ha un’apposita cartellonistica; in Italia, le cosiddette “piste” urbane non sono altro che corsie delimitate da sole righe che vengono regolarmente invase dagli automobilisti più indisciplinati. E in Sicilia?
I TRE COMUNI SICILIANI – “È vero, le piste ciclabili siciliane e quelle palermitane in particolare sono sottoutilizzate. Io per esempio sotto il mio studio ne ho una e non ho mai visto passare una bicicletta”. Così commenta la vicenda l’assessore comunale alle Opere Pubbliche e Manutenzioni del Comune di Palermo Sergio Rappa, concludendo: “Bisognerebbe incentivare i cittadini all’utilizzo, altrimenti tutto ciò non ha senso”.
Incentivare, dice l’assessore. “Solo tecnicamente – spiega Aurelio Cibien, vice presidente dell’associazione Palermo ciclabile – possiamo definire quelle palermitane come delle piste per le bici. Purtroppo alcune sviste progettuali le rendono inutilizzabili. Il tratto che va da piazzale Giotto all’Arenella, per esempio, ha una larghezza costante di 80 cm, mentre per legge le piste dovrebbero essere larghe 1,50 mt. In alcuni tratti, come in via Giusti o in via Autonomia siciliana, le auto posteggiate finiscono con l’ostruire con la parte anteriore il percorso. In altre zone, invece, lungo il percorso troviamo pali della luce o cestini dei rifiuti”. Se questo è lo scenario, cosa c’è da incentivare?
Anche a Catania esiste solo una pista ciclabile comunale, quella che va da piazza Stesicoro ala Stazione, più o meno in rettilineo per quasi un km.
“Ma non è completata – ci dice il geometra Impegnoso, Mobility manager del Comune – è piena di dissuasori e potrebbe addirittura essere smontata a breve per la realizzazione del cosiddetto ‘Piano Fuksas’”, ovvero il piano di riqualificazione del rione San Berillo al quale sta lavorando l’architetto Massimiliano Fuksas. è anche qui un caso che la pista venga rifiutata totalmente dalla cittadinanza, a parte gli automobilisti e i commercianti che vi sostano in pianta stabile e in totale assenza di controlli?
A MESSINA VA GIA’ MEGLIO – Se non altro, la pista (1,3 km dall’Annunziata a Pace, bellissimo lungomare) è delimitata dalla carreggiata con dei muretti ed è molto utilizzata per il jogging serale. Ma una volta terminato questo tratto stradale, ricomincia anche qui la solita giungla d’asfalto.
Possibile che non siano evidenti, per le nostre amministrazioni, i motivi di questo totale fallimento, peraltro irreversibile?

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