Acqua pubblica, passaggio non semplice - QdS

Acqua pubblica, passaggio non semplice

Luca Salici

Acqua pubblica, passaggio non semplice

venerdì 28 Maggio 2010

In Finanziaria regionale l’articolo sul ritorno alla gestione precedente. Alcuni punti sono stati bocciati dal commissario dello Stato. Il nuovo assetto dev’essere definito per concretizzare la volontà dell’Ars, mentre servono investimenti

PALERMO – La Finanziaria regionale 2010 è passata e porta con sé importanti novità nella gestione dell’acqua nell’Isola. Infatti l’amministrazione idrica non potrà più essere affidata a soggetti privati. È quanto previsto da una delle norme contenute nella legge finanziaria che tanto ha fatto tremare nelle ultime ore il Governo Lombardo. Il nuovo assetto però, dopo la bocciatura di alcuni punti della legge da parte del Commissario dello Stato, dovrà essere definito per concretizzare l’effettivo passaggio dal privato al pubblico.
L’articolo 50 di tale provvedimento stabilisce che venga costituito, presso l’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità, un comitato consultivo degli utenti, in rappresentanza degli interessi dei territori per il controllo della qualità dei servizi idrici.
Tale comitato verrà nominato con decreto del presidente della Regione, su proposta dell’assessore regionale per l’Energia ed i servizi di pubblica utilità e parteciparvi non comporterà l’erogazione di alcun compenso.
“Su proposta dell’assessore regionale per l’Energia ed i servizi di pubblica utilità – si legge nella norma -, la Giunta regionale emana una direttiva per la costituzione del Comitato consultivo degli utenti. Tale direttiva contiene, in particolare, criteri in ordine alla composizione, alle modalità di costituzione e al funzionamento del comitato stesso”.
Al comitato spettano così vari compiti, tra questi: acquisire periodicamente le valutazioni degli utenti sulla qualità dei servizi; promuovere iniziative per la trasparenza e la semplificazione nell’accesso ai servizi; segnalare all’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità e al soggetto gestore del servizio la presenza di eventuali clausole vessatorie nei contratti di utenza del servizio; trasmettere all’assessorato le informazioni statistiche sui reclami, sulle istanze, sulle segnalazioni degli utenti o dei consumatori singoli o associati in ordine all’erogazione del servizio. Il comitato potrà inoltre proporre quesiti e fare segnalazioni all’assessorato.
Presso la Regione sarà istituito un tavolo consultivo permanente sulle tariffe, presieduto dall’assessore regionale per l’Energia (attualmente Pier Carmelo Russo), cui partecipano il dirigente generale del dipartimento competente, tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, tre rappresentanti delle principali associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative a livello regionale, tre rappresentanti delle associazioni di categorie produttive, due rappresentanti dei soggetti gestori. La nomina dei componenti del Tavolo spetta alla Giunta regionale.
Sembra insomma questa la strada intrapresa dall’attuale Governo regionale. Ma il cammino verso la gestione pubblica dell’acqua dovrà fare i conti con il quadro normativo europeo, dove una direttiva in particolare (Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque) prevede anche la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità (tra cui la gestione dell’acqua). La Sicilia, dal canto suo, soffre di un’arretratezza idrica cronica, con una dispersione totale pari al 55%. Fanalino di coda in Italia e in Europa.
Dall’Ue si attendono 5,8 miliardi di euro per i prossimi 30 anni per sistemare le infrastrutture dell’Isola (si legga il Qds del 23 aprile scorso, ndr). Di questi, almeno 1 miliardo sarà a fondo perduto. Trasportare l’acqua fino ai rubinetti delle nostre case o presso le industrie richiede attrezzature, gestione di strutture imponenti, continua manutenzione, un servizio continuo ed e funzionale. Chi si prende queste responsabilità?

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