Cina sconosciuta alle imprese siciliane - QdS

Cina sconosciuta alle imprese siciliane

Antonella Guglielmino

Cina sconosciuta alle imprese siciliane

mercoledì 02 Giugno 2010

Dalla missione commerciale italiana in corso nel grande colosso asiatico emerge l’inconsistenza commerciale del Sud. Il vice ministro Urso: “Solo tre aziende siciliane presenti in delegazione, rimaniamo stupefatti”

Chongquing (CINA) – Per capire lo stato in cui versano le aziende siciliane e, più in generale, quelle del Sud del Paese, una dichiarazione governativa fatta appena ieri fornisce un quadro sui diversi parametri da cui trarre giudizia livello economico.
Dice Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio estero: ‘’Due aziende pugliesi, tre siciliane, sei campane e appena un’impresa sarda e calabrese. A leggere i dati sulla presenza delle imprese del nostro mezzogiorno alla grande missione di Sistema in Cina c’è da restare stupefatti. E’ come se un pezzo d’Italia non ci fosse, non riuscisse ad intercettare la crescita’’.
Insieme al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, Urso guida la delegazione di 230 aziende italiane in Cina.
‘’Se poi guardiamo alle altre regioni – ha proseguito Urso – passiamo dalle 37 aziende laziali alle 40 lombarde e alla nutrita rappresentanza del triveneto con oltre 50 aziende. Ma non e’ solo una questione di numeri – ha detto Urso – qui c’è in gioco la capacità del nostro Mezzogiorno di saper intercettare la crescita mondiale e già oggi, con il nostro export aumentato del 10 per cento nel primo quadrimestre dell’anno, a beneficiare di questa crescita al 90 per cento sono imprese del centro-nord Italia’’.
Urso ha ricordato come ‘’Il mezzogiorno esporta solo il 10 per cento dell’export nazionale e lo fa prevalentemente nell’Ue e nei mercati tradizionali che crescono meno. Se la crescita del nostro pil è trainata solo dall’export e, in particolare, da quello dei paesi emergenti aumenterà ancora di più il divario tra nord e sud, divario che anche nei due anni di crisi e cresciuto perché il pil si e’ ridotto dello 0,5 piu’ al sud che al nord azzerando di fatto dieci anni di rincorsa meridionale’’.
‘’Proprio per questo il Sud non puo’ essere lasciato solo – ha concluso Urso – ciascuno deve fare la sua parte e subito e senza il solito scaricabarile: i governatori la loro, con una politica di efficienza e di apertura, le imprese meridionali, guardando all’innovazione, aggregandosi e puntando ai nuovi mercati, ma soprattutto il governo, con una nuova politica verso il mezzogiorno che e’ sempre piu’ la priorita’ nazionale. Con i necessari tagli della manovra ci rimette di piu’ il sud, occorre una politica per la crescita che va realizzata subito dopo la manovra incardinandola con la finanziaria. Va bene la defiscalizzazione, ma occorrono anche maggiori investimenti e il pieno e migliore utilizzo dei fondi Fas che sono l’ultimo volano per lo sviluppo del sud’’.

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