Personale carente e taglio alle risorse - QdS

Personale carente e taglio alle risorse

Maria Francesca Fisichella

Personale carente e taglio alle risorse

venerdì 04 Giugno 2010

Forum con Francesco Paolo Giordano, procuratore capo della Repubblica di Caltagirone

Com’è la situazione nelle Procure dal punto di vista dell’organico?
“La situazione è drammatica. Mancano i magistrati. Ben il cinquanta per cento, ossia due su quattro. Per non parlare del personale amministrativo, anche lì la situazione è di emergenza".
Ma non si potrebbe fronteggiare la situazione con l’aiuto degli applicati, attraverso una norma che lo consenta – al Csm – per particolari ragioni?
“Gli applicati devono venire dietro loro consenso. È stata fatta la norma sul trasferimento d’ufficio, ma necessita di una circolare attuativa non ancora disponibile. In ogni caso, la norma non risolverebbe il problema. Se anche i magistrati si spostassero la carenza rimarrebbe, perché si andrebbe a spostare da una parte per colmare dall’altra. Da trent’anni si sopperisce a questa carenza affidandosi agli uditori giudiziari. Ma da lungo tempo, ormai, nella magistratura c’è un diffuso precariato: si pensi che vi sono vice procuratori che ricoprono questo ruolo da sedici anni”.
Sembra una sorta di “tela di Penelope”, non si vede mai la soluzione. E cosa ci dice dei tagli?
“Le risorse per le spese d’ufficio, negli ultimi anni, hanno visto vari tagli, prima del trenta, poi del cinquanta e dieci per cento. Non ci sono più i soldi per le spese di cancelleria. E poi si dice che la giustizia non funziona: è inevitabile, visto che i concorsi sono bloccati. Non si fanno concorsi di cancelliere da venti anni, non si fanno concorsi per autisti da quindici anni, non si fanno concorsi per operatori giudiziari da venti anni, e non parliamo degli ufficiali giudiziari”.
E le notifiche come si fanno?
“Si fanno con i sistemi dei primi del Novecento, prima del Codice del 1940. Nell’era digitale e di Internet noi pretendiamo di notificare con i sistemi del 1910-1920. In altre parole imbucando la lettera. Un meccanismo insidioso, perché la lettera può andare smarrita, oppure nel frattempo il destinatario può aver cambiato avvocato, il che fa subentrare la nullità. E il sistema rallenta. In tutto questo l’Avvocatura dovrebbe dare un contributo serio, non retorico, alla risoluzione dei problemi".
Alla luce di quanto detto, qual è – effettivamente – la situazione presso la Procura di Caltagirone?
“Non navighiamo in acque tranquille, non “va a gonfie vele”: possiamo garantire le urgenze e che non si accumulino troppe pratiche. A parte i processi, bisogna, però, fronteggiare la mole di lavoro che proviene dalle udienze, dal dibattimento, dal giudizio. C’è un iter al quale non possiamo sottrarci. E in tutto questo bisogna seguire le inchieste, che assorbono molto tempo e impegno".
Parliamo della criminalità nel vostro territorio.
“La zona di Caltagirone è, tradizionalmente, una zona ad alta densità mafiosa. Sappiamo che lo storico rappresentante di “Cosa Nostra”, La Rocca, stava allo stesso tavolo con personaggi quali Brusca, Riina, Provenzano. Dunque un personaggio di spessore, tra i più eminenti a livello regionale, che fa sì che il fenomeno esistente su quel territorio si configuri come mafia tradizionalista e consistente, che agisce sotto traccia, che non fa nulla di eclatante, perché l’intelligenza criminale non vuole situazioni che scatenino reazioni. Accanto a questo ci sono dei territori estremamente “vivaci” dal punto di vista criminale come Niscemi. E poi Palagonia e Scordia, che – non dimentichiamo – sono stati sempre centri di diffusa illegalità. C’è molto da lavorare. Il circondario di Caltagirone è incastrato tra quattro province, un vero e proprio crocevia al centro della Sicilia, che risente delle dinamiche criminali di queste quattro province”.
I vostri uffici sono adeguatamente informatizzati? C’è un tentativo di informatizzazione del processo?
“È in itinere un progetto di digitalizzazione. Alla fine delle indagini, con questo sistema, il 70 per cento dei procedimenti dovrà essere scannerizzato, dando vita ad un archivio informatizzato. Questo dovrebbe rendere più veloce tutto il sistema”.
 

 
È necessario operare una razionalizzazione nelle circoscrizioni giudiziarie a vario livello
 
Giudica le forze dell’ordine in numero sufficiente?
“Loro dicono di sì. Ma, obiettivamente, il numero non lo è. Ci sono due commissariati, uno a Niscemi e l’altro a Caltagirone, e fanno miracoli. Poi ci sono tre compagnie: quella di Caltagirone, Palagonia e Gela. Ricordiamo, ancora, la compagnia della Guardia di Finanza a Gela che ha la giurisdizione su Niscemi. Le forze in campo ci sono, sono distribuite sul territorio, ma sono poche. Certo garantiscono le cose gravi, le urgenze, ma c’è tutto il resto: in altre parole ci sono fenomeni delinquenziali variegati. Per esempio abbiamo recentemente svolto due inchieste: una relativa alla truffa nel settore agricolo, l’altra sul fenomeno dell’usura. Si tratta dunque di fenomeni alquanto gravi ed importanti”.
Perché non si pone mano ad una razionalizzazione delle circoscrizioni?
“Io sono il primo a sostenere questo aspetto. Non ne faccio un discorso corporativo. Se è dettato dalla necessità, bisogna sopprimere i Tribunali minori. Perché oggi un ufficio giudiziario, una procura che si rispetti deve avere almeno dieci sostituti e un aggiunto. Al di sotto di questi numeri meglio che non esistano. Un tribunale, ad esempio, deve avere almeno 20-25 giudici. Quindi, un ufficio giudiziario deve contare non meno di 40 magistrati. Oggi un’azienda in crisi pensa ad un piano di risparmio, attraverso i tagli. Così deve essere, anche, per le circoscrizioni giudiziarie. Anche diverse Corti d’appello, ad esempio, non hanno ragione di esistere”.

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