Maggiore controllo e denunce in aumento - QdS

Maggiore controllo e denunce in aumento

Maria Francesca Fisichella

Maggiore controllo e denunce in aumento

martedì 08 Giugno 2010

Forum con Domenico Pinzello, questore di Catania

Ci dia un aggiornamento sul fronte delle strategie volte alla sicurezza del territorio sul quale operate.
“Ciò che avevo preannunciato al momento del mio insediamento, cioè di incidere sul controllo del territorio, è stata un’operazione che si è sviluppata nella quotidianità. Nella città di Catania il reato che maggiormente incide è lo spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, e al mondo che vi ruota attorno. Nelle ultime settimane sono stati effettuati cinque arresti nella zona della Plaja in uno stabilimento adibito a discoteca, tra i più noti, dove abbiamo arrestato i cinque spacciatori con centinaia di dosi di extasy e di cocaina, oltre al profitto di questa attività. Ed ancora, abbiamo realizzato altri quattro arresti nella zona di San Cristoforo dove è stata rinvenuta una piantagione di canapa indiana con centinaia di piantine, alcune con foglie già essiccate e un laboratorio attrezzato. Dunque, si tratta di un’attività che ci impegna al massimo, poiché esiste un mercato, alimentato da un malessere diffuso, o anche da una mancanza di ideali e prospettive che talvolta spinge il giovane, ma non solo il giovane, a scegliere di incamminarsi in questa strada. Altro fenomeno che desta la nostra attenzione è quello degli scippi, che ha avuto un notevole decremento. Quest’anno gli arresti per tal crimine sono stati già 14. Da notare che non è un’attività cui sono dediti solo individui più giovani, che solitamente hanno più capacità di muoversi agilmente, tanto è vero che di recente abbiamo arrestato anche un quarantenne”.
Dove sono concentrati per lo più gli scippi, nelle periferie o in centro?
“Prevalentemente sono concentrati nelle zone centrali, ma vi è stato un notevole abbattimento del fenomeno, tra il 30 e il 40 per cento. Anche le rapine hanno visto una massiccia diminuzione”.
Ma non sarà anche l’effetto di un maggior controllo del territorio, grazie alle pattuglie che vigilano?
“Senz’altro sì. Non può essere un caso se contemporaneamente diminuiscono questi eventi. Abbiamo pattuglie della squadra mobile in abiti civili, ma è da sottolineare che di recente un arresto per scippo è stato fatto da una squadra mista, formata da uomini dell’esercito e della polizia. Non deve essere, dunque, una sola squadra dedicata a un tipo di reato, ci deve essere una attenzione generale”.
Ritiene le risorse assegnate sufficienti?
“Ognuno di noi vorrebbe chiedere sempre di più, mentre ritengo che bisogna sfruttare al massimo le risorse a disposizione. Non ci si può a mio parere lamentare. Bisogna lavorare con le forze a disposizione. Se c’è l’impegno, penso, che i risultati arrivano. Io controllo le attività di tutti gli uffici, così se uno di questi mi chiede, per esempio, un rinforzo nel reparto prevenzione crimine, io voglio vedere i risultati, e valutare se in futuro sarà opportuno acconsentire a richieste analoghe. Bisogna pianificare prima gli interventi, e poi porli in essere”.
Riscontrate un maggiore tasso di denuncie? Quali sono i dati a tal proposito?
“Ci sono più casi. Non si può parlare di collaborazione massima. Talvolta solo di fronte all’evidenza si ammette di essere stati oggetto di estorsione. Di certo, i risultati raggiunti nel settore, dovrebbero rappresentare uno stimolo a denunciare. Tengo a sottolineare che, il fatto che ci siano ancora poche denuncie non debba costituire un alibi. Dobbiamo continuare. Ma allo stesso tempo dico, che se ci sono dei soggetti che attestano il falso, e ci sono gli estremi per accusarli di favoreggiamento personale, è naturale che dobbiamo agire”.
Si sa del resto che l’estorsione può emergere attraverso la collaborazione. è essenziale in questi casi, le intercettazioni ambientali non possono bastare. Cosa può dirci in proposito?
“Tutto dovrebbe partire da una “rivoluzione morale”. Si dovrebbe pensare non solo al danno che si fa all’azienda, ma anche all’eredità passiva che lasciamo ai figli. E non solo, si dovrebbe pensare che, così agendo, si danneggia chi si oppone a questo sistema”.
 

 
Contro la criminalità organizzata serve anche un intervento di carattere sociale
 
Ci parli della malavita organizzata. Disponete ormai di mezzi sofisticati, quali sono i risultati in questo versante?
“Abbiamo avuto dei momenti di “effervescenza”, prontamente bloccati con una serie di provvedimenti nei confronti, tra gli altri, del clan Cappello. Questo perché sempre riguardo allo spaccio di stupefacenti, cui prima accennavamo, c’è stato un momento in cui per le “varie piazze” si tentava di avere l’egemonia. Dunque, abbiamo avuto qualche episodio delittuoso. Determinanti sono stati gli oltre quaranta provvedimenti di fermo emessi dalla Procura della Repubblica e, anche, gli ordini emessi dal Gip, oltre sessanta”.
Nonostante i numerosi interventi, il fenomeno è difficile da sradicare.
“La riflessione è questa: se in una famiglia che vive di questi proventi, uno è arrestato, qualcun altro prenderà il suo posto per portare avanti l’attività. Questo rende necessario che gli interventi non vengano solo da parte della polizia, ma anche dal sociale. Se uno sceglie la via sbagliata è giusto che paghi. Ma, preventivamente, bisogna cercare di dare a tutti uguali possibilità, anche di lavoro, per uscire dal bisogno. Le condizioni familiari ed economiche condizionano determinati comportamenti. Bisogna agire in tempo, perché è difficile recuperare e rimettere sulla retta via un soggetto malavitoso abituato ad un certo tenore di vita, che una strada onesta potrebbe non garantirgli. Una “vedetta” ad esempio, prenderà circa 1000-1500 euro, lo spacciatore sui 3-4 mila euro, e così via”.

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