Grassi, grassi i sindaci siciliani - QdS

Grassi, grassi i sindaci siciliani

Carlo Alberto Tregua

Grassi, grassi i sindaci siciliani

sabato 12 Giugno 2010

Sprechi enormi senza Piano industriale

Ritorniamo su una notizia priva di conferme. Essa riguarda i tagli che ha previsto il Dl 78 del 31 maggio 2010, cioè la manovra finanziaria 2011 e 2012. 
Si assume da tante parti interessate che i minori trasferimenti agli enti locali comporteranno tagli ai servizi sociali oppure costringeranno ad aumentare le addizionali Irpef comunali. Le affermazioni sono prive di fondamento, perché fra gli oltre ottomila Comuni italiani vi sono quelli virtuosi e quelli viziosi. Quelli cioè che spendono bene le risorse pubbliche e gli altri, quasi tutti ubicati nel Sud, che le spendono male. Gli sprechi sono tali e tanti da indignare i cittadini. 
La manovra ha il difetto di fare un taglio lineare, non distinguendo i Comuni virtuosi da quelli viziosi, e questo è male. Avrebbe dovuto invece operare in base a parametri per cui i primi avrebbero dovuto ricevere quanto prima o di più, mentre i secondi avrebbero dovuto ricevere ancor meno di quanto riceveranno. 
 
Per venire ai nostri 390 Comuni, sfidiamo un solo sindaco a trasmetterci non già il bilancio preventivo 2010, peraltro ancora non approvato, ma il Piano industriale, strumento fondamentale di una pubblica amministrazione. Con esso si determinano numero e qualità dei servizi e, conseguentemente, numero e qualità di figure professionali necessarie alla loro produzione, risorse finanziarie occorrenti, strumenti, innovazione e quant’altro perché un’organizzazione sia efficiente e produttiva dei massimi risultati a parità di risorse impiegate. 
Ribadiamo ancora una volta che l’organizzazione non è patrimonio delle imprese private. Qualunque ente pubblico deve dotarsene al miglior livello professionale. Molti Comuni hanno assunto con contratto privato il cosiddetto city manager, che avrebbe le funzioni di direttore generale. Ma, per quanti sforzi abbiamo fatto con le nostre inchieste, non siamo riusciti a farci dare anche solo da uno di essi il Piano industriale. 
Vi è poi un’altra questione che ci fa affermare come i Comuni siciliani siano grassi grassi e non in miseria. E si tratta di una questione sulla quale ha speculato la classe politica. 
 
L’enorme quantità di personale è inutile in quanto non misurata dal Piano industriale. L’amministrazione di Catania ha 3.700 dipendenti, quella di Bari 2.000. 1.700 dipendenti in meno comporterebbero per la città etnea un risparmio di circa 80 milioni di euro. 
Il terzo, ingiustificato lamento dei sindaci siciliani riguarda le entrate, che sono diminuite con l’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Ma essi non hanno comunicato l’enorme evasione che c’è dell’altra Ici (su seconde case, immobili commerciali, industriali e altri), anche perché pochi Comuni si sono collegati stabilmente con l’Agenzia del Territorio, ove sono iscritti tutti gli immobili regolari insistenti su ogni comune. 
Vi è poi la questione degli immobili-fantasma, una vergogna a disdoro delle stesse amministrazioni comunali e soprattutto del Corpo dei Vigili urbani. Com’è possibile che nei territori dei 390 Comuni vi siano all’incirca 300 mila immobili sconosciuti alle relative amministrazioni? Dove sono stati i vigili urbani questi decenni? Hanno fatto sempre come le scimmiette? E cosa hanno fatto i relativi assessori?
 
A noi sembra che vi sia stata una grande connivenza nel tutelare i cattivi cittadini che hanno edificato senza le opportune autorizzazioni comunali, ma anche quei cittadini che hanno edificato con le autorizzazioni e poi, però, non hanno registrato gli immobili al catasto. 
E che dire dell’enorme evasione della tassa sulla raccolta dei rifiuti e sulla morosità degli altri servizi comunali o sovracomunali per la somministrazione di acqua? In qualunque settore delle amministrazioni comunali si trovano inefficienze e spese ingiustificate. Per esempio i servizi sociali, per assistere anziani e malati, consumano il 90 per cento delle risorse per gestire apparato e dipendenti;  solo il 10 per cento delle spese va ai beneficiari. 
La mentalità a monte di quanto descritto va ribaltata con urgenza. La cura dimagrante dei Comuni siciliani potrà trovare compensazione nell’efficienza dell’organizzazione dei servizi, che vanno potenziati senza aumentare le imposte.

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