Industria del benessere in crisi stretta nella morsa degli abusivi - QdS

Industria del benessere in crisi stretta nella morsa degli abusivi

Michele Giuliano

Industria del benessere in crisi stretta nella morsa degli abusivi

mercoledì 16 Giugno 2010

Allarme lanciato dalle organizzazioni di categoria: il fenomeno dell’abusivismo si va espandendo. Solo a Pa, a fronte di 1.600 estetisti regolari ve ne sarebbero 5.000 nell’ombra

PALERMO – Abusivismo, avanti tutta nel settore delle acconciature e degli estetisti in Sicilia. Il nuovo grido d’allarme parte dalla Cna che si è confrontata a Palermo con funzionari e dirigenti del settore Benessere e Sanità nell’ambito della riunione del Consiglio regionale dell’Unione.
Il fenomeno di chi pratica l’esercizio della professione in nero non tende affatto a placarsi. è oramai da anni che in particolar modo la confederazione nazionale degli artigiani continua a lanciare Sos per la categoria. “L’esercizio irregolare dell’attività di acconciatore – ha sottolineato il dirigente regionale della Cna, Turi Belfiore – è vecchio quanto la professione stessa, oggi ingrandita  da  una crisi che ha investito tutto il settore e, che non accenna a mollare le tasche della categoria”.
Sono in particolare due le province siciliane in cui si riscontra un effetto devastante del sommerso nel settore del benessere e dell’estetica: Palermo e Trapani. Proprio in base a recenti riscontri statistici avanzati dalla Confartigianato è emerso che nel palermitano sono stati riscontrati in attività mille e 600 estetisti e parrucchieri regolarmente iscritti al registro della Camera di Commercio, ma dietro di loro ci sono ben 5 mila attività completamente in nero che falsano gravemente il mercato. Di altrettanto gravissimo impatto economico il fenomeno in provincia di Trapani, con una proiezione statistica fatta questa volta dalla Cna provinciale. In questo territorio sarebbe stata riscontrata una concorrenza sleale che vede i 700 saloni trapanesi di acconciatori ed estetisti combattere una lotta impari contro oltre 500 abusivi completamente sconosciuti al Fisco, alla Previdenza Sociale, alla Camera di Commercio ed a tutti gli Enti pubblici che a vario titolo si occupano di imprese.
Secondo la Cna a questo punto si dovrebbe tentare una svolta nel settore anche per tutelare chi invece quotidianamente lavora nelle regole e che quindi rischia il tracollo per la concorrenza sleale degli abusivi: “La costituzione d’un consorzio di qualità – continua Turi Belfiore – potrebbe rilevarsi utile alla lotta dell’evasione fiscale capace d’interazione con le varie Commissioni territorialmente istituite operanti a favore dell’emersione del lavoro nero, radice dell’abusivismo”. Dunque un marchio di garanzia per i consumatori: ma questa può da solo bastare per convincere il consumatore a rivolgersi ad un’attività in regola?
La Cna snocciola anche il mercato siciliano mettendo a confronto parrucchieri ed estetisti in regola con quelli che invece pratica la professione in forma abusiva. Il confronto è davvero impari: basti pensare che se per un taglio di capelli maschile, un buon parrucchiere chiede dai 13 ai 18 euro, un abusivo ne chiede 10, con la differenza che, ben che vada, al parrucchiere, tolti i costi di gestione, le tasse ed i contributi restano 4 o 5 euro e all’abusivo tutti e 10.
 
Stesso rapporto costi/ricavi per i servizi femminili: una buona tintura di capelli può costare dai 25 ai 30 euro in salone e 15-20 all’abusivo, un taglio e una messa in piega dai 15 a 20 euro dal parrucchiere contro i 10 in nero. Ma le organizzazioni di categoria chiedono ai consumatori di non guardare solamente il prezzo finale ma anche la qualità del servizio. E soprattutto mettono in guardia per un aspetto molto importante: “Il servizio egli abusivi – precisa Confartigianato Palermo – non garantisce neanche il rispetto delle più basilari norme igienico-sanitarie in materia.

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