I siciliani “divoratori” di farmaci - QdS

I siciliani “divoratori” di farmaci

Luigi Di Salvo

I siciliani “divoratori” di farmaci

giovedì 17 Giugno 2010

Farmaci. Per la spesa, Sicilia regione viziosa.
Spesa pro capite di 262 €. Nel 2009 la spesa pro capite per farmaci in Sicilia è di 262 €, contro 197 € in Lombardia e 175 € in Toscana. Il ticket pro capite per il siciliano è di 28 € e di 7 € in Lombardia.
Un miliardo e 262 milioni. La spesa farmaceutica lorda della Sicilia su un totale di 8 miliardi e 100 milioni della spesa sanitaria dal bilancio preventivo 2009 rappresenta il 15,5%.

La spesa farmaceutica in Sicilia si mantiene anche nel 2009 più alta di 5 punti rispetto alle regioni più virtuose, in particolare la Toscana, nonostante gli sforzi del Governo regionale di attuare il piano di rientro. Sforzi che però sono riconosciuti complessivamente. Da ultimo il rapporto pubblicato ieri che vede la Sicilia con un servizio sanitario che non è tra i peggiori. Ma c’è da lavorare sulla riduzione della spesa farmaceutica. Come? L’assessore Russo punta sui Punti territoriali di assistenza, sul rapporto stretto medico-paziente, in questo sostenuto dal segretario regionale dei Medici di famiglia.
Si conta così di raggiungere quel 10% della spesa farmaceutica sul totale della sanitaria, come in Toscana.
 
La spesa farmaceutica lorda della Lombardia si attesta in termini percentuali rispetto al bilancio preventivo della spesa sanitaria per il 2009 al valore del 13,2%, quella della Toscana al 10,8 e quella della Sicilia al 15,5.
L’andamento si mantiene naturalmente anche per la spesa farmaceutica netta che è rispettivamente dell’11,19, del 9,91 e del 13,4%. Il dato riferito alla compartecipazione dei cittadini “scompare” perché risulta essere dell’1,25 per la Lombardia, dello 0,39 per la Toscana e dell’1,6% per la Sicilia. Come per tutte le cose ci sono sempre modi diversi di intendere un concetto o anche di interpretarlo e in questo non fanno eccezione i numeri. Per meglio chiarire il concetto espresso, si è voluto analizzare il dato riguardante tre regioni. Una del nord, la Lombardia, una del centro, la Toscana e una del sud, la Sicilia.
La farmaceutica può sembrare avere un’ininfluenza relativa rispetto al bilancio di una regione per la sanità, se non fosse che il 13,2%, della Lombardia, il 10,8 della Toscana e il 15,5% della Sicilia costituiscono un insieme di spesa pari a 3.877.424.009,22 di Euro per la spesa farmaceutica lorda, 3.314.360.752,99 di Euro per la spesa netta e cosa più toccante, che la compartecipazione dei cittadini nelle tre regioni considerate  per il 2009 è stata di 341.947.483,23 Euro.
C’è un bisogno di salute che viene in gran parte soddisfatto attraverso l’uso dei farmaci, il cui utilizzo, se non eccessivo meramente, non è sempre appropriato. Ed è tanto vero, che se così non fosse, basterebbe avere il termometro delle condizioni di salute della popolazione di una regione, per giustificare o non, l’uso e di conseguenza la spesa determinata dai farmaci. Ma sappiamo anche, che quasi tutti i sistemi di controllo oggi in uso sul territorio nazionale sono sottomisura rispetto alle dimensioni e alle ripercussioni economiche e sanitarie della materia farmaceutica, che se  invece fossero efficaci in assoluto e si verificassero di continuo procedure di controllo standardizzate, forse potremmo davvero pensare di potere ammettere che la spesa farmaceutica sostenuta è quella giusta per la soddisfazione dei bisogni dei cittadini.
Anche se i dati precedenti riguardano la spesa convenzionata, il problema dei farmaci deve essere affrontato nella sua globalità, tenendo conto della spesa dei farmaci ospedalieri e delle ricadute della distribuzione del primo ciclo di terapia (Legge 405/2001) e per quelli del PHT (Prontuario Ospedaliero Territoriale).
La distribuzione dei farmaci del primo ciclo di terapia non raggiunge ancora i livelli sperati e per quanto riguarda i farmaci del PHT ci troviamo sempre nel dubbio tra la distribuzione diretta e la distribuzione per conto da parte delle farmacie private convenzionate.
Ma questo è un altro discorso che attiene nel primo caso al metodo e alla coscienza, nel secondo alle motivazioni che stanno alla base della scelta che dovrebbe essere supportata da serie analisi farmacoeconomiche.
Quindi, non tutto quello che appare è, e non tutto quello che è appare, in una sorta di indovinello visivo che spesso è solo mera illusione. In questo, le questioni sanitarie dell’Italia e delle singole Regioni nel loro insieme, non sfuggono alle regole del gioco.
Quello che però deve vedere tutti sempre più impegnati è la ricerca del sistema per assicurare i migliori trattamenti farmacologici ai cittadini, nel rispetto di informazioni scientifiche indipendenti e dell’equilibrio economico che non può essere considerato un optional, ma neanche l’unico obiettivo da perseguire.
 Insomma, la strada è ancora lunga e tortuosa, specie se tra i grandi obiettivi per la farmaceutica, mettiamo anche l’equità nazionale dell’accesso ai farmaci, che in questo momento rimane solo un’idea fantastica.
 


I dati. La spesa farmaceutica netta
 
La spesa netta per la farmaceutica deriva dalla spesa lorda (calcolata sul prezzo di vendita al pubblico dei farmaci) detratto lo sconto di legge, la quota di compartecipazione dei cittadini e la trattenuta del 12% sul prezzo al pubblico dei medicinali equivalenti di cui all’articolo 7, comma 1, del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, e successive modificazioni, per effetto del Decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39 “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile. (09G0047)” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 28 aprile 2009 (Rettifica G.U. n. 102 del 5 maggio 2009).

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