A Dell’Utri 7 anni per “Concorso esterno in associazione mafiosa” - QdS

A Dell’Utri 7 anni per “Concorso esterno in associazione mafiosa”

A Dell’Utri 7 anni per “Concorso esterno in associazione mafiosa”

mercoledì 30 Giugno 2010

La sentenza della II sezione penale della Corte d’appello di Palermo sul senatore Pdl. Assoluzione per i fatti dopo il 1992 come per Andreotti (dopo il 1982)

PALERMO-  Questo il testo integrale del dispositivo della sentenza emessa dalla seconda sezione penale della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Claudio Dall’Acqua, nei confronti del senatore Marcello Dell’Utri. “Visti gli articoli 150 cp, 530, 531 e 605 ccp; in riforma della sentenza del tribunale di Palermo dell’11 dicembre 2004 appellata da Cinà Gaetano e Dell’Utri Marcello ed incidentalmente dal procuratore della Repubblica di Palermo si dichiara di non doversi procedere nei confronti di Cinà Gaetano, in ordine ai reati ascrittigli perché estinti per morte del reo. Assorbita l’imputazione ascritta al capo A della rubrica di quella in cui al capo B, assolve Dell’Utri Marcello, dal reato ascrittogli, limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoche successiva al 1992, perché il fatto non sussiste e per l’effetto riduce la pena allo stesso inflitta ad anni sette di reclusione. Conferma nel resto l’appellata sentenza. Condanna Dell’Utri Marcello alla refusione delle spese sostenute dalle parti civili costituite Provincia regionale di Palermo e Comune di Palermo che si liquidano per ciascuna di esse in complessivi euro 7.000 oltre spese generali, Iva e Cpa come per legge. Indica – conclude la sentenza – in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione”. 
La sentenza nei confronti di Marcello Dell’Utri ricalca, è stato detto, per molti versi, la stessa impostazione di quella emessa per Giulio Andreotti. Anche in quel caso i giudici hanno distinto due momenti: prima e dopo il 1982. Fino a quella data Andreotti avrebbe avuto contatti con esponenti di Cosa nostra tra cui, analogamente a Dell’Utri, il boss Stefano Bontate. Ma per questo periodo e per i fatti collocati in quel tempo gli stessi giudici del processo Andreotti hanno applicato la prescrizione: cosa che invece non ha fatto ora la corte d’appello per Dell’Utri, condannandolo a sette anni di reclusione.
L’eventualità è stata tuttavia presa in considerazione nelle valutazioni espresse sia dell’accusa che della difesa subito dopo la letttura del verdetto. Le analogie non finiscono qui. A conclusione dei due processi é stata infatti decisa l’assoluzione per i fatti collocati dopo il 1982 (Andreotti) e 1992 (Dell’Utri).
Il primo è stato Vito Ciancimino, il più famoso Giulio Andreotti. è lungo l’elenco dei personaggi politici rimasti impigliati nelle reti della giustizia e processati per mafia. Alcuni sono stati condannati, altri assolti. Sempre fra le polemiche. Qualcuno è stato anche in carcere, prima di risultare innocente. Altri ci hanno rimesso la carriera. Ecco le vicende più note degli ultimi anni:
Era il 28 dicembre 2004 quando la Cassazione confermò definitivamente  la sentenza di assoluzione di Giulio Andreotti nel processo per mafia. Prescrizione per il delitto di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980 e l’assoluzione per il reato di associazione mafiosa dal 1980 in poi.
Vito Ciancimino fu il primo politico condannato per mafia il 2 dicembre 2003: i 10 anni in primo grado, ridotti in appello a otto, vengono confermati dalla Cassazione. Si chiuse così un caso giudiziario che il giudice Giovanni Falcone aveva aperto dopo le rivelazioni di Tommaso Buscetta. ‘Ciancimino e’ in mano ai corleonesì, aveva detto il grande pentito di Cosa nostra, offrendo un suggello autorevole ad antichi sospetti e alle pesanti valutazioni della Commissione antimafia.

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