Rigassificatore e treno bomba - QdS

Rigassificatore e treno bomba

Carlo Alberto Tregua

Rigassificatore e treno bomba

giovedì 01 Luglio 2010

Viareggio, 32 morti un anno fa

Alcuni parlamentari del siracusano si sono lamentati con noi per le inchiestepubblicate sulTriangolo della morte, con le quali abbiamo evidenziato lo stato di pericolo ambientale e territoriale, che non viene affrontato con adeguate soluzioni e corrispondenti investimenti. Il nostro lavoro si fonda su dati di fatto e non su inutili ideologie che portano lontano dalla realtà. I fatti possono sintetizzarsi come segue: 1. La concentrazione di impianti di raffinazione in un territorio relativamente piccolo ha creato l’aumento di tumori in unamisura quattro volte superiore alla media nazionale; ed anche l’aumento di aborti terapeutici e di nascite di bambini malformati. 2. Vi sono impianti obsoleti che andrebbero totalmente ristrutturati in modo da evitare pericoli e infortuni. 3.Tra il 2007 e il 2009 nel Triangolo della morte si sono verificati 193 incidenti, in media uno ogni tre giorni. 4. Vi sono tantissimi serbatoi fuori terra che vanno interrati. 5. Il mare antistante i pontili è talmente inquinato che i fondali sono asfissiatida residuialtimoltimetri. 
 
Ultimo,ma nonmeno importante, è il punto che segue. 6. Vi sono linee ferroviarie che attraversano tutto il territorio fra impianti, serbatoi, e depositi.Al riguardo, il direttore regionale delle Ferrovie ci ha comunicato inmodo generico che la situazione non presenta particolari rischi, ma non ci ha detto che gli impianti sono in sicurezza e che questo continuo via vai di treni merci non abbia potenzialipericoli. Martedì 29 giugno è stato l’anniversario del treno bomba che a Viareggio ha causato 32morti. L’inchiesta in corso ha già individuato degli indiziati che sono stati incriminati. Il processo ci dirà se essi sono innocenti o colpevoli oggettivamente. essuno avrebbe pensato che la rottura del carrello di una cisterna avrebbe potuto provocare il deragliamento e l’urtomicidiale con un serbatoio, da cui l’incendioe imorti. Vorremmo che il direttore regionale delle Ferrovie, il direttore dell’Inail di Siracusa e il direttore dell’Asp di Siracusa ci comunicassero che nel Triangolo della morte un eventodiquesto generenonpossa verificarsi.
 
Aspettiamo queste tassative assicurazioni, che pubblicheremo subito, dopo di che si potrà cominciare a discutere sull’opportunità di insediare in mezzo a tanti altri impianti anche un rigassificatore.
Vorremmo che fosse chiaro che la questione della sicurezza e della qualità ambientale sono precondizioni, per discutere sull’opportunità di fare tale nuovo impianto.
Non bisogna dimenticare, peraltro, le disastrose condizioni del porto di Augusta, di cui la riqualificazione e la bonifica, previste da molti anni anche con le risorse finanziarie disponibili, continuano a restare al palo.
In tema di sicurezza, il dirigente regionale dei Vigili del fuoco ha dato un parere generico senza però approfondire la questione, nonostante i serbatoi fuori terra e l’attraversamento dei convogli ferroviari.
Tutti i protagonisti di questa vicenda si muovono in modo cauto mentre invece dovrebbero dire con chiarezza e trasparenza, basate sui dati di fatto e non su generiche assicurazioni, che in quel territorio non vi sono problemi ambientali e problemi di sicurezza, con la conseguenza che un nuovo impianto, quale il rigassificatore, possa essere previsto.

La Regione ha una responsabilità al riguardo: avere trascinato la sua risposta al gruppo imprenditoriale che vuole fare investimento da cinque anni. Poteva e doveva arrivare ad una conclusione oggettiva e comunicare i dati di fatto con una autorizzazione o con la negazione della stessa autorizzazione. Trascinare per tanti anni una risposta non è serio, non fa bene all’immagine della Sicilia anche perché gli  investitori si passano la parola e sottolineano che con la nostra Isola è meglio non averci a che fare.
Sì sì, no no, come recita la Bibbia, ma dirlo in modo tempestivo e non dilatorio. Insomma un comportamento di tipo europeo e non di chi sta con il poncho sotto il sole e non si preoccupa di scacciare la mosca posata sul naso. Noi abbiamo posto gli interrogativi, come è dovere di chi fa inchieste. Ai responsabili delle istituzioni, a tutti i livelli, il dovere di dare risposte inequivocabili.

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